La Stampa, 21 novembre 2017
Quella lezione che i grillini hanno impartito a Ostia
Abituati come siamo a considerare decisivo sul piano nazionale qualsiasi mini-test locale, per una volta forse potremmo provare a ragionare diversamente sui risultati di Ostia. E dire che in una delle aree più degradate del territorio romano è successo qualcosa che parla della Capitale, a un anno e mezzo da quella che rimane la vittoria più significativa della storia recente del Movimento 5 Stelle. Siccome M5S ha rivinto, in un quadro più degradato, di fronte a un’astensione record (al ballottaggio ha votato solo un elettore su cinque), ma largamente, anche se non con la percentuale plebiscitaria che catapultò Virginia Raggi in Campidoglio, occorrerà prendere atto che a nulla hanno potuto i diciotto mesi di malgoverno e di guai giudiziari della sindaca, né la rinascita di un centrodestra che si presentava unito e con una candidata competitiva di Fratelli d’Italia come in Sicilia. Gli elettori, quei pochi che si sono recati alle urne, mostrano di essere ancora convinti che il voto ai 5 Stelle sia l’unico modo per impedire il ritorno al governo – di un semplice, ancorché non ordinario, Municipio, come della Capitale – del centrosinistra e del centrodestra, cioè delle due coalizioni che alleate insieme, pur trovandosi alternativamente a gestire, una l’amministrazione e l’altra l’opposizione, diedero vita alla più colossale operazione politica di corruzione e malavita mai vista in anni recenti.
Vale per il centrodestra, che almeno ha recuperato l’unità, e vale soprattutto per il centrosinistra, rimasto escluso già al primo turno, malgrado la scelta di un candidato per bene e il lungo e appassionato lavoro di risanamento del partito svolto dal presidente Orfini, purtroppo fermatosi di fronte al sindaco di Fiumicino Montino, una vecchia conoscenza, capogruppo in regione ai tempi dello scandalo dei rimborsi spese, riparato come primo cittadino nel comune limitrofo a Ostia e rimasto in carica a dispetto delle accuse gravissime con cui è stato rinviato a giudizio. Vale, infine, per le prossime elezioni politiche, dove i 5 Stelle, con le percentuali che hanno e mantengono rischiano di ipotecare la maggior parte dei nuovi collegi uninominali del Rosatellum, e per le regionali in cui il presidente del Lazio Zingaretti si ricandida (vedremo se con tutta la coalizione che lo sostiene e comprende anche la sinistra-sinistra che nazionalmente si presenterà per conto proprio) e si ritroverà come avversaria una candidata forte come la pentastellata Lombardi. Il tempo per riflettere e per provvedere c’è tutto: a condizione, ovviamente, di volerlo fare.