il Fatto Quotidiano, 19 novembre 2017
Robert&Grace, il crepuscolo degli elefanti vestiti Gucci
È il tramonto degli elefanti: Robert&Grace Mugabe, la coppia che controlla lo Zimbabwe da decenni, sta per dare addio a eccessi e potere. Il 93 enne presidente e la moglie di 40 anni più giovane verranno sostituiti dal vice-presidente, soprannominato il “coccodrillo” eterno delfino del padre-padrone dell’ex colonia britannica, che la Lady Machbeth di Harare tentò anche di avvelenare. L’esercito ora ha il controllo, all’ottuagenario ex rivoluzionario e alla “First Shopper” rimarranno gli investimenti in Sudafrica.
Buongiorno Zimbabwe, questo non è un colpo di stato. Lo dice alla tv il comandante Sibusiso Moyo. Il leader più vecchio del mondo, Robert Mugabe, è agli arresti domiciliari, deposto dal suo stesso esercito. Sua moglie Grace, la donna per cui tutto questo è successo, si dice sia fuggita in Namibia. Per la prima volta in vent’anni, non è più al suo fianco. The Mugabes sono finiti.
“Dopo quarant’anni, questo è il primo giorno senza Mugabe?” si chiedono ad Harare, la capitale. La seconda domanda è “dov’è Grace?”. Qualcuno chiama la first lady “Amai”, madre, molti “Disgrace”, disgrazia, da quando ha avviato le purghe nel partito di suoi marito, lo Zanu PF, allontanando chiunque ostacolasse l’ascesa al potere.
Dopo la morte di cancro della prima moglie nel 1992, Mugabe sposa la figlia dell’allevatore di polli sudafricano, la sua timida dattilografa Grace, di 40 anni più giovane, brindando al matrimonio con Mandela. Il “più grande errore di Mugabe” oggi indossa abiti vistosi, sempre in tinta con quelli del marito, stoffe dove è riprodotto il ritratto del giovane liberatore del paese, che gli ex compagni d’arme ormai disprezzano.
A settembre 2015 il Parlamento lo copre di fischi, Mugabe sta leggendo lo stesso discorso di un mese prima, ha 91 anni, non se ne accorge, torna da Grace che in pubblico diventa la sua voce mentre lui tace. Dallo sfondo delle foto ufficiali, emerge sempre più in primo piano, Grace conquista il potere, diventa capo dell’ala femminile dello Zanu PF, indossando cappelli da cowboy e baschi guevariani. All’estremità delle due corde che tengono legato il vecchio caudillo, su una sedia dalla quale si alza sempre meno, ci sono alla fine Grace e Emerson Mnangagwa, il vice presidente, detto il “coccodrillo”, che ha 75 anni. È stato all’ombra del vecchio Mugabe da quando ha 16 anni, l’età in cui è diventato freedom fighter contro i britannici. È stata Grace a farlo cacciare settimane fa accusandolo di tradimento, prima tentò di avvelenarlo con un gelato: il coccodrillo era l’ultimo alfiere che le impediva di diventare regina dello Zimbabwe alla morte del presidente 93enne.
Quando hanno chiesto a Mnangagwa il perché del soprannome ha risposto “strikes at the appropriate time”, attacco al momento giusto”. Il momento era questo, l’ora quella dell’alba di ieri, quando in centinaia di migliaia ad Harare sono scesi in piazza. Mnangagwa di pseudonimo ne ha uno, lei tanti: “first shopper”, per i suoi acquisti da centomila dollari al giorno a Parigi, 15 valigie di abiti per tornare a casa, Rolls Royce. “I nostri diamanti sono nostri, non degli americani o britannici”, diceva il Mugabe rivoluzionario negli ‘80. Pochi mesi fa stringeva la mano della moglie con un diamante da un milione e 400 mila dollari al dito.
Lady Macbeth Mugabe provoca le proteste degli accademici quando si iscrive all’università e ne esce 2 mesi dopo con un dottorato. Ha da poco fatto ricorso all’immunità diplomatica per aver picchiato una modella sudafricana. Al fotografo del Sunday Times che la immortalò a Hong Kong rimasero in faccia i tagli del suo pugno di diamanti. I proventi dei diamanti li reinveste in palazzi in Sud Africa.
“Non potete dire che Mugabe è vecchio, siete vecchi anche voi, noi prenderemo il controllo”, ha detto in una delle sue ultime apparizioni, paventando l’ipotesi dell’ascesa del gruppo di cui è capa, il G40, numero scelto per l’età dei suoi membri all’epoca della fondazione, in contrasto con i veterani.
Parla in dialetto shona, oppure usa un inglese furente e sapido, sciamana di comizi che sembrano messe. “Boo! Go ahead! I don’t care!”, andate avanti, non mi frega. Maniacale, vulcanica, capillare. Quando morì Gheddafi disse: “Pensateci quando pensate di deporre Mugabe, è insostituibile, his word is the final”, la sua parola è l’ultima. Incita la folla contro il “Team Lacoste”, l’avversario coccodrillo: “alle donne del coccodrillo dico: siete morte”. Anche al Congresso ricorre al bestiario: “Il serpente va colpito alla testa”.
Ogni compleanno di Mugabe è stato un inno all’eccesso per far dimenticare ogni anno lo sfarzo spregiudicato del precedente. Un cucciolo di elefante al barbecue per gli ‘89, per i 90 Grace canta come una Marylin “happy birthday”, gli sussurra che lui, ultimo fondatore di uno Stato africano postcoloniale ancora al potere, sarà presidente fino alla morte. A febbraio la Mugabe aveva dichiarato che il marito avrebbe partecipato alle prossime elezioni “also as a corpse”, anche da cadavere. Ora Grace è scappata, le divise hanno preso il potere ad Harare, proprio come fecero le sue contro gli inglesi nel 1980, e il vecchio re è solo, davanti alle fauci del tempo e di un coccodrillo.