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 2017  novembre 19 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL RITORNO DI PRODIREPUBBLICA.ITROMA - "Penso sinceramente che Renzi sia un nome del passato, non del futuro"

APPUNTI PER GAZZETTA - IL RITORNO DI PRODI

REPUBBLICA.IT
ROMA - "Penso sinceramente che Renzi sia un nome del passato, non del futuro". Parola di Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, dall’assemblea del partito a Roma, il giorno dopo gli incroci e i colloqui tessuti intorno al Pd per allargare il campo del centrosinistra. Con Pisapia che ha parlato con Fassino, Prodi che si è sentito telefonicamente con il segretario del Pd, avendo all’orizzonte la costruzione di una coalizione in grado di arginare le destre e il M5s alle prossime politiche. Un disegno a cui il movimento degli scissionisti ex dem si sottrae. Almeno finché Pd fa rima con Matteo Renzi e l’approccio alle problematiche del Paese mantiene il suo imprinting. Alla fine, l’assemblea di Mdp approva all’unanimità la relazione di Speranza, con la quale si chiede di continuare nel percorso per la lista unitaria con Sinistra Italiana e Possibile. Percorso che si concluderà con l’assemblea del 3 dicembre.

Una lista unitaria "della sinistra politica e sociale di questo Paese" di cui, dalla parallela assemblea di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni delinea con nettezza il perimetro: "Alternativa ai poli esistenti, al M5s, alle destre. E al Partito democratico, alle sue politiche, che rimetta al centro i diritti delle persone, del lavoro, la marginalità che è cresciuta in questo Paese". Ed è ancor più esplicito il messaggio del segretario di Si "a quelli che ci chiedono alleanza nel nome del voto utile: se qualcuno ci chiede un incontro lo facciamo. Ma vogliamo dire, a Fassino e Prodi, che il tempo è scaduto perché non ci sono ragioni politiche e culturali. Noi contro la destra lavoriamo a una prospettiva incompatibile con questo Pd".

Centrosinistra, Speranza: ’’Renzi è un nome del passato, basta con l’arroganza’’ Condividi  
Preso atto della rigidità dei leader di Mdp e Si, Giuliano Pisapia rivolge loro un appello. "Ci ripensino - chiede il tessitore del Campo Progressista da Bologna, dove interviene a un’iniziativa sulla coalizione di centrosinistra, promossa dall’ex ministro ulivista Giulio Santagata -. Evitiamo di regalare il nostro Paese a chi l’ha già rovinato tante volte. Il mio è un richiamo affettuoso e gentile di amicizia, non polemico, a chi si ritiene più a sinistra di noi: si trovi un modo per fare non dico tutto, ma almeno un pezzo di percorso insieme per evitare una vittoria dei 5 Stelle, dei populisti e delle destre".

Arrivando all’assemblea nazionale di Mdp, Pier Luigi Bersani rilascia un commento che suona come una risposta a Pisapia e ai tentativi di Fassino di cucire un’alleanza a sinistra del Pd: "Secondo me sottovalutano la situazione e il perché un pezzo di popolo se ne è andato. Io lascio aperta la porta, però bisogna leggere la legge elettorale: non vince nessuno, ci si ritrova comunque in Parlamento". Ovvero, nessuna coalizione per le urne, di tutto il resto se ne riparla dopo il voto. Anche perché, rileva Bersani, "non do per scontato niente, ma non ho visto nel Pd una sincera riflessione su nulla".

La prima replica del Pd arriva da Andrea Orlando, che intervistato da Maria Latella a Skytg24 mette nel mirino Fratoianni: "Tra Prodi che sta in campo per costruire una coalizione e lui che col cronometro in mano dice quando scade il tempo, io ho più attenzione per Prodi". A stretto giro, la risposta di Fratoianni: "E io preferisco, non a Orlando ma alle sue politiche e ai decreti che ha firmato con Minniti, un’altra idea di umanità, un’altra idea di come si combatte la povertà e non i poveri. Ed è anche per questo, ad esempio, che non mi alleo con il ministro Orlando".

Scambi spigolosi. Eppure, se gli scissionisti parlano di Renzi al passato, è proprio Orlando a non considerare scontato che sia il segretario dem il candidato premier della coalizione di centrosinistra che sta prendendo forma. "Con questa legge elettorale ormai non c’e’ un automatismo. La coalizione di centrosinistra deve essere costruita sulla base del programma. Sul candidato premier, ci saranno modi e tempi per discutere".

