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 2017  novembre 17 Venerdì calendario

Cracco perde una stella Michelin

Carlo Cracco, la superstar tv dai mille progetti e dai mille impegni, perde una stella, Norbert Niederkofler del St Hubertus di San Cassiano, alfiere di una cucina intenta a valorizzare saperi, e prodotti dell’Alta Badia, entra invece nel ristretto Olimpo dei tre stelle che passa da otto (riconfermati Bottura, Alajmo, Crippa, Cerea, Beck, Feolde, Romito e Santini) a nove ristoranti. Queste le notizie che hanno segnato ieri al Teatro Regio di Parma la presentazione della guida Michelin Italia 2018. Sul palco Mike Ellis, direttore delle 25 guide Michelin di tutto il mondo, che ha ricordato come il nostro Paese con 356 locali stellati si confermi dopo la Francia quello con più riconoscimenti.
La pioggia di nuove stelle, 22, di cui due in Piemonte, si pensava più ampia. Solo tre sono i locali che passano da una a due stelle e sono il Vun di Andrea Aprea a Milano, la Magnolia di Alberto Faccani a Cesenatico e la Siriola di Matteo Metullio ancora a San Cassiano in Alta Badia, paesino che con 5 stelle raggiunge un record a conferma di quanto questa zona abbia saputo investire nell’alta ristorazione. Per gli ispettori della Michelin, che, come sempre in casi delicati, aprono un dossier e discutono collegialmente le decisioni, quest’anno il ristorante di Cracco non si è invece rivelato all’altezza dei criteri per cui si assegnano le due stelle. Queste non vanno solo allo chef, ma all’esperienza che si vive in un ristorante.
Cracco si è dichiarato tranquillo, vista la prossima apertura del nuovo locale: «Stiamo lavorando tantissimo ai nuovi progetti e non vediamo l’ora di accogliere a gennaio i nostri clienti nella sede in Galleria». Sui social però molti hanno visto la perdita della stella come una giusta punizione per uno chef che sembra passare più tempo in tv che in cucina. Perde una stella anche un altro big storico della ristorazione milanese, Claudio Sadler, che aveva due stelle da 14 anni: con eleganza ha messo su Instagram la targa con due stelle, di cui una incerottata: «Siamo al pronto soccorso ma guariremo presto, prometto!».
Le nuove stelle piemontesi sono nelle Langhe: Andrea Larossa dell’omonimo ristorante di Alba e Andrea Ribaldone del nuovo Arborina di La Morra. Nel suo caso si tratta di una conferma: aveva la stella già nel precedente locale i Buoi Rossi di Alessandria. «Ma – dice – sono felice perché non era facile inserirsi in un contesto come le Langhe».
La geografia gastronomica delineata dalla nuova guida sembra andare in controtendenza: il Sud resta al palo, nessuna nuova stella in Sicilia né in Calabria, né in Puglia. Due nuove stelle in Campania (la Serra a Positano e la Locanda del Borgo a Telese Terme in provincia di Benevento), una in Abruzzo con il D.one a Roseto. Cenerentole, Basilicata e Molise. «Però non bisogna – dice Marco Do, responsabile comunicazione Michelin – fermarsi alle stelle. La guida non è rivolta solo al popolo dei gourmet, ma a un pubblico più vasto, per cui sono da tener presente le segnalazioni dei Bib Gourmand, i locali dove il rapporto qualità-prezzo è ottimale e dove non si spendono più di 35 euro». La regione che ne vanta di più, sui 258 segnalati, è l’Emilia Romagna con 33. Al secondo posto c’è il Piemonte con 29 e al terzo la Lombardia con 28. Da notare, però, che tra le 22 nuove stelle del 2018 non c’è nessuna donna, anche se l’Italia è il Paese con più chef stellate al mondo.