La Stampa, 18 novembre 2017
Carige. «Tutti i tasselli vanno a posto». Sollievo dei controllori ma l’attenzione resta alta
Sollievo. È stata la parola più utilizzata ieri per commentare lo sblocco dell’impasse su Carige con la firma del contratto per il consorzio di garanzia dell’aumento di capitale. Sollievo degli investitori che avevano aderito in massa allo scambio del debito subordinato – Unipol, Intesa e Generali ma anche molti fondi specializzati e opportunistici -. Sollievo dei regolatori a Francoforte e dei tecnici del Mef, con lo spettro di una risoluzione o di un nuovo intervento pubblico che si allontana.
Gli impegni
«Tutti i tasselli stanno andando a posto», spiega un banchiere d’affari. La svolta, dopo la «moral suasion» del Tesoro, è arrivata nella tarda mattinata con la firma da parte della Malacalza Investimenti dell’impegno formale a partecipare all’aumento.
Al momento le banche del consorzio (Barclays, Deutsche Bank Credit Suisse) hanno raccolto impegni pari a circa il 50% dell’aumento di capitale. Gli impegni formalizzati dai soci forti per il proprio pro quota dell’aumento – Malacalza, Volpi, Spinelli, Coop Liguria e la Fondazione Carige – coprono da soli 140 milioni sui 500 milioni dell’aumento. Oltre a questi, alcuni soci e altri investitori hanno già manifestato la volontà di crescere nell’azionariato. Volpi dovrebbe salire fino al 9,9%, mentre la richiesta di Malacalza di salire al 28% non sarebbe, si spiega, di immediata esecuzione. Tra i nuovi soci, oltre a detentori di bond interessati a convertire, ci sarebbero anche alcuni fondi specializzati che hanno rilasciato delle sub-garanzie sull’aumento.
Regolatori
Resta comunque alta, si spiega, l’attenzione di autorità e regolatori. La speranza è che l’aumento vada in porto come previsto, ma prosegue comunque il monitoraggio della liquidità dell’istituto, controllando ogni possibile deflusso di depositi sia dei piccoli che dei grandi clienti generato dalla sfiducia verso l’istituto di credito. Pronti a far scattare quelle «misure preventive» a disposizione delle autorità europee. Interventi che prevedono anche la rimozione di parte o tutto il cda e la nomina di un amministratore straordinario per cercare risorse comunque private e tenere in piedi l’istituto. Nella giornata di giovedì, con il rincorrersi di voci sullo scontro per l’aumento di capitale tra Malacalza e le banche del consorzio, sui mercati erano circolati timori per una possibile corsa allo sportello da parte dei correntisti dell’istituto. Ma ieri sera anche questi strumenti «preventivi» sembravano allontanarsi, con una ritrovata «armonia» tra soci e banche che hanno allontanato le ombre più cupe.
I tempi dell’aumento
D’altra parte la banca genovese è da tempo sorvegliata speciale da parte delle autorità di vigilanza. L’aumento di capitale per 560 milioni segue una ricapitalizzazione da 840 milioni già realizzata dalla banca nel 2015 e una da 800 milioni del 2014. E l’aumento è stato deciso dopo che la Bce ha svolto un’ispezione tra febbraio e luglio a Genova imponendo il nuovo intervento entro fine anno, e a settembre ha quindi approvato il piano proposto che prevede anche una conversione di bond subordinati per 60 milioni.
L’obiettivo – una volta ottenuto il nulla osta al prospetto da parte di Consob – è quello di partire con l’aumento entro metà settimana prossima. Per quella data le banche che stanno lavorando con Carige contano anche di avere le offerte vincolanti per gli asset ancora da cedere (i crediti non performanti e Creditis).