Il Sole 24 Ore, 18 novembre 2017
Carige, i grandi soci approvano l’aumento
L’aumento di capitale di Carige da 560 milioni sembra pronto a partire. Dopo la grande paura dell’altro ieri, quando l’operazione sembrava appesa a un filo, è prevalsa la linea del buon senso da parte di tutti i protagonisti dell’operazione.
I grandi soci (quindi la famiglia Malacalza, Gabriele Volpi e Aldo Spinelli) e le banche del consorzio (Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays) hanno dato il proprio formale benestare. Il consorzio ha garantito il 100% dell’operazione.
L’aumento, secondo i rumors, potrebbe partire mercoledì prossimo dopo il sigillo di Consob alla pubblicazione del prospetto sull’emissione delle nuove azioni, che secondo quanto deciso negli scorsi giorni dal consiglio di amministrazione dovrebbero essere emesse al valore di 1 centesimo con uno sconto sul Terp tra il 26 e il 27 per cento.
Ma sullo sfondo ora sembrano concretizzarsi anche altri due pilastri a favore della ricapitalizzazione. In primo luogo, altre 3-4 controparti qualificate, sia italiani sia esteri, avrebbero formalizzato l’impegno a sottoscrivere l’aumento per una cifra attorno ai 30 milioni ciascuno. Insomma, nell’operazione entrerebbero, a sorpresa, nuovi soci con quote attorno al 5 per cento.
In secondo luogo, sembra vicino anche il potenziale supporto di Unipol, Generali e Intesa Sanpaolo (tramite Intesa Vita).
Le tre compagnie che hanno già aderito al piano di trasformazione del proprio debito subordinato in un’obbligazione senior, tagliando parte dell’esposizione, ora starebbero valutando anche la possibilità di convertire quote marginali dell’indebitamento in azioni.
Come è noto circa 60 milioni, dei 560 milioni di ricapitalizazzione complessiva prevista, sono riservati agli ex obbligazionisti subordinati. E così, considerato che lo switch tra debito ed equity sarebbe comunque per cifre marginali (seppure ancora da definire nel dettaglio) Unipol, Generali e Intesa Sanpaolo si sarebbero dette pronte a valutare l’opzione, pur di salvaguardare la banca.
Non ci sarebbe dunque alcuna chiusura delle tre istituzioni di fronte a questa opzione anzi un generale senso del dovere. Molto, in ogni caso, dipenderà da come si svilupperà la trama nelle prossime ore. E in questo senso, cruciale è stato l’impegno assunto dagli attuali soci forti di Carige che si sono formalmente resi disponibili a sottoscrivere l’aumento per le quote di competenza, condizione necessaria per ottenere la garanzia delle banche del consorzio. I contrasti manifestatisi nella notte di giovedì, quando nessun componente della famiglia Malacalza, a sorpresa, si è presentato a firmare il documento predisposto dal consorzio, sarebbero dunque stati superati.
Malacalza e Volpi si sono impegnati a sottoscrivere l’aumento per il 17,6% e il 9,9%. Mattia Malacalza, amministratore delegato di Malacalza Investimenti, ha firmato ieri mattina gli impegni della famiglia. La holding ha anche annunciato di aver chiesto l’autorizzazione alla Bce per rafforzare la propria posizione fino al 28% del capitale di Carige: il via libera dell’Autorità di Vigilanza non sarebbe ancora arrivato.
Inoltre sosterranno la ricapitalizzazione anche Coop Liguria e Aldo Spinelli, titolari del 3,4% del capitale, e altrettanto è intenzionata a fare la Fondazione, che però dovrà essere autorizzata dal Mef.
Infine c’è da registrare un certo interesse a sottoscrivere l’aumento, arrivato al termine del road show della scorsa settimana, da parte di alcuni investitori istituzionali esteri specializzati nel settore del credito.
A questo punto il titolo lunedì potrà essere riammesso alle contrattazioni di Borsa, in attesa di avere il via libera della Consob alla pubblicazione del prospetto informativo prima che l’operazione possa essere avviata.
È infatti ragionevole ipotizzare che tutto possa realizzarsi in tempi stretti in modo da permettere a Carige di chiudere la ricapitalizzazione entro il 31 dicembre 2017, come prescritto dalla Bce. L’operazione resta comunque sotto la stretta sorveglianza della Vigilanza europea.
Da segnalare che ieri, durante gli incontri che si sono succeduti tra il board, sarebbe stata anche concessa un’esclusiva a Credito Fondiario (che sarebbe anche pronto a investire una trentina di milioni nell’aumento) per l’acquisto del portafoglio di 1,4 miliardi di Npl della banca e per la piattaforma Gerica. Si tratta di un passo in più nel completamento del piano in vista dell’aumento.
E che il clima sia cambiato lo hanno testimoniato anche le parole arrivate dall’amministratore delegato di Carige, Paolo Fiorentino, sicuro di riuscire a far partire a breve l’aumento di capitale necessario per mettere in sicurezza la banca ligure. «Sono certo che saremo, tutti insieme, in grado di superare gli ostacoli che si frappongono da qui all’imminente partenza dell’aumento», ha scritto in un messaggio ai dipendenti. A questo punto sembra dunque mancare veramente poco per lasciarsi alle spalle la “vecchia” Carige e aprire una nuova fase per l’istituto.