Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  novembre 15 Mercoledì calendario

Di cosa si parla a Barcellona. Una griffe per gli ambulanti

Il logo è un disegno stilizzato che richiama tre elementi: l’onda del mare, il “cayuco” (l’imbarcazione di fortuna sulla quale hanno potuto raggiungere il continente europeo) e la “manta” (quel telo, o coperta, dove espongono la loro mercanzia, salvo poi scappare via con il fagotto richiuso in tutta fretta per sfuggire alla polizia locale). E se il disegno non fosse abbastanza chiaro, gli ambulanti di Barcellona hanno anche registrato la marca – si chiama “Top Manta”, proprio il nome con cui è conosciuta la loro attività – per dare il segnale di una svolta radicale. Non solo vogliono lasciare la strada, una vita da incubo in fuga permanente, ma puntano a creare una nuova forma di economia sociale e solidale. Magliette, felpe, berrettini e altri prodotti con il nuovo marchio – capi acquistati all’ingrosso e poi etichettati in modo perfettamente legale – si vendono da questa settimana in un negozio del quartiere multietnico del Raval, grazie a un accordo tra la libreria “Veus amb veu” e il Sindicato Popular de Vendedores Ambulantes. Ma questo non è solo un modo per entrare nel circuito della legalità e sfuggire all’accusa di reati contro la proprietà industriale, inevitabile per chi vende prodotti contraffatti. C’è anche, per molti di loro, la preoccupazione di non incentivare più la diffusione di capi prodotti in paesi asiatici in condizioni lavorative disumane.