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 2017  novembre 18 Sabato calendario

Droga, video hard e bombe carta al liceo Virgilio di Roma. La preside: «comandano in pochi, intimidiscono gli altri. E i genitori li difendono»

Genitori contro genitori. È infuocata la mailing list del comitato del Virgilio, lo storico liceo di via Giulia, in pieno centro di Roma, da settimane sotto i riflettori: dalla festa con alcol e droga nei giorni caldi dell’occupazione alle bombe carta esplose in cortile, fino al video di un rapporto intimo filmato, forse da uno studente, all’interno della scuola e inviato a decine di contatti su WhatsApp. Ma qui si litiga non solo per la gravità degli episodi che hanno per protagonisti i ragazzi, ma anche per l’atteggiamento (assolutorio) di alcuni padri. «È noto che questo sia sempre stato un liceo di sinistra — si sfoga una rappresentante di classe in cambio dell’anonimato — ma siamo stufi che pochi arroganti, nostalgici del ‘77, dettino legge...». A cosa si riferisce? «Di fronte a fatti cosi gravi, ci sono adulti che minimizzano. Le bombe carta? Per loro sono una goliardata. Meno male che la preside li ha definiti atti delinquenziali». Il livello di conflittualità, tra idee e modelli educativi, è tale che i più rigorosi stanno pensando di organizzare un sit-in con tanto di striscioni: «Inutile provare a dialogare, non è mai servito. Finora siamo andati con i piedi di piombo perché quelli sono aggressivi. Mia figlia è la prima a raccomandarmi di moderare i toni, perché teme di essere bullizzata». Se la prende con «lo sparuto gruppo che crea scompiglio», la madre della teenager tutta studio e gare sportive: «Qualche ex barricadero ha anche condiviso l’occupazione al punto di tenere lezioni. Li chiamano “virgilioti”, si tramandano la frequentazione del liceo quasi per via dinastica, di padre in figlio». Nell’assemblea di fine ottobre si è arrivati allo scontro sulla circolare emanata dalla dirigente d’istituto: «Si chiedeva di portare una dichiarazione che attestasse l’impossibilità per i propri figli di entrare a scuola a causa dell’occupazione. Mentre la preside parlava le hanno rivolto dei “buuuu”, come allo stadio... Possibile che si comportino in questo modo? Erano contrari al provvedimento perché, a loro modo di vedere, istigava i ragazzi a fare la spia». 

Si difende dalle accuse di voler sminuire la gravità dell’accaduto Marco Luzzatto, padre di una liceale, che marca la differenza tra essere un genitore autorevole e autoritario: «Non capisco perché si debba parlare in modo denigratorio di una scuola con 1.300 alunni continuando a inanellare una serie di episodi che accadono in ogni parte del mondo. Perché nessuno ricorda che siamo primi nella classifica di Eduscopio per l’indirizzo scientifico?». 

E sulla droga circolata alla festa punta il dito contro «l’ipocrisia mediatica»: «Lo spaccio c’è in tutte le scuole. Volete sapere dove si trova la migliore cocaina della città? Al Lucrezio Caro. I ragazzi hanno fatto una stupidaggine, non hanno ancora sviluppato il senso di responsabilità». Ma non sarebbe giusto rimproverarli? «A mio figlio ho detto che ai miei tempi gli spacciatori li portavamo dietro la palestra e non tornavano a casa sulle loro gambe».

Maria Egizia Fiaschetti





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In un mese è successo di tutto: il crollo di un soffitto del Cinquecento, un’occupazione con rave party, un video hard fra studenti postato sui social, bombe carta lanciate durante la ricreazione. Adesso anche la cocaina consumata a scuola. Non c’è pace per il Virgilio, il liceo classico di via Giulia dove l’anno scorso i carabinieri sono entrati per arrestare uno studente spacciatore. Dal primo settembre c’è una nuova dirigente scolastica, Carla Alfano. Oggi rivela senza mezzi termini l’esistenza di un «clima mafioso e intimidatorio all’interno della scuola da parte di un gruppetto di studenti. Con i genitori che li spalleggiano».
Preside, cosa succede?
«Che il 2016 aveva illuso tutti. Dopo la batosta data dai carabinieri, la situazione si era tranquillizzata, ma è durata poco. Prof, segretarie e collaboratori mi dicono che qui è così da anni». 
Il clima mafioso?
«Sì, le bombe dei giorni scorsi ne sono un esempio. Come scagliare il pallone con violenza contro altri studenti o fumare in faccia agli insegnanti. Significa: comandiamo noi, controlliamo il territorio». 
A chi si riferisce?
«Al fantomatico Collettivo. Ragazzi con i quali il rapporto non è mai cominciato. E pensare che in assemblea, dopo il crollo del tetto, avevo cercato di stimolarli affinché il Virgilio diventasse una guida per gli altri licei nelle rivendicazioni sulla sicurezza». 
E come è finita?
«Che non se n’è parlato più. C’è stata l’occupazione, un’iniziativa anormale, strumentalizzata. Una gazzarra: sesso, droga e alcol, altro che impegno politico. Questi qui non sanno nemmeno cosa sia. Sono una minoranza di soggetti che comanda su una maggioranza silenziosa, fin troppo silenziosa». 
Sono accuse pesanti.
«La verità è che in ogni classe ci sono loro rappresentanti. È come un vivaio: all’occupazione c’erano ex alunni di 22-23 anni. Adesso però ce ne sono anche di 14 anni. Hanno un atteggiamento di sfida, intimidiscono compagni e adulti. Senza parolacce, perché comunque vengono da famiglie della Roma bene. Sono subdoli e hanno trasformato questa scuola in un porto franco. Ma questa è una scuola pubblica, mica una lobby di studenti e genitori!». 
Abbiamo visto che circola droga.
«E tanta. Quando convochiamo padri e madri ci rispondono che gli spinelli servono per calmare i figli, che se consumano stupefacenti a scuola, in fondo non sono preoccupati, perché meglio in classe che per strada. Qualcuno è anche arrivato a rispondermi: “Vuol dire che qui c’è roba buona”».
Ma i prof non reagiscono?
«Alcuni hanno un altissimo profilo culturale, ma sono impauriti. Altri invece affrontano i provocatori, intervengono, rimproverano, mettono note sul registro. Ma è una lotta impari: ci sono genitori che gliele fanno togliere o che ricorrono al Tar contro le bocciature. E vincono. Ma c’è di più: ho il sospetto che ragazzi poco meritevoli ottengano voti alti in condotta. D’ora in poi controllerò di più...». 
Si è rivolta alla Procura?
«Ho sempre denunciato quello che accade qui dentro. L’occupazione dell’edificio con effrazione, i danneggiamenti, adesso le bombe carta. Che i genitori minimizzano: vogliono farle passare per petardi. Sono come i loro figli, che manipolano qualsiasi episodio. Prima il crollo, adesso quel video. L’altro giorno qualcuno ha premuto in contemporanea cinque pulsanti d’allarme antincendio costringendoci a far evacuare la scuola. E non era uno scherzo». 
Non le viene già voglia di mollare?
«Guardi, non ne posso più di mettere i migliori prof a pattugliare il cortile a ricreazione, né di perdere mesi di insegnamento fra proteste, denunce e dispetti. A volte vorrei andare a insegnare in periferia o nelle scuole dove ci sono i figli dei camorristi. Almeno lì saprei con chi ho a che fare».
Rinaldo Frignani