Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  novembre 18 Sabato calendario

Di chi è davvero il Milan? «Li non ha nessuna miniera». Le ombre sulla proprietà cinese in un reportage del New York Times

Nei giorni dell’attesa per il verdetto dell’Uefa sul voluntary agreement e della due diligence del fondo Usa Highbridge per il rifinanziamento del debito con Elliott, i dubbi sulla proprietà del Milan sono finiti pure sulle colonne del New York Times, che ha pubblicato un reportage dei suoi inviati in Cina sulla miniera di fosforo attribuita a Yonghong Li.
Guizhou Fuquan Group: questo il nome della società indicata dai rossoneri come unica attività imprenditoriale del presidente in carica. I cronisti americani hanno visitato gli uffici dell’azienda trovandoli deserti e in disordine. Sulla porta d’ingresso era affisso un imbarazzante cartello che parlava di affitto non pagato. Già nello scorso mese di giugno Repubblica aveva rivelato l’impossibilità o quasi di rintracciare una società mineraria con quel nome. A fonti con rapporti di alto livello in Cina non risultavano contatti tra Yonghong Li e miniere di fosforo in quella regione. Diplomatici italiani in Cina non avevano informazioni sul neo-proprietario rossonero. E non sono state trovate tracce di Yonghong Li e familiari nei registri della provincia di Guizhou.Il New York Times aggiunge ora che la miniera di fosforo farebbe capo a una società chiamata Guangdong Lion Asset Management, con quattro proprietari cambiati in due anni, ma tra questi non compare Yonghong Li. Due di questi passaggi sono avvenuti a costo zero. Tra gli anelli di questa catena è stato individuato un certo Li Shangbing che successivamente ha registrato a Changxing una società chiamata Sino Europe Sports Asset Management, quindi appartenente alla galassia Sino Europe, quella che ha diede il via all’acquisto del Milan, salvo scomparire a fine marzo quando tutto è stato ricondotto alla Rossoneri Sport Investment in Hong Kong e Lussemburgo. Il Milan ha risposto rimandando alla valutazione positiva che studi legali, advisor e istituti finanziari, coinvolti nel “closing”, hanno effettuato sul patrimonio di Yonghong Li, miniera compresa.Queste ulteriori perplessità sulla figura dell’attuale presidente rossonero sembrano confermare le indiscrezioni sull’orientamento dell’Uefa dopo la riunione di nove giorni fa riguardo la richiesta di voluntary agreement del Milan. I commissari del Financial Body, chiamati ad applicare le regole del fair play finanziario, avrebbero apprezzato la serietà del piano della delegazione. Sarebbe piaciuta anche la presenza del Ceo di Milan China, Kam. Ma resterebbero le perplessità sulla mancanza di dettagli intorno alla proprietà.In questo clima è ammirevole la capacità di Vincenzo Montella di conservare equilibrio, disponibilità e ironia (rispetto a colleghi che sono spesso sgarbati o scelgono di parlare meno possibile): «Non dico più che serve la scintilla», sorride l’allenatore che ha usato questo termine prima delle ultime sfide con le grandi. Finora è sempre andata male. Questa sera a Napoli il Milan vuole evitare l’ennesima delusione da partitissima. Ma è solo uno dei tanti fronti aperti del club rossonero.