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 2017  novembre 16 Giovedì calendario

Il ricorso di B. alla Corte Ue non lo renderà candidabile

Il conto alla rovescia ormai si è quasi concluso. E le agende di Arcore sono quasi arrivate alla data fatidica: 22 novembre 2017. Tra sei giorni a Strasburgo si materializzeranno quattro avvocati italiani: Niccolò Ghedini, Franco Coppi, Piero Longo e Andrea Saccucci. Imboccheranno Allée des droits de l’Homme ed entreranno alla Corte europea dei diritti dell’uomo per discutere la causa numero 58428/13: Silvio Berlusconi contro l’Italia. È l’ultima carta nella manica dell’ex premier, espulso dal Senato nel 2013 dopo la condanna per frode fiscale e incandidabile fino al 2019, come previsto dalla legge Severino.
Secondo il ricorso studiato dai suoi legali, però, la norma votata nel 2012 non poteva essere applicata per reati commessi prima della sua approvazione, visto che i fatti contestati all’ex Cavaliere risalgono al 2004. In più la misura dell’incandidabilità sarebbe un’ulteriore pena per gli stessi fatti, e non una sanzione accessoria. Il governo italiano – nella memoria curata dal magistrato Maria Giuliana Cinivini per la Farnesina – nega la natura penale dell’incandidabilità e sottolinea che la legge Severino è entrata in vigore prima della condanna definitiva di Berlusconi: non c’è dunque alcuna violazione dei diritti dell’ex premier.
È tutto qui il cuore dell’udienza di Strasburgo. Che sarà breve e segretissima, come segreto – secondo la procedura – è anche il nome del relatore. Più lunghi i tempi di pubblicazione della sentenza: si parla di almeno 6/8 mesi, e secondo l’avvocato Longo è “improbabile che il tutto avvenga entro il mese di febbraio del 2018”. Cioè in tempo per le prossime politiche. È per questo motivo che Berlusconi ha fretta. “Sarebbe davvero clamoroso se non mi venisse resa giustizia in tempo per le elezioni politiche. Mi auguro che i giudici di Strasburgo tengano conto anche di questo nello stabilire i tempi della sentenza”, diceva ieri il pregiudicato al Messaggero, spiegando di non voler fare previsioni sulla decisione che prenderanno sul suo caso i 17 componenti della Grande Camera. È la Corte chiamata in causa su questioni che rischiano di entrare in contrasto con una decisione presa in precedenza. Su Berlusconi, i giudici europei potrebbero contraddire due sentenze della nostra Corte costituzionale: quelle su Luigi De Magistris e Vincenzo De Luca, che definiscono la Severino come una norma non penale, citando la giurisprudenza Ue.
Che faranno ora a Strasburgo? Smentiranno le loro stesse decisioni? Non sarebbe la prima volta. Nei ricorsi dell’ex premier, infatti, si cita una sentenza emessa nel 2014: l’Italia era stata sanzionata per aver processato due volte Franzo Grande Stevens. Una condanna amministrativa della Consob e un processo penale, per i giudici europei violavano il principio del ne bis in idem. Passano due anni e la Cedu fa marcia indietro bocciando i ricorsi di due imprenditori norvegesi: arrestati per evasione, avevano pagato una multa ma erano anche stati condannati a un anno di prigione. In quel caso, però, per la grande Camera mancava una “connessione sostanziale e temporale sufficientemente stretta” tra i due procedimenti. Un principio ignorato nella sentenza Stevens. Insomma a Strasburgo può succedere tutto e il contrario di tutto. Ed è per questo motivo che Berlusconi incrocia le dita.
Molti degli attori del caso B, poi, sono legati da una sigla: Sioi, Società italiana per l’organizzazione internazionale, ente vigilato dalla Farnesina e presieduto dall’ex ministro Franco Frattini.
Ne fa parte la professoressa Ersigliagrazia Spatafora, che ha scritto un libro con lo stesso Frattini ed è stata nominata agente del governo italiano alla Cedu dal ministero degli Esteri nel 2008. È la giurista che nel caso di Bruno Contrada ha considerato il reato di concorso esterno come una “creazione della giurisprudenza”: un autogol che ha fatto annullare la condanna dell’ex poliziotto. “La condotta degli agenti italiani è chiaramente influenza dal governo”, ha raccontato a Fq Millennium una fonte che ha lavorato nella Cedu. Come la pensa quindi Angelino Alfano sul caso Berlusconi? L’ha già detto nel 2013: “È ingiusta l’applicazione retroattiva della Severino, perché le sanzioni afflittive possono essere applicate solo per il futuro”. Fanno parte del Sioi anche Ida Caracciolo, indicata dal governo come giudice ad hoc per sostituire il magistrato italiano Guido Raimondi, che si è astenuto. E il professor Bruno Nascimbene, uno dei consulenti ingaggiati per studiare il ricorso a Strasburgo. Dove B. si gioca il tutto e per tutto. Probabilmente per l’ultima volta.