Il Messaggero, 15 novembre 2017
Sigarette e cuore in fumo
Negli ultimi 50 anni il fumo ha causato circa 60 milioni di morti (più che 2 guerre mondiali) ripartite tra paesi industrializzati e paesi emergenti in un rapporto di 2 a 1. La metà circa di coloro che hanno iniziato a fumare nell’adolescenza, rischia malattie (non solo del polmone) legate al fumo in un’età compresa tra i 35 e 69 anni con una perdita di aspettativa di vita di circa 20-25 anni rispetto ad un non fumatore.
A livello cardiaco il fumo è dannoso attraverso vari meccanismi che vanno dall’aumento della richiesta di ossigeno del cuore (perché incrementa sia la frequenza cardiaca che la pressione arteriosa) alla riduzione dell’apporto di ossigeno (poiché il monossido di carbonio contenuto nel fumo si lega all’emoglobina formando una sostanza, la carbossiemoglobina, che ha capacità ridotte di trasportare l’ossigeno ai tessuti). Può, inoltre, favorire aritmie o dare spasmi coronarici ed è stato dimostrato in numerosi studi il rapporto tra infarto miocardico e numero di sigarette fumate.
IL RISCHIO
Un recente studio pubblicato sull’American Journal of Cardiology, analizza il rapporto tra fumo e malattie cardiovascolari in un periodo di circa 36 anni nell’ambito del Framingham Heart Study. Il più importante studio epidemiologico mai fatto al mondo sui fattori di rischio cardiovascolare.
Sono stati seguiti 5124 ragazzi arruolati tra il 1971 ed il 1975 e seguiti nella loro vita attraverso controlli periodici (pressione, altezza, peso, elettrocardiogramma, analisi del sangue ed altri test) fino al 2006, registrando ogni modifica del loro stato di salute o delle abitudini di vita. I partecipanti sono stati divisi tra maschi e femmine e tra fumatori e non fumatori. Si è in tutti valutato il rischio d’infarto o malattie vascolari dato dal fumo, indipendentemente da altre patologie. Negli anni la percentuale dei fumatori presi in esame si è ridotta passando dal 45% dell’inizio studio al 28.7% dopo 12 anni fino al 15% a fine studio.
Gli uomini che fumavano hanno avuto negli anni più del doppio tra infarto e malattie cardiache rispetto a chi non aveva fumato. Alle fumatrici è andata meglio (ma comunque i loro problemi cardiaci erano stati del 60% superiori rispetto a chi non aveva fumato).
Negli uomini l’aumento del rischio dei fumatori era costante negli anni indipendentemente dall’età. Nelle donne invece tale rischio era maggiore tra i 40 ed i 49 anni (oltre tre volte rispetto a chi non aveva fumato) e si riduceva fino al 20% nelle decadi successive. Quasi che, nelle più giovani, il fumo annulli gli effetti protettivi degli estrogeni sul cuore. Dopo anni in cui il fumo era in calo, in Italia quest’anno si registra un aumento. Questo dato porta a pensare che la strategia dei messaggi terroristici sui pacchetti siano ormai insufficienti per la generazione di internet.
È arrivato il momento di insegnare alle elementari (se sono adolescenti e’ già tardi) non solo l’inglese ma anche l’educazione sanitaria.
Direttore Cardiologia intensiva Policlinico A.Gemelli-Università Cattolica