Piero Fassino risponde a Bersani dicendosi consapevole "delle ragioni per cui una parte del nostro popolo si è allontanato. Ma so anche, come Bersani sa, che dalla nostra gente sale una forte domanda di unità". E allora, ribadisce Fassino, il punto di incontro per un "nuovo centrosinistra aperto, largo e inclusivo" è un programma che metta al centro "lavoro, protezione sociale, ambiente, cura delle persone, diritto alla salute, diritti" su cui agire già con "la legge di bilancio in corso di esame e con l’approvazione entro la legislatura dello ius soli e della legge sul fine vita", come emerso in uno dei passaggi più significativi del faccia a faccia di ieri con Pisapia.

La palla ripassa a Bersani, ospite di In mezz’ora in più su Raitre: "Catalano direbbe che l’unità è meglio. Ma le cose sono un po’ più complicate. A chi mi rivolge appelli ricordo che sono stato il primo, tre anni fa, a dire: guardate, che c’è la destra. E non ho sentito nessuno segnalare questo problema quando nelle ultime tre tornate legislative la destra ha battuto il centrosinistra ovunque. Dunque: mi si vuol riconoscere una certa attenzione al fenomeno e di avere uno straccio di idea di come si affronta la destra oppure no?". Quanto alla manovra, "votarla la vedo difficile. A meno di novità eclatanti".

Dal palco dell’assemblea Mdp, Roberto Speranza spiega perché ci sia ancora vita a sinistra del Pd e perché in quello spazio ci si debba tuffare: "Una parte molto larga di quelli che decidono di starsene a casa la pensa come noi. Gente che dice ’basta’. Qui sta il salto di qualità che dobbiamo fare. Dobbiamo andare a recuperare una per una queste persone. Propongo di costruire una forza unitaria e aperta con tutte le forze progressiste che condividono questa idea e questa prospettiva".

Poi Speranza attacca il Pd e quei "vecchi compagni di viaggio" che hanno preferito la "convenienza personale anziché la coerenza con le proprie idee". A loro, il coordinatore di Mdp contrappone Pietro Grasso, dimessosi dal gruppo dem dopo la fiducia sul testo della legge elettorale. "Non tutti sono uguali - sottolinea Speranza -, abbiamo buoni esempi. Voglio ricordare il più bello, arrivato dal presidente del Senato". Proprio a Grasso aveva fatto riferimento anche Andrea Orlando nell’intervista a Sky, indicandolo come "una delle figure su cui ricostruire il nuovo centrosinistra".

Speranza rincara: "Oggi il Pd appare un partito all’inseguimento della destra. Meno tasse per tutti: era uno slogan di Berlusconi e oggi è uno slogan di Renzi. Se non si cambia la piattaforma per il Paese, noi non ci siamo. Vedo un tentativo in queste ore, ma se volete unità senza cambiamento non volete un’alleanza, ma solo liste civetta. Troverete liste civetta, ma non troverete un popolo che chiede di cambiare le politiche di questi anni".

Speranza continua a considerare una priorità rimettere mano a larga parte del Jobs Act, probabilmente il provvedimento più emblematico della parabola di governo di Matteo Renzi. E rafforza l’asse col mondo del lavoro e il sindacato, ribadendo il sostegno di Mdp alla linea dura della Cgil nella trattativa con l’esecutivo sull’età pensionabile e alla minacciata mobilitazione.

Ma soprattutto Speranza  si rivolge al mondo cattolico, trovando un ampio varco nei continui richiami del Papa sulla dignità del lavoro. "Sinistra è una parola bella, ma guai a farla diventare una barriera per tenere fuori qualcuno, perché c’è un mondo largo. C’è un mondo cattolico che è naturalmente nostro interlocutore e che è ben rappresentato dalle parole di Papa Francesco. E ci sono tante persone normali che chiedono un po’ più di serietà, che si chiedono come possa essere la politica solo Salvini, Renzi, Berlusconi, Grillo".

Centrosinistra, Fratoianni: ’’Porte chiuse per Renzi. Fassino e Prodi? Il tempo è scaduto’’ Condividi  
Intanto, all’assemblea di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni loda sarcasticamente la coerenza di Pisapia che da tessitore del campo progressista non è mai riuscito a immaginare un protagonismo di sinistra che potesse fare a meno di questo Pd: "Ha sempre espresso un punto di vista sbagliato e irragionevole, che ha mantenuto fermo, bollando come proposta velleitaria la costruzione di un polo alternativo".

