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 2017  novembre 20 Lunedì calendario

Il trapianto di testa? Solo un colpo di testa

«Effettuato il primo trapianto di testa al mondo». La strabiliante notizia è stata annunciata giovedì scorso a Vienna dal neurochirurgo italiano Sergio Canavero, un moderno dottor Frankenstein, con una conferenza stampa in cui ha spiegato che l’intervento sarebbe stato realizzato su due cadaveri nell’università medica di Harbin, in Cina, da un’equipe di specialisti guidata dal chirurgo Xiaoping Ren, senza rivelare nei dettagli il successo o meno dell’operazione, ma aggiungendo che è imminente il trapianto di testa tra due persone vive. 
Questa è l’epoca delle fake news, che più sono inverosimili e più vengono acquisite come reali o “straordinarie”, e anche questo evento “scientifico”, diffuso da molte agenzie di informazione e pubblicato ieri anche su Libero, è chiaramente una bufala, l’ennesima falsa notizia data in pasto ai giornalisti digiuni di medicina, che inconsapevolmente la percepiscono e pubblicano come vera. Più che un trapianto, infatti, la complessa operazione, semmai sia avvenuta, ha l’aria di un grottesco e proibito “esperimento”: sarebbe stata effettuata su un cadavere cinese, durata 18 ore, avrebbe impegnato circa 150medici, con un costo di 11 milioni di euro. 
DIBATTITO ETICO 
Il condizionale è d’obbligo, io lo uso con sprezzante ironia, non perché non siano state diffusa notizie mediche sui test post operatori dello sconosciuto paziente, ma perché non è stato reso noto nessun commento ufficiale del mondo scientifico internazionale, che ha ignorato con disprezzo la notizia, e ognuno è in grado di capire che una novità del genere, se vera, avrebbe avuto mediaticamente un rilievo anche maggiore del primo trapianto cardiaco eseguito in Sudafrica dal cardiochirurgo Christian Barnard. 
Il prof Canavero da anni dichiara di voler trapiantare la testa di un paziente deceduto per morte cerebrale e il suo obiettivo è sempre stato quello di portare a termine l’impresa entro il 2017, girando il mondo in cerca di finanziamenti, lanciando appelli ai miliardari russi e al fondatore di Facebook, Zuckerberg: a quanto pare, in questo caso, sarebbe stata la Cina a finanziare il progetto, battezzato “Heaven”, “Paradiso”, poiché il trapianto di testa rappresenterebbe, secondo loro, il primo passo verso l’immortalità. 
Naturalmente questo tipo di sperimentazione ha suscitato in passato infinite polemiche, aprendo un dibattito etico e scientifico aspro. Ma la cosa più importante da precisare è che questo tipo di trapianto viene definito impropriamente “di testa”, mentre in realtà consisterebbe in un “trapianto totale di corpo”, poiché nessuno al mondo sarebbe disposto a morire per donare la propria testa sana e funzionante per salvare la vita a qualcuno. In pratica funzionerebbe così: una persona paralizzata, o affetta da gravi forme di distrofie muscolari ma vigile, cosciente e in possesso delle sue capacità di intendere e di volere, riceverebbe da un donatore in morte cerebrale non il suo volto e la sua testa, il cui cervello è dichiarato per l’appunto morto, quindi inservibile e impossibile anche tecnicamente da trapiantare, ma la sua parte di corpo dal collo in giù: il paziente ricevente conserverebbe intatta la sua faccia, la scatola cranica con tutto il suo encefalo ancora attivo, completo di razionalità, pensieri e sentimenti, che verrebbero riattaccate sull’intero corpo estraneo del donatore. Una cosa mai romanzata nemmeno da Mary Shelley per la sua “creatura”, e soprattutto ridicola anche da immaginare. 
