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 2017  novembre 19 Domenica calendario

Pensioni, domande e risposte

PERCHÉ L’ETÀ PER ANDARE IN PENSIONE DI VECCHIAIA SALE A 67 ANNI DAL 2019?
Perché l’Istat ha calcolato in 5 mesi la crescita della speranza di vita a 65 anni tra 2013 e 2016, nonostante il tasso di mortalità del 2015 salito dal 9,8% al 10,7%, con 50 mila decessi in più sull’anno prima, compensato dal buon andamento del 2016. Il calcolo porta così l’età per la pensione di vecchiaia a 67 anni dal 2019, contro i 66 anni e 7 mesi di oggi.
CRESCONO ANCHE I REQUISITI CONTRIBUTIVI?
Sì, sempre di cinque mesi. Gli uomini andranno in pensione anticipata (l’ex anzianità) con 43 anni e 3 mesi di contributi. Le donne con 42 anni e 3 mesi. 
MA PERCHÉ L’ETÀ DEVE ESSERE PER FORZA AGGANCIATA ALLA SPERANZA DI VITA?
Lo stabiliscono diverse leggi. Tre le più importanti. La Prodi-Damiano (2007) lega all’aspettativa di vita i coefficienti di trasformazione, quei moltiplicatori che trasformano i contributi messi da parte durante la vita lavorativa in pensione. La Berlusconi-Sacconi (2009) ci aggiunge l’età anagrafica. La Monti-Fornero (2011) anche gli anni di contributi versati.
CHE COSA CHIEDONO I SINDACATI? 
Ogni tre anni – ogni due dal 2019 – l’Istat calcola quanti anni restano da vivere in media, una volta giunti a 65 anni. Lo fa considerando i tre anni precedenti, con una differenza tra il terzo anno e il primo. Se la speranza di vita sale, cresce di uguale misura l’età di vecchiaia per andare in pensione: si lascia il lavoro più tardi. Ma anche i contributi per la pensione di anzianità (ora anticipata). E i coefficienti di trasformazione. Se la speranza di vita però decresce, non così i requisiti previdenziali. Una stortura prevista dalla legge Sacconi.Il riconoscimento di un principio: i lavori non sono tutti uguali. Un cambio del meccanismo automatico di adeguamento delle pensioni alla speranza di vita. E più attenzione alle pensioni di giovani e donne.
COSA HA PROPOSTO IL GOVERNO GENTILONI? 
L’esonero dalla “quota 67” per 15 categorie di lavoratori cosiddetti gravosi: le 11 che possono accedere all’Ape sociale, l’indennità fino a 1.500 euro pagata dallo Stato per andare in pensione a 63 anni, più altre 4 categorie: siderurgici, operai agricoli, marittimi e pescatori.
E COME CAMBIA IL MECCANISMO?
Il governo si è impegnato a un calcolo biennale, basato sulla media aritmetica, che tenga conto anche dei picchi negativi. A introdurre un tetto di 3 mesi all’automatismo, anche qualora l’Istat ne calcoli 5 tutti assieme, come capitato quest’anno. E a istituire una Commissione, guidata dal presidente Istat e partecipata da Inps, Inail e dai ministeri Lavoro-Economia-Salute per calcolare la speranza di vita dei singoli mestieri, così da esentare altre categorie di lavoratori “gravosi”.
CON QUALI CONSEGUENZE PRATICHE? 
L’ultima proposta dell’esecutivo tiene fuori dall’aumento 15 categorie, anche per i requisiti di anzianità, e limita gli scatti di età futuri a tre mesi.