"Noi - incalza i segretario di Si - abbiamo provato a mettere insieme tutto ciò che faceva fatica a capirsi e riconoscersi all’interno del percorso del Brancaccio, convinti che fosse necessario ogni sforzo in direzione dell’allargamento. Questa estate si scelse tutti insieme un percorso di accelerazione" ma poi di fronte al cambio di scenario che eliminava il precipitare al voto anticipato, "abbiamo provato a tenere aperto ogni terreno di confronto anche quando sembrava impossibile".

DAL CORRIERE DI STAMATTINA Domenica 19 Novembre 2017Corriere della Sera© RIPRODUZIONE RISERVATA Il sì dell’ex presidente Ue all’alleanza di «spirito ulivista»di Alessandro Trocino

Ha trovato un leader pd «molto disponibile»

I contatti con Bersani, ma la strada è segnata


ROMA Forse non sarà Romano Prodi il «garante» che Giuliano Pisapia ha chiesto più volte per provare ad avvicinare le posizioni con il Pd. Anche perché il Professore è in partenza per un lungo viaggio che lo porterà prima a Washington e poi in Cina. Ma la telefonata a Matteo Renzi e comunque un segnale importante che va nella direzione dell’unità: «Se c’è qualcuno che vuole dividere, non troverà alibi».

Proprio da qui, dalla mediazione svolta da Piero Fassino, parte l’iniziativa della telefonata che il Professore ha fatto due giorni fa al segretario del Pd, servita soprattutto a smentire l’ipotesi di una lista Prodi o ulivista. Si è trattato di una sorta di assicurazione sul fatto che si arriverà ad «un’alleanza di qualità» che «non sarà l’Ulivo, ma avrà comunque lo spirito ulivista». Non a caso parlamentari molto vicini al Professore confermano come Prodi abbia trovato Renzi «molto disponibile». Il segretario dem sarebbe ormai convinto «che adesso un’alleanza larga di centrosinistra è possibile». Mentre lo stesso Fassino continua la sua opera di mediazione, tanto che all’inviato di Corriere Tv Nino Luca che gli chiede come sia riuscito a stare 47 minuti al telefono con D’Alema risponde: «Io dialogo con tutti. Ci provo».

Il colloquio Prodi-Renzi è stato seguito dall’incontro tra Piero Fassino, Giuliano Pisapia e Maurizio Martina. Un incontro che ha posto le basi programmatiche della futura alleanza. Nell’incontro si è deciso di puntare sul raddoppio del reddito di inclusione, sul progressivo superamento del super ticket (su più anni, perché ha un costo di 800 milioni di euro), sulle misure che per l’occupazione giovanile e femminile, sull’aumento delle detrazioni per le badanti, sulla Web Tax. E sull’Europa. Tema su cui Pisapia è molto sensibile perché sta trattando la nascita della lista con Benedetto della Vedova ed Emma Bonino (che ieri al congresso di certi diritti ha ipotizzato come nome «più Europa»).

Non è escluso che Prodi in queste ore abbia sentito anche Pier Luigi Bersani, con il quale il rapporto non si è mai interrotto. Nonostante le proteste dell’ex segretario del Pd, che ha contestato i continui appelli all’unità, un filo di dialogo a questo punto potrebbe riaprirsi anche con Mdp. Le possibilità di una riconciliazione con Renzi sono al lumicino, ma c’è un tema che nessuno sottovaluta: chi si assumerà la responsabilità di rompere e così di tradire la missione originaria e fondatrice dell’Ulivo? Prodi avrebbe comunque sottolineato di voler accettare qualsiasi scelta sarà fatta proprio da Bersani e dagli altri «fuoriusciti» dal Pd. Anche perché la strada per una separazione della sinistra si è già aperta e una marcia indietro sembra ormai quasi impossibile. Lo si capirà probabilmente anche dai discorsi che terranno oggi Roberto Speranza e Nicola Fratoianni alle assemblee di Mdp e Sinistra Italiana che si svolgono a Roma.

