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 2017  novembre 17 Venerdì calendario

Governo, Merkel alla prova sulla leadership

BERLINO «Ore di alto dramma nella politica tedesca» è una frase che dal 1945 si è sentita poche volte. Stanotte si è avvicinata alla realtà. Da quasi un mese, Angela Merkel guida i colloqui per la formazione della nuova maggioranza di governo e si è autoimposta la data del 16 novembre per arrivare a un accordo politico di massima con una coalizione di quattro partiti: la sua Cdu, la gemella bavarese Csu, i liberali e i verdi. Ieri, una riunione – 52 negoziatori presenti – è iniziata all’ora di pranzo ed è andata avanti, in diverse forme nella notte. La sua «drammaticità» (politica) sta nel fatto che avrebbe potuto finire in molti modi, con un ventaglio tra il successo e il fallimento.
La questione è rilevante per: ovviamente il governo della Germania che solitamente è stabile; per l’intera Europa che da oltre 50 giorni, dalle elezioni federali del 24 settembre, attende che il peso massimo della Ue torni a fare politica; per Frau Merkel che, se i colloqui fallissero, vedrebbe seriamente messa in discussione la sua leadership, anche tra i cristiano-democratici. Il fatto è che tra i quattro partiti le differenze sui punti del programma di governo sono molto ampie: negli ultimi giorni hanno cercato dei compromessi ma le distanze su questioni chiave come l’immigrazione, la lotta ai cambiamenti climatici, le tasse, le politiche sociali, il futuro dell’Europa rimangono. In più c’è il fatto che ogni decisione presa nella notte dovrà poi essere approvata da ognuno dei partiti coinvolti. Solo a quel punto, inizieranno i negoziati veri e propri per arrivare a un programma dettagliato di coalizione scritto, valido per i quattro anni di legislatura, e alla distribuzione dei ministeri. Un governo prima di Natale non ci sarà in ogni caso: forse si andrà a gennaio.
Ieri le riunioni hanno preso diverse forme, ristrette, allargate o nel «confessionale», cioè a quattr’occhi con Merkel. Prima che iniziassero, la cancelliera ha detto che spazi per un accordo ci sono e ha invitato tutti al compromesso. In effetti, i negoziatori hanno iniziato le riunioni con alcuni punti forti acquisiti: il bilancio pubblico non farà deficit per quattro anni; la tassa di solidarietà per le regioni dell’Est ex comuniste sarà via via abolita; gli aiuti alle famiglie di reddito basso e medio saranno aumentati; sul clima non si fisseranno date per la chiusura delle centrali a carbone e per la messa al bando dei motori a combustione interna ma un accordo complessivo sul tema ieri sera ancora non c’era. Molto, a cominciare dalla politica europea e da quella della Difesa, era ancora da concordare.
La spinta per trovare un compromesso è forte sul piano politico. Ieri, i quattro partiti hanno lavorato sapendo che, se avessero fallito, Merkel avrebbe stamattina stessa dovuto telefonare ai socialdemocratici per verificare la possibilità di una Grande Coalizione. La risposta probabile, «no», l’avrebbe mandata dal presidente federale per discutere l’eventualità di formare un governo minoritario – mai provato in Germania – oppure decidere per elezioni anticipate. Niente è facile, oggi, nemmeno a Berlino.