Corriere della Sera, 17 novembre 2017
La guerra delle spie (in Rete)
Nell’interminabile duello fra la Russia di Putin e alcune democrazie occidentali, la mossa più recente è il discorso pronunciato dalla premier britannica in occasione del pranzo annuale offerto dal Lord Mayor di Londra lunedì scorso. Theresa May ha ricordato l’annessione della Crimea e gli aiuti militari forniti da Mosca ai secessionisti del Donbass (la regione russofona dell’Ucraina orientale). Ma ha anche accusato i servizi russi di intrusioni cibernetiche nei sistemi elettorali stranieri e della diffusione di notizie false o foto truccate. Si riferiva in particolare a quella scattata dopo l’attentato al ponte di Westminster in cui una donna musulmana sembra passare accanto a una vittima senza dare alcun segno di orrore e compassione.
Il discorso della signora May ha ricordato a molti osservatori un’altra lite spionistica anglo-russa, scoppiata nel 2006, quando in un albergo londinese due agenti del Servizio federale di sicurezza (l’erede del Kgb), servirono una dose di polonio, diluito in una tazza di tè, a un ex collega, Aleksandr Litvinenko, che era «passato al nemico», secondo Mosca, ed era diventato cittadino britannico. Ma il caso delle false notizie potrebbe ricordare anche la storia di Radio Europa libera, raccontata dal New York Times del 14 ottobre. La Radio fu presentata al mondo come una spontanea iniziativa popolare, finanziata con le donazioni annuali della società americana.
M a era stata creata dalla Cia nel 1950 per alimentare «una campagna sovversiva contro i governi comunisti» del blocco sovietico. La raccolta dei fondi veniva organizzata ogni anno con molte iniziative promozionali, ma era in buona parte una messa in scena e copriva soltanto la trentesima parte di un bilancio che ammontava a trenta milioni di dollari.
I regolamenti di conti e le messe in scena dimostrano che i Servizi di due Paesi potenzialmente nemici sono contemporaneamente rivali e concorrenti. Non rappresentano soltanto gli interessi nazionali. Rappresentano e difendono anche se stessi, le loro tradizioni, i loro eroi, il ricordo delle battaglie vinte e perdute.
Nelle sue diverse incarnazioni il Kgb non ha mai smesso di onorare la memoria di Feliks Dzerzhinskij, fondatore della Ceca nel 1917, e quella di Jurij Andropov, direttore del Kgb dal 1967 al 1982, segretario generale del Partito comunista sovietico dal 1982 alla morte nel 1984. La Cia, intanto, continua a ricordare le gesta dell’Oss (l’Organizzazione dei servizi strategici) durante la Seconda guerra mondiale, e Allen Dulles, direttore della Cia dal 1953 al 1961. Mentre la Gran Bretagna è riuscita a fare del proprio Intelligence una orgogliosa specialità nazionale, artistica e commerciale.
I russi sono stati particolarmente aggressivi e spregiudicati, soprattutto durante la campagna per la elezione del nuovo presidente. Ma tutti in questi anni hanno praticato brillantemente, anche se con spirito e intenzioni diversi, l’arte dell’inganno; tutti hanno saputo fare un uso spregiudicato e brillante delle nuove tecnologie spesso rubandosi a vicenda i ferri del mestiere.
Le cronache degli scorsi anni hanno dedicato molto spazio a Edward Snowden, «esule» in Russia, dopo aver regalato al mondo molti segreti americani. Quelle più recenti hanno raccontato la storia di Jake Williams, un hacker della National Security Agency (la terza gamba, con Cia e Fbi, dell’Intelligence americano) che faceva, a quanto pare, un mestiere non troppo diverso da quello dei suoi colleghi russi e che è stato smascherato sulla Rete. Gli americani, comprensibilmente, sospettano i russi. Ma in un mondo di bugie e inganni non sarà facile conoscere la verità. È consolante tuttavia sapere che per eliminare una spia del Paese avversario non sia più necessario sopprimerlo fisicamente. Basta rivelarne la identità su Facebook.