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 2017  novembre 20 Lunedì calendario

Milano perde l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, al sorteggio con il lancio della moneta. La beffa arriva poco prima delle 18

Milano perde l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, al sorteggio con il lancio della moneta. La beffa arriva poco prima delle 18.15, dopo che anche la terza votazione non è riuscita a incoronare un vincitore nella sfida per la prestigiosa agenzia. La città italiana e Amsterdam, infatti, avevano ottenuto lo stesso numero di voti e quindi, come previsto dai regolamenti, ci si è affidati al caso. E alla fine è uscita vincitrice la capitale dei Paesi Bassi.

Milano era arrivata in testa alla votazione finale. Aveva infatti superato il secondo turno con 12 voti, davanti ai 9 di Amsterdam e ai 5 di Copenhagen, che è stata eliminata. Alla prima tornata di votazioni Milano era sempre prima con 25 voti contro i 20 delle due città nord europee.

Con il nostro impegno #Milano supera il primo round di votazioni per #Ema. Lavoriamo, con grande fiducia, per il secondo turno. #EMAMilano

— Beatrice Lorenzin (@BeaLorenzin) 20 novembre 2017 Dopo mesi di attesa e di intense campagne promozionali, oggi era arrivato il momento della verità: i ministri per gli affari europei dei 27 Paesi Ue (tutti tranne la Gran Bretagna) dovevano decidere in quale città, tra le 19 che si sono candidate, dovrà traslocare l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, costretta a lasciare Londra a causa della Brexit. Alla vigilia delle votazioni - che sono partite alle 16.30 a scrutinio segreto - la principale insidia per la candidatura di Milano era rappresentata da Bratislava, che però sorprendentemente non è passata al secondo turno.

In mattinata, dopo Malta e Zagabria, anche Dublino aveva ritirato la propria candidatura dalla corsa. Il ministro irlandese Simon Coveney entrando al consiglio Affari generali dove oggi si voterà per l’assegnazione dell’agenzia, ha affermato: resta "forte la nostra attenzione" per ottenere l’Autorità bancaria europea (Eba)

Alla procedura per l’Italia ha partecipato il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi. Tutte le votazioni sono state anonime e segrete e le schede cartacee, al termine, saranno distrutte. Dopo la scelta della nuova sede dell’Ema toccherà alla votazione dell’Eba, l’Autorità bancaria europea (che non potrà andare all’Olanda). Al primo turno, ciascun Paese rappresentato intorno al tavolo aveva sei punti da distribuire: 3 per la sede ritenuta più adatta, 2 per la seconda scelta e uno per la terza.

REAZIONI
Una beffa. Solo una beffa. Politici e amministratori (premier compreso) continuano a ripeterlo. Impossibile, per tutti, trovare altri termini  per descrivere una sconfitta decretata soltanto dalla sorte. Perché, alla fine, è questo che è successo a Bruxelles. Dove, dopo i giudizi tecnici dati in precedenza al dossier di candaditaura, dopo due votazioni dei ministri degli Affari generali che hanno visto Milano guidare la classifica, la città che ospiterà Ema, l’Agenzia del Farmaco, in procinto di lasciare Londra dopo la Brexit, è stata affidata ad Amasterdam da un bussolotto. Così Paolo Gentiloni, il presidente del Consiglio su Twitter: "Una candidatura solida sconfitta da un sorteggio. Che beffa!" sono alcune delle parole usate sul social.

Grazie a Milano e grazie a tutti coloro che si sono impegnati per #Ema, nelle istituzioni e nel privato. Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!

— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 20 novembre 2017
Milano, infatti, era arrivata prima alle prime due votazioni, poi pari era stato un pareggio (13 punti a 13) con Amsterdam, che è stata più fortunata. Due buste, un sorteggio. E la beffa. Il presidente della Regione Roberto Maroni e il sindaco Beppe Sala, in una conferenza stampa congiunta al Pirellone, la sede che avrebbe dovuto ospitare Ema, hanno dichiarato: "C’è grande delusione ma anche la consapevolezza che si è fatto tutto quello che si poteva per avere un dossier di candidatura molto competitivo, lo si è visto nelle prime due votazioni. Dispiace, eravamo prontissimi". Subito dopo, Sala ha parlato al Consiglio comunale. E anche lì, di fronte alla città, ha detto: "Le votazioni successive sono state figlie di accordi politici. Purtroppo possiamo dire che è assurdo il sistema del bussolotto, ma è così. Non è un sistema che il nostro Paese aveva visto di buon occhio, tutte considerazioni che vengono dopo. E’ un’occasione importante persa, ma è stata comunque una dimostrazione della forza della nostra città. Milano è una non capitale che compete con le capitali andate al ballottaggio. Dobbiamo essere fieri. POi, è chiaro che la delusione è stata fortisdsima, è stata una botta". 