E che dovrebbero sfociare nell’annuncio dell’inizio di un percorso che si concluderà, salvo colpi di scena, il 2 o il 3 dicembre al congresso fondativo della nuova lista che comprenderà Mdp sinistra italiana e possibile. Resta da capire a chi converrà la frammentazione della sinistra e del Pd, anche considerando la possibilità che il centrodestra si presenti unito.

PEZZI DI SABATO Sabato 18 Novembre 2017Corriere della Sera© RIPRODUZIONE RISERVATA «Serve una lista dell’Ulivo che affianchi quella del Pd Anche Prodi è d’accordo»di Monica Guerzoni

Franco Monaco: no allo schema Biancaneve e i sette nani


ROMA Franco Monaco è un prodiano della primissima ora, che in questa fase sta «dando una mano» a Giuliano Pisapia. Deputato del Pd, si è avvicinato a Campo progressista e martedì ha incontrato Piero Fassino.

Qual è il suo stato d’animo rispetto alla trattativa per ricostruire il centrosinistra?

«Cautela, legittima e doverosa. L’esito non è scontato, anche per Campo progressista. Come ha osservato anche Parisi, l’apertura del Pd è estemporanea e clamorosamente tardiva. Pisapia quasi con ostinazione aveva proposto di ragionare sulla coalizione, ma Renzi si è intestardito con la presunzione dell’autosufficienza».

Tempo scaduto?

«L’impressione è che Renzi ci sia arrivato più per costrizione e disperazione, che non per convinzione. La seconda ragione della cautela è che le parole d’ordine di Campo progressista sono dal primo giorno unità e discontinuità».

Il segretario del Pd dovrebbe rinunciare alla leadership della coalizione?

«Nel Pd è un tema tabù. A me pare che Renzi non sia la figura più adatta a federare un campo largo. Se si fa una coalizione, la leadership e alcuni punti programmatici qualificanti per il governo devono essere condivisi, non decisi unilateralmente».

Gentiloni può essere il federatore?

«Si è guadagnato una certa considerazione e alle elezioni può avere un ruolo importante. Però ho l’impressione che esercitare la leadership politica non sia nelle sue corde».

Pisapia è una carta?

«Si è messo a disposizione non tanto come leader, quanto come facilitatore e federatore di un nuovo centrosinistra, nitidamente alternativo al centrodestra».

Spera che torni Prodi?

«Il professore considera chiusa la sua esperienza politica attiva, ma incoraggia tutte le iniziative che vadano nel senso di una ricucitura. Domani a Bologna ci sarà l’iniziativa di Giulio Santagata, che nasce come una rimpatriata dei ragazzi del mondo di Prodi. Ma lui è in partenza e non ci sarà».

Qual è la vostra strategia?

«Nei colloqui con Prodi, Pisapia e Fassino ho suggerito che la strada non sia quella di Biancaneve e i sette nani, cioè di un Pd circondato da cespugli artificialmente assortiti. L’idea è affiancare al Pd una lista che dia corpo a un rassemblement pluralistico. Una sorta di nuovo Ulivo che sigli con il Pd un accordo politico, ma in un rapporto di competizione emulativo».

Una lista ulivista alternativa al Pd?

«Sì, una lista distinta, che ponga agli elettori la seguente domanda: noi ci proponiamo di costruire ex novo il centrosinistra, chi fra noi e il Pd più vi convince nel perseguire l’obiettivo? Solo arricchendo e differenziando l’offerta del centrosinistra si può scongiurare una sconfitta già scritta».

È lo schema di Prodi?

«Penso di sì, ne abbiamo ragionato. L’auspicio di Prodi e anche il mio è che a questa ipotesi possano aderire gli amici di Mdp, Sinistra italiana e Possibile. Naturalmente saranno loro a decidere la sorte del loro movimento, ma la lista più è larga e meglio è».

Mdp si è chiamato fuori.

«Se non cambieranno idea mi auguro possano figurare nella lista da Pisapia alla Bonino, dalla Boldrini a esponenti del cattolicesimo democratico. Non so che intenzioni abbia il presidente Grasso, so invece che ne stanno ragionando i Verdi e i socialisti».

E il programma?

«Fine vita, ius culturae e via i superticket. Ma la priorità, quasi un’ossessione, è la lotta alle disuguaglianze. Basta con ricette molto lib e poco lab, meno retorica dell’innovazione e più protezione sociale. Nessuno chiede abiure al Pd, ma serve autocritica e una conseguente correzione di linea politica».