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 2017  novembre 19 Domenica calendario

Vaccini, mancano i numeri per dire che la legge funziona

Il 30 ottobre è scaduto il termine per presentare l’autocertificazione per i vaccini nelle scuole dell’obbligo, previsto dalla legge Lorenzin. Si avrà tempo fino al 10 marzo per consegnare la documentazione ufficiale. A quel punto, in caso di irregolarità non si potrà entrare in classe. “Il successo della legge italiana è confermato dal fatto che in pochissimi mesi abbiamo avuto in alcune Regioni risultati che ci aspettavamo in due anni”, ha detto il direttore dell’Iss, Walter Ricciardi. A due mesi dall’inizio delle scuole e dopo venti giorni dalla scadenza, ecco com’è la situazione.
Numeri.Prendiamo come campioni alcune Asl. Quella di Roma 1, ad esempio, copre una fascia di 143.620 soggetti da vaccinare. Di questi, gli inadempienti sono 20.506. Finora ne sono stati recuperati 1.632, i prenotati fino al 31 dicembre sono 3.016. A Bologna, su una corte da regolarizzare di 13mila bambini (0-16 anni), al 31 ottobre ne sono stati vaccinati 3.183. Si aggiungono 4.283 bambini prenotati fino al 31 dicembre e altri 5.700 fino a marzo 2018. Totale: 13.166.
Relatività.Il numero bolognese (l’Emilia Romagna è tra le regioni citate da Ricciardi come esempio positivo) risente però di un vizio di base: qui, infatti, le Asl hanno proceduto automaticamente – inviando una lettera alle famiglie – alla prenotazione della vaccinazione, assegnando data e ora dell’iniezione. In questo modo tutti hanno potuto presentare l’autocertificazione a scuola dimostrando di avere una prenotazione. Solo a marzo sarà quindi possibile però capire in quanti si siano davvero vaccinati.
Ritardi.La legge prevede che dopo dieci giorni dalla scadenza, i presidi comunichino alle Asl i nomi di chi non abbia presentato alcun documento. A Torino (dove ci sono 25.301 inadempienti di cui recuperati finora 4.140, mentre in tutto il Piemonte ne sono stati vaccinati 16.659 su 65 mila) non ce n’è ancora traccia: serviranno almeno altri dieci giorni. In Lombardia, secondo i dati trasmessi dalle otto Ats, le aziende sanitarie territoriali, solo 632 scuole su 4.006 hanno trasmesso gli elenchi: 37.643 famiglie non hanno presentato neanche l’autocertificazione. Ma il numero è parziale
La prova del nove. Per ora è quindi difficile capire: 1)Il numero di chi non ha presentato la documentazione, 2) Le reali intenzioni di chi ha consegnato l’autocertificazione, 3)La corrispondenza tra l’effettivo numero dei ‘fuorilegge’ e gli elenchi consegnati dai presidi. Alle conclusioni si potrà forse arrivare il 10 marzo, termine ultimo per presentare i certificati di avvenuta vaccinazione. Si prenda l’esempio di Torino: sono stati convocati 25.301 minori inadempienti. Di questi, 4140 sono già stati vaccinati mentre degli altri 16.863, una parte non si è presentata per scelta, un’altra per il mancato recapito della comunicazione, un’altra perché in attesa del turno. Impossibile capire la ripartizione.
No vax. Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere il caso di un bambino escluso dall’asilo, a Calceranica (Trento). A dare notizia della riammissione, gli avvocati che – riferisce la stampa locale – farebbero parte di un’organizzazione nata proprio per i casi di esclusione. Organizzazioni che si moltiplicano. Sulla pagina Facebook “Avvocati in famiglia No Profit”, ad esempio, ci sono consigli e video diretti a chi non vuole vaccinare i figli: “Evitare di interloquire con la pubblica amministrazione, non fare dichiarazioni per iscritto, farsi rilasciare dichiarazione del diniego di accesso e chiamare le forze dell’ordine se il dirigente si dovesse rifiutare di rilasciarla”.
Raccomandate. Spesso si legge che i bambini sono stati esclusi “nonostante fosse stato avviato l’iter per la vaccinazione”. Una frase che spesso indica il semplice invio da parte dei genitori di una raccomandata all’Asl per chiedere spiegazioni, non per prenotarlo. A San Giuliano Terme (Pisa), quattro bambini sono stati esclusi dal nido comunale per questo motivo.
Sentenze.In Veneto, a Villa Estense, il Tar ha respinto il ricorso di una famiglia che pretendeva l’accesso all’asilo per la bambina di tre anni. Stessa decisione, a metà ottobre, dal Tar del Lazio sul ricorso di una madre: mancava “il presupposto del danno grave ed irreparabile, dato che il danno lamentato (impossibilità di accedere al servizio sull’asse dell’infanzia) è eliminabile dalla ricorrente semplicemente adempiendo agli obblighi scaturenti dalla legge”.