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 2017  novembre 18 Sabato calendario

Autopsia sul corpo di Riina. E il magistrato apre un fascicolo per omicidio colposo

CORLEONE Ci sono i vecchi e i giovani in piazza Falcone e Borsellino, nel giorno della morte di Totò Riina, sul quale il pm di Parma ha ordinato l’autopsia. I vecchi e i giovani di Corleone. I vecchi come il pensionato infastidito dalla telecamera, convinto con smorfia assolutoria di «una persecuzione» praticata su quel suo coetaneo che tanti sbagli avrà fatto, «ma pure Mussolini rovinò l’Italia». E i giovani come Salvatore, appena uscito dal liceo classico, infastidito dal bollo con cui Cosa nostra ha marchiato la sua vita: «Questi boss non hanno niente a che vedere con noi». E lo ripetono Toti, Alice, Giuseppe con la loro freschezza che aiuta a capire come in questa roccaforte dei «corleonesi» vivano tanti adolescenti stufi di andare in gita scolastica e imbattersi negli ammiccamenti di chi associa la città di Placido Rizzotto a Riina o Provenzano.
Ma a rafforzare gli equivoci ci sono quegli anziani che sembrano tirati fuori da foto d’epoca. Come due Corleone confuse fra loro. Da una parte sembra prevalere un rispetto per le «famiglie». Dall’altra, c’è chi prende coraggio guardando al comune sciolto per mafia e gestito da «tri fimmini», come dicono nei bar. Le «femmine» al potere sono tre vice prefette guidate dalla dottoressa Giovanna Termini, arrivate quando il municipio è stato sciolto per presunte connivenze. Con stupore degli stessi Riina che ai primi di settembre si sono visti recapitare per la prima volta in vita loro la bolletta della tassa rifiuti con arretrati per mille euro. Un affronto. Subito come accadrà per l’ormai certo divieto imposto dal questore a funerali fastosi. Da celebrare dopo l’autopsia disposta a Parma dal pm Umberto
Ausiello, ipotizzando il reato di omicidio colposo con fascicolo a carico di ignoti. Notizia accolta con stupore dopo le polemiche dei legali sulla mancata concessione degli arresti domiciliari. Un tecnicismo giuridico davvero ermetico per i non addetti ai lavori. Probabilmente utilizzato per l’assegnazione del caso al medico legale. Scelta subita da vedova e figli informati «in quanto persone offese». Scelta che non muta la riflessione del vescovo di Monreale contrario a funerali pomposi. 
Esplicito riferimento a quelli organizzati da Angelo Provenzano, il figlio dell’altro boss che mette a reddito i luoghi della violenza illustrati da cicerone. Come può accadere anche varcando la soglia del Bar Sweet dove alla parete campeggia un quadro di Lucia, la figlia pittrice di Riina, una montagna nera su fondo rosa, indicato dal padrone dell’esercizio, un ex vigile urbano: «Un regalo. Per lei è pubblicità. Che male c’è?».