Non abbiamo rimpianti: abbiamo fatto davvero tutto il possibile. Da domani torniamo a lavorare su tutti i progetti che ancora restano in campo. Milano non si ferma e continua a guardare al futuro #EMA2MILAN

— Beppe Sala (@BeppeSala) 20 novembre 2017
Il primo commento in ordine di tempo, era stato quello dell’assessoe all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran: "E’ stata una grande prova corale, i sorteggi sono così". Emanuele Fiano, deputato Pd milanese invece: "Una follia che un’assegnazione così importante venga decisa in Europa per sorteggio". Calderoli era stato il più lapidario: "Vince Amsterdam? Europa vaff..". Ripredendo, più o meno, il tono del suo segretario Matteo Salvini, che nel pomeriggio (dunque prima dell’esito del voto) aveva detto: "Se l’Europa non riconoscerà a Milano la sede di Ema, sarà solo l’ennesima prova che Bruxelles esiste solo quando deve chiederci soldi".

CHE COS’È L’EMA
la più ambita tra le agenzie europee che lasceranno la Londra del post Brexit. L’oggetto del desiderio che non a caso ha fatto muovere 19 Paesi dell’Unione - per l’Eba, l’Authority delle banche sono otto - su 27. Questione di prestigio, certo. E di pesi geopolitici. E non solo. Perché a marzo del 2019 l’Ema traslocherà portando con sé una dote di quasi 900 dipendenti, 36mila visitatori con il loro bagaglio di notti in hotel e pranzi al ristorante, un budget da 325 milioni di euro tra stipendi e spese e soprattutto un indotto che la Bocconi ha stimato in circa 1,7 miliardi di produzione aggiuntiva e 860 occupati in più all’anno. Economia e posti di lavoro. Ma per la "nuova" Milano internazionale, che già oggi attrae la metà degli investimenti immobiliari stranieri che arrivano in Italia e le sedi di molte multinazionali, far brillare la sigla di Ema in vetta al Pirellone avrebbe avuto un significato ulteriore. Perché è questo che la città vuole essere sempre più in futuro: una capitale della ricerca e della salute. Con una importante stella nel proprio carnet, quella di Ema oggi sfumata al ballottaggio, che si sarebbe aggiunta ai suoi ospedali, alle università e a quel Parco della scienza che con il nuovo campus della Statale, Human Technopole e il Galeazzi, dovrebbe far rivivere il palcoscenico che ha ospitato Expo.

Quel titolo di "capitale italiana della sanità", in realtà, Milano lo ha già appuntato sul petto. "Solo che non lo sappiamo ", dice Francesco Longo, docente di management pubblico e sanitario alla Bocconi. Per questo, spiegava alla vigilia del voto, "conquistare Ema rafforzerebbe questa identità". E non solo. È lui a disegnare le opportunità e gli effetti che una vittoria avrebbe portato su Milano e sul Paese come tre cerchi concentrici. Un sasso gettato in uno stagno in grado di moltiplicare sviluppo ed economia. Si parte dall’impatto più immediato, quello che le 890 famiglie di delegati con 600 figli in età scolastica avrebbero sulla città. Nuovi milanesi, giovani - il 43 per cento ha tra i 30 e i 40 anni, il 22 per cento tra i 40 e i 45 - e internazionali, che avrebbero avuto bisogno di trovare una casa e di viverla, Milano. Secondo uno studio curato da un altro docente della Bocconi, Alberto Dell’Acqua, che già aveva calcolato l’indotto di Expo, soltanto i consumi prodotti dai dipendenti avrebbero potuto valere 39 milioni all’anno. E poi c’è quell’esercito di esperti che, in qualsiasi Paese ci sia la sede, deve raggiungere ogni giorno Ema per partecipare a riunioni e convegni. L’analisi di Dell’Acqua in questo senso calcola effetti economici indotti per 25,8 milioni in più all’anno. "Per il nostro settore Ema avrebbe portato ampi benefici perché le riunioni giornaliere avrebbero garantito un flusso costante di visitatori internazionali di alto livello. Milano può garantire mille camere al giorno nel giro di un chilometro dal Pirellone. Se ipotizziamo un costo medio di 150 euro a camera a notte, arriviamo a 150mila euro al giorno potenziali", calcolava Maurizio Naro, il presidente degli albergatori di Confcommercio.

