La Stampa, 18 novembre 2017
Via l’acqua alta e le passerelle: un mini Mose proteggerà San Marco
Un “mini Mose” che metta in sicurezza la Basilica di San Marco, in attesa che quello originale possa finalmente tutelare l’intera laguna di Venezia. Un progetto proposto dalla Procuratoria di San Marco e sposato dal Provveditorato regionale del Veneto alle opere pubbliche, con la benedizione della Soprintendenza.
Nei primi mesi dell’anno prossimo scatteranno sei mesi di cantieri per mettere finalmente al sicuro mosaici e marmi del nartece della basilica marciana, minacciati dalla corrosione salina dell’acqua alta.
Minimo l’impatto sui visitatori e, comunque, non superiore ai disagi provocati oggi dall’indisponibilità del prezioso porticato – posto tra la facciata e l’ingresso della chiesa e impreziosito da ricchi pavimenti bizantini – dovuta agli allagamenti che penetrano dalla soglia della prima delle quattro porte della basilica, quella di Sant’Alipio: si va ammollo duecento volte l’anno, circa 130 giorni, considerando che spesso l’acqua invade il nartece in entrambe le maree giornaliere. A lavori conclusi la chiusura sarà limitata a poco più di due settimane complessive.
Addio anche alle passerelle in prossimità dell’ingresso: tanto comode durante l’emergenza, quanto antiestetiche nel loro parcheggio nei periodi di bel tempo.
Con un sistema di valvole verrà bloccato il flusso della marea nella conduttura sotterranea che corre lungo il perimetro della basilica. A impedire il passaggio saranno delle piccole paratie sollevate da una sorta di palloncini, da qui il paragone con il Mose vero e proprio; verranno poi sigillate le fessure e tappate le feritoie del pavimento del nartece, da dove risale la marea, e isolate le condotte di scolo per evitare che l’acqua si insinui dall’esterno; in caso di pioggia, ad espellere le acque meteoriche interverranno infine delle pompe idrauliche che scaricheranno cinque metri cubi al secondo.
Una soluzione attesa da mezzo secolo che ha un costo irrisorio se rapportato a quello del fratello maggiore: 1,2 milioni di euro, contro i 5,493 miliardi di euro delle paratoie mobili (ma l’insieme delle opere deliberate per la salvaguardia della laguna veneta raggiunge quota 8 miliardi), cui bisogna aggiungere, per queste ultime, oneri di gestione che oscilleranno tra 50 e 80 milioni di euro l’anno. Un pozzo senza fondo.
Risolta la questione della basilica, si dovrà affrontare la difesa dell’intera piazza San Marco: il sistema da utilizzare è simile, il costo stimato dovrebbe aggirarsi intorno a trenta milioni di euro. Prima di adottare il modello “mini Mose” si attenderà però la verifica dell’efficacia di quanto studiato per la chiesa: perché la legge speciale su Venezia impone che ogni azione di modifica sia sperimentale e che contempli gradualità e reversibilità.
«La piazza è il punto più basso dell’intera città – ha ricordato il primo Procuratore di San Marco Carlo Alberto Tesserin – ed è fondamentale partire da qui. L’acqua ci molesta a partire da un’altezza di 65 centimetri sul medio mare. Con le valvole saliremo a 88-89 centimetri e annulleremo l’80% dei disagi e dei possibili danni ai nostri capolavori. Saremo finalmente in salvo solo quando il Mose ci proteggerà anche dalle maree residue, quelle più severe. Allora potremo dire che i capolavori della più bella piazza del mondo non correranno più rischi».