Corriere della Sera, 18 novembre 2017
Cenare al cinema (senza distrarsi)
Il menu è dedicato a tre grandi attrici del passato: Audrey (cruda di Fassona piemontese, millefoglie di biancostato, tiramisù), Marlene (cocktail di gamberi, pollo alla cacciatora e panna cotta) e Anna (fave e cicoria, piatto di formaggi e panna cotta). La sala è piccola: 18 posti su tre file da sei, 12 sono occupati. Le poltrone sono ampie, comode ed eleganti (rivestite di stoffa a pied de poule nero e marrone). È giovedì e nella sala Nobel dell’Anteo Palazzo del Cinema di Milano sta per essere proiettato The Place di Paolo Genovese. Dall’8 settembre, quando l’Anteo ha riaperto i battenti dopo una ristrutturazione da 5,5 milioni di euro, c’è la possibilità di cenare guardando un film, in un clima rilassato e familiare, come a casa. «Sala piena soprattutto nel fine settimana», dice Lionello Cerri, amministratore delegato di Anteo spa. L’esperimento è nuovo per l’Italia. «Siamo la prima società a proporre questa combinazione. Da tempo pensiamo che il cinema debba diventare un contenitore che raggruppa intorno a sé tutta una serie di proposte: bere un caffè, mangiare una pasta e leggere un libro. Un luogo dove ritrovarsi». Insomma, un mondo che interagisce diventando un luogo per socializzare.
All’Anteo, gli spettatori possono scegliere tra tre proiezioni giornaliere: pranzo e screening alle 13 (costo 20-25 euro), aperitivo alle 18 (18 euro) e cena alle 20.30 (euro 35). I primi cinefili arrivano con una decina di minuti di anticipo. Non ci sono single, ma coppie curiose di provare questa nuova esperienza: madre e figlia, lui e lei (in tacchi vertiginosi), due amiche non ancora trentenni e dall’aria impegnata. Li accoglie una ragazza in camicia bianca e pantaloni scuri, come vuole l’etichetta. Assegna i posti, è attenta a fornire le prime indicazioni. Le poltrone sono dotate di tavolinetto (tipo università), di una luce bassa e in un box centrale si trovano due bottigliette di acqua, un set di forchetta e coltello, i tovaglioli e il menù (con le proposte per la cena e la lista di vini e bevande). Lo champagne va per la maggiore, lo scelgono in sette. Le ordinazioni vengono prese prima dell’inizio della proiezione.
Gli ospiti sembrano a loro agio, si scambiano battute, un selfie ci sta bene. «Avete un menù vegetariano?». I piatti, curati nel design, vengono portati poco dopo l’inizio del film. Il cibo è preparato da Eataly ed è di alta qualità. Nulla che faccia bruciare lo stomaco.
Intrattenimento e ristorazione insieme, un’idea non nuova nelle grandi metropoli come Pechino, Tokyo, Mosca e oltreoceano New York, dove qualche anno fa l’esperimento cine-cena è stato proposto da Nitehawk, il primo multisala aperto a Williamsburg, quartiere pieno di aspiranti registi, scrittori, sceneggiatori, attori e tanti camerieri. Offre burger, patatine e birra. Non lontano, nel super hipster Bushwick è nato Syndicated: sala proiezioni tinteggiata di rosa, niente poltrone, ma divanetti per accogliere 60 persone. Il tutto per attrarre un pubblico giovane e si suppone squattrinato: biglietto a quattro dollari per i classici e sette per le prime visioni. Si ordinano sandwich, insalate, snack e shake da 9 a 13 dollari.
A Manhattan invece si può cenare (in sale separate) da Metrograph (Chinatown) e al The Elinor Bunin Munroe del Lincoln Center che offre cocktail a tema: per un Pulp Fiction (tequila, rum, Averna, succo di lime e sciroppo di ginger) servono 12 dollari. E Milano? È stata scelta una formula più adatta al pubblico locale, colto e raffinato. «Abbiamo contribuito a formare un pubblico molto attivo, curioso, preparato e ricettivo – dice Cerri —. Vuole essere accolto come se entrasse a casa, chiede un luogo caldo, dove ritrovarsi, anche al mattino. Il Palazzo del cinema apre tutti i giorni alle 10.30 e chiude all’una di notte. È stato fatto un grosso investimento, ma crediamo che il cinema sia una forma di espressione ancora popolare. Dagli anni Novanta, nella Penisola si contano cento milioni di presenze l’anno e nelle città i numeri sono interessanti. Nel week end contiamo fino a 3500 spettatori. Creando nuove sale, abbiamo raddoppiato i clienti. E siamo soddisfatti».
Nella sala Nobel, intanto si accendono le luci per l’intervallo, cinque minuti sufficienti per ordinare un nuovo drink (extra menù) o una portata in più. Si spengono di nuovo le luci. È tempo di panna cotta e tiramisù.