Ma poi, ecco il secondo cerchio. Continua Longo, spiegando quello che Milano, a questo punto, ha perso: "Le imprese farmaceutiche progressivamente avvicinerebbero i loro quartier generali a Ema". Con ripercussioni positive indirette sull’intera industria del pharma che l’analisi di Dell’Acqua fa arrivare a 900 milioni all’anno. E soprattutto il terzo anello: "La sanità viene vista erroneamente come un centro di spesa - dice Longo - , ma potrebbe essere una straordinaria piattaforma di sviluppo in grado di far crescere i finanziamenti per la ricerca scientifica, farci giocare una competizione a livello internazionale per attirare i pazienti paganti dai Paesi emergenti, ancora più studenti internazionali e capitali esteri. Anche un settore come quello industriale legato al farmaco si rafforzerebbe". Per questo Milano ha puntato su Ema. E per questo, con la sconfitta, non solo volano altrove i benefici economici legati ai primi due cerchi, ma la città "perde quel volano, anche simbolico", capace di consacrarla come capitale della scienza.

CORRIERE.IT
Amsterdam sarà la nuova sede dell’Ema. La capitale olandese ha vinto al sorteggio, dopo che era terminato in parità il terzo voto per l’assegnazione. Si è conclusa con un’estrazione a sorte, effettuata tramite due buste, la votazione a Bruxelles per l’assegnazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), che traslocherà da Londra dopo la Brexit. «Grazie a Milano e grazie a tutti coloro che si sono impegnati per Ema, nelle istituzioni e nel privato. Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!». Così il premier Paolo Gentiloni commenta su Twitter.

Grazie a Milano e grazie a tutti coloro che si sono impegnati per #Ema, nelle istituzioni e nel privato. Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!

— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 20 novembre 2017

La delusione di Maroni e Sala

«C’è grande delusione ma anche la consapevolezza che si è fatto tutto quello che si poteva fare per avere un dossier di candidatura molto competitivo, lo si è visto nelle prime due votazioni. Dispiace, eravamo prontissimi», ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, in una conferenza stampa col sindaco di Milano, Giuseppe Sala, al Pirellone. «Nessun rimpianto, abbiamo capito quanto siamo cresciuti in questi anni. Sono state significative le prime due votazioni, è venuto fuori il valore delle città», ha detto Sala. «È probabile che alla fine abbia prevalso qualche accordo politico. Magre consolazioni, ma è la verità. Eravamo la candidatura più forte. Andiamo avanti però con la conseguente nostra dose di ottimismo e positività. Crediamo in una città e in un Paese che vuole essere positivo, che guarda al futuro con questa idea: si può fare. Ci crediamo e su questa esperienza capitalizzeremo di più. Si può fare e faremo». «La mia valutazione - ha precisato poi Sala rispondendo alle domande dei giornalisti - è che nelle prime due votazioni è stato fatto valere il valore dei dossier, mentre dalla seconda votazione in poi sono partite le telefonate tra governi».

La beffa del sorteggio

A proposito del metodo del sorteggio, Sala ha commentato: «Veramente un po’ assurdo essere esclusi perché si pesca da un bussolotto. Non era questo il sistema di votazione proposto dall’Italia. Tutto regolare sì, ma normale no». «Il sorteggio - ha aggiunto il governatore Roberto Maroni - è triste. È il paradigma di questa Europa che non sa decidere, che non si prende responsabilità. Penso occorra assumere qualche iniziativa, vedremo». «È stato il sorteggio, per noi sfortunato, la imponderabile e beffarda variabile che ha deciso in favore di Amsterdam e contro Milano», afferma in una nota il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano. «Per sede Ema ha deciso il caso invece della ragione. Orgogliosi di #Ema2Milan, continuiamo a lavorare nell’interesse dei pazienti» è il commento su Twitter di Mario Melazzini, direttore generale dell’Aifa.