BISTURI PARTICOLARE 
Lo scorso anno è stato pubblicato uno studio su questo tipo di trapianto eseguito su topi: la colonna vertebrale, insieme alla testa, è stata espiantata da nove topi donatori e riconnessa sul corpo di nove topi riceventi, tenuti per 18 ore in coma farmacologico e poi soppressi. L’ingrediente usato per la connessione midollare non è stato l’acido glicolico, che si usa per la medicina estetica, ma il glicole polietilenico, colla organica che avrebbe, a detta degli operatori, favorito la fusione dei tessuti del midollo spinale, la stessa che era già stata usata dal chirurgo cinese Ren in un trapianto del capo su una scimmia, che è sopravvissuta all’intervento, completamente paralizzata, per sole 12 ore, per poi essere sacrificata per evitare “inutili sofferenze”, ovvero per non denunciare il fallimento dell’opera. 
Sempre lo stesso anno, a offrirsi volontario a Ren come cavia umana per questo tipo di trapianto era stato il 31enne russo Valery Spiridonov, affetto da una grave patologia neurovegetativa che gli paralizzava il corpo, ma fu scartato con la scusa che l’operazione, essendo finanziata dalla Cina, avrebbe imposto che il primo paziente dovesse essere per forza cinese. Ren e Canavero in realtà non hanno osato agire su un paziente vivo, anche se collaborano insieme da anni su tale progetto, e di recente hanno firmato insieme un articolo che molte autorevoli riviste mediche hanno rifiutato di pubblicare, nel quale si annunciava una sorta di “chiamata alle armi”, come definita nel titolo, per passare dai loro progetti visionari all’azione pratica in sala operatoria. 
Per l’intera comunità scientifica internazionale un intervento del genere è per ora del tutto impossibile da realizzare, perché se è credibile preservare il cervello del ricevente e il corpo del donatore in attesa di trapianto, e se è tecnicamente possibile riattaccare i vasi sanguigni e i muscoli, il laringe, la faringe e l’esofago, e controllare le plurime reazioni avverse del sistema immunitario per impedire il rigetto, viene considerato al di là delle possibilità più avveniristiche riconnettere le fibre nervose del midollo spinale, le quali, una volta recise, non sono più ricollegabili, come purtroppo sanno le migliaia di persone paralizzate a vita anche per minime e parziali lesioni midollari. Nonostante ciò, il chirurgo Ren ha affermato di avere ideato un bisturi particolare per recidere in modo preciso e lineare il midollo, per poi poter applicare la sua magica colla al glicole polietilenico, che secondo lui faciliterebbe spontaneamente la ricrescita dei nervi.
Il disprezzo del mondo scientifico per tali affermazioni è tangibile dal silenzio assoluto e dall’assenza del benché minimo commento su tali vergognose farneticazioni. Nessun neurochirurgo al mondo è riuscito a riattaccare un solo nervo reciso del midollo spinale con questo tipo di fantomatico collante, né a favorire il trofismo di una sola fibra nervosa nemmeno con i trapianti di cellule staminali o con altre tecniche, e nessuno di loro crede vi siano possibilità anche minime che tale procedura di taglia-incolla chirurgico funzioni addirittura sul tronco vertebrale, anche perché si conosce il triste precedente del neurochirurgo Robert White: tentò per primo il trapianto di testa su una scimmia, che visse solo venti ore, senza mai riprendere conoscenza e la benché minima motilità spontanea del corpo trapiantato.
Ren e Canavero parlano di operazioni eseguite su cadaveri, ma non hanno mai fornito dettagli o resoconti di tali tentativi, eseguiti forse nel silenzio delle sale autoptiche adibite a segrete sale operatorie e che nessuna rivista scientifica si offrirebbe disponibile a pubblicare. 
Diffondere false notizie sulla illusoria risoluzione di gravissime patologie è un atto criminale, moralmente ed eticamente disgustoso, professionalmente indegno ed umiliante per la categoria medica, soprattutto perché crea false speranze in persone sofferenti, condannate a vita da malattie neurologiche inguaribili, e fragili al punto di aggrapparsi anche alle fake news di un qualunque ciarlatano privo di scrupoli, che compare periodicamente sulla scena mediatica da un qualsiasi angolo del mondo.