La Stampa, 19 novembre 2017
Intervista ad Annamaria Furlan (Cisl): «Camusso sbaglia, abbiamo ottenuto più di quanto chiedevamo un anno fa»
Il centralino di via Po passa la chiamata. Suona Giorgio Gaber: «La libertà non è star sopra un albero». Dalla stanza al terzo piano della sede nazionale della Cisl risponde Annamaria Furlan, classe 1958, già leader dei postelegrafonici genovesi e in Liguria. Si accende una sigaretta.
Segretaria Furlan, avete ottenuto dal governo più di quanto all’inizio sembrava fosse possibile ottenere. E invece siete un’altra volta divisi: voi da una parte, la Cgil dall’altra. Perché?
«Per l’appunto. Non lo chieda a me».
Susanna Camusso dice che c’è «una grande distanza rispetto agli impegni presi» da Gentiloni e Padoan. È così? Voi della Cisl vi siete accontentati?
«Sui lavori gravosi abbiamo ottenuto persino più di quel che chiedemmo poco più di un anno fa tutti insieme: noi, Cgil e Uil».
Ha un giudizio diametralmente opposto alla sua collega. Un po’ imbarazzante, non crede?
«Senta, il mio mestiere è quello di fare sindacato. E un sindacato ha il dovere di portare a casa risultati. Quando i risultati sono a portata di mano, li si coglie».
A cosa serve questo ulteriore rinvio a martedì?
«Non sono stata io a chiederlo».
Vero, lo ha fatto la Uil. Il governo non cambierà la sua proposta?
«Ci sono alcuni punti da precisare, ad esempio sulla platea di lavoratori del settore siderurgico da far rientrare nell’ambito delle esenzioni, ma la verità è che non ci saranno cambiamenti sostanziali. Siamo in un momento particolare del Paese, a breve il presidente della Repubblica scioglierà le Camere e ogni giorno perso è uno in meno per introdurre questo pacchetto nella prossima Finanziaria».
A proposito della Finanziaria. Le faccio una breve lista di alcune delle misure: conferma della decontribuzione, rinnovo del contratto del pubblico impiego, allargamento degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione. Sembra una manovra d’altri tempi.
«Io la vedo in maniera positiva. A condizioni date abbiamo portato a casa risultati importanti. Nel Paese delle meraviglie di Alice forse sarebbe andata diversamente».
Resta un problema di fondo: c’era davvero bisogno di un nuovo intervento sulle pensioni? Voi della Cisl rivendicate di essere un sindacato attento alle ragioni di chi lavora, eppure l’età di pensionamento in Italia resta fra le più basse dei Paesi industrializzati: 62 anni. Ai più giovani chi ci pensa?
«Di riforma in riforma si è creato un meccanismo che non dà alcuna certezza alle persone che aspirano al riposo. La modifica del meccanismo sull’aumento dell’aspettativa di vita per tutti i lavoratori e lavoratrici è una risposta in questo senso. Ai giovani pensa la Finanziaria con misure come la decontribuzione e lo sgravio fiscale per le aziende che fanno formazione».
Le dico un numero che citava ieri l’ex commissario alla spesa Cottarelli: fra trent’anni cento lavoratori sosterranno 62 pensionati. Oggi sono 37. Cosa risponde?
«Al di là del problema demografico, la vera risposta a favore dei più giovani è quella di migliorare l’offerta di lavoro. Per questo ci vuole una riforma dei centri per l’impiego e delle politiche attive»
Il governatore della Bce Mario Draghi lo dice spesso: i salari in Europa sono troppo bassi. In Italia lo sono ancora di più. Fra una pausa e l’altra dei tavoli con il governo sulle pensioni ve ne state occupando?
«Per far salire i salari occorre legarli di più alla produttività. Gli sgravi fiscali per chi firma gli accordi aziendali sono importanti, ma occorre anche un modello contrattuale diverso. Su questo abbiamo firmato accordi con Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato. Manca solo Confindustria».
E perché?
«Stiamo ancora discutendo».
Forse perché Federmeccanica e Cgil sono entrambe favorevoli a mantenere la centralità del contratto nazionale? In fondo per voi si tratta di cedere anche un po’ di potere dal centro alla periferia. Non è così?
«Io le posso dire che fra noi e la Cgil su questo punto c’è assoluta sintonia. Mi pare che il problema sia soprattutto dentro a Confindustria».
Twitter @alexbarbera