Per sede @EMA_News ha deciso il caso invece della ragione. Orgogliosi di #EMA2MILAN, continuiamo a lavorare nell?interesse dei pazienti

— Mario Melazzini (@mmelazzini) 20 novembre 2017

Il sistema di voto

Il sistema di votazione prevedeva che ogni Paese avesse a disposizione sei voti: tre per la prima scelta, due per la seconda e una per la terza. Se una delle città fosse riuscita a ottenere 14 voti di prima fascia (ossia il voto da 3 punti) la partita sarebbe finita al primo turno. Questo non è accaduto, com’era prevedibile. Al primo turno Milano ha riscosso 25 punti, Amsterdam e Copenaghen 20 punti a testa. «Con il nostro impegno #Milano supera il primo round di votazioni per #Ema. Lavoriamo, con grande fiducia, per il secondo turno. #EMAMilano»: così il ministro Beatrice Lorenzin su Twitter. Si è passati quindi al secondo turno, dove ogni Paese aveva a disposizione un voto.Il capoluogo lombardo ha riscosso 12 punti ed è passato insieme con Amsterdam, che ne ha avuti 9. Dato che i votanti erano 27, c’è stata un’astensione: la Slovacchia, dopo l’eliminazione di Bratislava al primo turno. Alle 18 è partita l’ultima, decisiva votazione, terminata 13 a 13. E si è proceduto, come da protocollo, all’estrazione a sorte, effettuata dalla presidenza estone mediante due buste.

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Calderoli: «Europa vaff...»

«L’Ema va ad Amsterdam e non a Milano? Europa vaffanculo... Perché dopo aver dato così tanto all’Europa in questi anni e non aver ricevuto vederci dire no anche nell’unica occasione che chiediamo qualcosa è veramente troppo. Per cui cari amici europei andate tutti aff...». Lo afferma il senatore Roberto Calderoli, vice presidente del Senato. «L’Europa che fa le pulci sulla misura delle zucchine e sulla larghezza delle vongole, decide l’assegnazione di un ente così importante con il sorteggio. Semplicemente assurdo», dichiara l’assessore regionale all’Urbanistica Viviana Beccalossi (FDI). Per Matteo Salvini, segretario della Lega, è «pazzesco che una scelta che riguarda migliaia di posti di lavoro e due miliardi di indotto economico venga presa in Europa tramite sorteggio».

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Il primo turno: fuori Bratislava

Al primo turno la partita era a quattro: Milano, Amsterdam, Copenaghen e Bratislava, ma solo tre sono passate. Dato per scontato che almeno 18 Paesi hanno dato sicuramente il voto massimo alla propria città, i giochi si sono fatti sui voti da due e un punto, cercando di escludere chi ha maggiore chance di vittoria dal punto di vista tecnico. Milano, sotto questo riguardo, ha risposto in maniera eccellente ai criteri richiesti dalla Ue per il trasferimento dell’Ema, a partire da una sede prestigiosa e operativa da subito come il Pirellone. L’esclusione di Bratislava, invece, potrebbe essere ricollegata, tra l’altro, al mancato riconoscimento dei diritti Lgbt, contrariamente a quanto richiesto a fine agosto dallo staff Ema.

Ema, Milano in corsa per l’Agenzia del Farmaco: ma cos’è? E come funziona il voto? In palio un indotto da 1,5 miliardi l’anno Prev Next Che cos’è l’Ema?

I Paesi ritirati

Dublino, Malta e Zagabria si sono ritirate dalla «corsa» prima dell’inizio delle votazioni. La Valletta ha ritirato la candidatura venerdì. Per quanto riguarda Zagabria, invece, la decisione di ritirare la candidatura è stata annunciata dal ministero degli Esteri, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa croata Hina.

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Il dossier Milano

Milano «tecnicamente» rispondeva a tutti i requisiti richiesti dalla Ue, mentre le principali avversarie presentavano alcune criticità. Un dossier le raccoglie tutte. Bratislava: non c’è il gradimento dei dipendenti Ema (vedi diritti Lgbt), la ricettività alberghiera è insufficiente, l’aeroporto è quello di Vienna, c’è l’opposizione di molti Pesi, scandinavi, perché la città offrirebbe tutele insufficienti per i pazienti. Amsterdam: sede in costruzione, necessità di un «doppio trasloco», aeroporto congestionato, mercato immobiliare costoso. Copenaghen: sede spalmata in edifici diversi, città decentrata rispetto alla geografia Ue, immobili dai prezzi altissimi, ricettività alberghiera insufficiente, spesso sold-out , città «piccola» (mezzo milione) con un indotto insufficiente per le esigenze di Ema.