Corriere della Sera, 21 novembre 2017
Maroni: «Europa folle. Ha paura di prendere una decisione. Ma no a ritorsioni»
MILANO «Non so se sono più amareggiato o più arrabbiato...». Roberto Maroni esita un istante, poi lo dice tutto d’un fiato: «La follia di un’Europa che non decide perché ha paura di decidere forse è la cosa peggiore di tutte».
Il presidente lombardo per l’assegnazione a Milano dell’Agenzia del farmaco (Ema) si era speso parecchio. Ci aveva creduto: era stato il primo a proporre la candidatura di Milano. Non soltanto aveva messo a disposizione il grattacielo Pirelli per ospitare l’Agenzia, non soltanto sull’argomento aveva litigato con la Lega, il suo stesso partito. Sperava, ieri notte, di illuminare tutto il palazzo disegnato da Giò Ponti. E invece le finestre del «Pirellone» sono rimaste spente.
In molti hanno visto nel sorteggio una procedura poco trasparente. Anche lei?
«Ma no, è molto peggio. Certo, se sorgessero dubbi sulla trasparenza, altro che Catalogna... È possibile che fra un turno e l’altro qualcuno si sia mosso per il pareggio? Non lo so. Di certo, un’istituzione che funziona non si comporta così. Ma nessuno mi leva dalla testa che ci si sia affidati a bussolotti o monetine semplicemente per non scontentare nessuno. Perché l’Europa non soltanto è debolissima sulla politica estera, come si dice da sempre. Ma neppure è in grado di prendere la decisione migliore per i suoi cittadini. E così, si va al testa o croce».
La possibilità dell’estrazione era prevista. Nessuno, però, lo ha fatto notare.
«Probabilmente nessuno prima considerava concreta l’ipotesi di pareggio perché i votanti erano in numero dispari. Poi, però, anche tra Dublino e Parigi se la sono giocata a dadi. Pazzesco».
Tutti davano per favorita Bratislava, a dispetto della minore adeguatezza ai criteri fissati. Anche lei temeva la capitale della Slovacchia?
«Beh, il punto è che oggi è il giorno più nero di Angela Merkel. Anzi, io credo che questa giornata rappresenti la fine dell’era Merkel. La cancelliera non è riuscita a fare il governo di minoranza e il suo “titolo” è letteralmente crollato. Bratislava è uscita alla prima votazione e poco più tardi la sede dell’agenzia bancaria (Eba) non è andata in Germania ma a Parigi, dopo un ballottaggio con Dublino per cui io personalmente tifavo. Peggio di così, mi pare difficile. Sul piano politico è qualcosa di clamoroso».
Il segretario della Lega Salvini ha detto che è prioritario per il prossimo governo il «ridiscutere i 17 miliardi all’anno» che versiamo a Bruxelles.
«Ma no, io concordo con lui sul fatto che l’Europa non sia più in grado di funzionare e comprendo una critica forte. Però, credo che entrare in una logica di ritorsioni per noi sarebbe un danno».
Il governo ha adeguatamente supportato la candidatura di Milano?
«Noi abbiamo fatto il dossier come dovevamo farlo e questo ha fatto arrivare Milano in testa alla classifica. Poi, se le diplomazie potevano fare di più, io non lo so... Ma devo dire che il premier Gentiloni è venuto qui a presentare il nostro dossier, la faccia ce l’ha messa».
Ha sentito qualcuno del governo?
«Appunto Gentiloni. Era molto, molto arrabbiato perché la Spagna di Rajoy ha votato a favore di Amsterdam».
Amsterdam non ha ancora una sede per l’Agenzia. Non è curioso che abbia ottenuto l’assegnazione dopo tutta l’enfasi che era stata posta sulla necessaria continuità del lavoro di Ema?
«E infatti c’è già chi fa il tifo perché Amsterdam fallisca. Io, no. Per nulla. Sarebbe fare il tifo per un danno alla salute degli italiani. Anzi, credo che l’Italia e Milano, se serve, debbano invece dare una mano ai Paesi Bassi e alla capitale olandese».