La Gazzetta dello Sport, 19 novembre 2017
Alle “Iene” l’inizio della resa di Tavecchio
La «debacle è tecnica», dice Carlo Tavecchio all’inviato de Le Iene fatto incautamente entrare in auto che gli chiede conto del fallimento Mondiale. «Ventura ha avuto carta bianca, dal punto di vista tecnico la responsabilità è sua. Ha sbagliato». Ma il cedimento è innanzitutto umano, e, purtroppo per lui, è il suo. Gli occhi lucidi, la voce impastata, Tavecchio sembra sul punto di piangere. «Sono quattro giorni che non dormo...».
CONTE? FUOCO Dal fischio finale di Italia-Svezia, il Paese intero gli chiede spiegazioni. Tavecchio sceglie Le Iene per raccontare la sua versione, condita di qualche retroscena sulla scelta di Ventura – «Le dico una cosa che non ho detto mai: la mia prima scelta era Donadoni» – e un giochino, forse inopportuno, sul prossimo c.t., da cui traspare chiaramente quale sarebbe la sua prima scelta: «Allegri? Fuocherello. Mancini? Fuocherello. Conte? L’ha chiamato Conte? No, però fuoco». Peccato che tutti quanti, ma il tecnico del Chelsea in particolare, abbiano clausole di rescissione dai rispettivi club salatissime, e quindi «vedremo a giugno chi sarà libero, perché non credo – riconosce il presidente – ci sia gente in giro che abbia voglia di pagare milioni per lasciare».
EFFETTO DOMINO Tempi lunghi, dunque. Ma il rischio è che Tavecchio non ci arrivi. Il video de Le Iene sembra, almeno per l’immagine che il presidente federale dà di sé, l’inizio della fine. E politicamente, lo strappo annunciato da Gravina potrebbe causare un effetto domino. Cosimo Sibilia, a questo punto l’unico puntello della maggioranza, mercoledì aveva respinto l’ipotesi di scendere in campo già ora per la successione, ma contestualmente aveva condiviso con Tavecchio la necessità di trovare un consenso più ampio in Consiglio, in modo da avere la forza di andare avanti senza tirare a campare. Domani mattina si confronterà con il Direttivo della Lnd, che potrebbe non essere così compatto sul sostegno a Tavecchio. Senza considerare che con le dimissioni dei sette membri di Assocalciatori (4) e Lega Pro (3), unite alle assenze dei tre rappresentanti di A e alla presenza di quello della B (il Commissario Balata) solo come uditore, verrebbero a mancare 11 su 21 aventi diritto di voto, più della metà. Una condizione per cui il Consiglio federale potrebbe decadere. Nella migliore delle ipotesi, comunque, Tavecchio avrebbe solo la maggioranza semplice, insufficiente ad approvare certi provvedimenti che ne richiedono una allargata.
QUALE FORZA? Ma l’interrogativo è innanzitutto politico: se la maggioranza si rivelasse tanto risicata, con quale credibilità Tavecchio annuncerebbe all’Italia un piano di riforme straordinarie? Eppure, ieri sera continuava ad allontanare ipotesi di dimissioni. Tavecchio confida nel ritorno imminente in Consiglio dei rappresentanti di B e A per allargare la sua maggioranza. Un discorso che può valere per l’elezione più che possibile di Mauro Balata (giovedì l’assemblea elettiva), ma che per la Lega di A presenta ancora tante zone d’ombra. Tavecchio è sicuro che l’equilibrio trovato quando era più saldo al potere reggerà anche ora che è in una posizione di estrema debolezza?
E LA POLITICA... Debolezza subito annusata nell’ambiente. Il malcontento non si placa, difendere Tavecchio continua ad essere impopolare. Il presidente del Coni Giovanni Malagò stasera sarà ospite di Fabio Fazio, a Che tempo che fa. Il ministro Luca Lotti è già tornato sull’argomento, ieri, con una posizione stavolta più dura. «È il momento di rifondare il calcio, di non fare compromessi. Quello che mi auguro è che non si arrivi lunedì (domani, ndr) al solito compromesso dove il Consiglio federale si accorda su varie posizioni e si riparte facendo finta di nulla. Il ministro dello Sport, il governo e tutto il Paese si aspettano che non ci sia il classico accordicchio». Al fianco di Tavecchio, si schiera pubblicamente il solo Franco Carraro: «Rimanga con un progetto di rinnovamento».