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 2017  novembre 15 Mercoledì calendario

Ho seguito il ko dal Cafè Italia di Berlino. Non abbiamo vinto contro la Svezia ma le penne con le polpette del locale erano ottime

Ho seguito l’apokalypse azzurra, come la definiscono i tedeschi, al Cafè Italia di Berlino. Cafè, con una effe, un luogo reale, e un luogo mitico. C’è sempre un Cafè Italia per accogliere gli italiani esuli, in qualunque parte del mondo. Ho conquistato l’ultimo tavolo con un giorno di anticipo perché sono un cliente abituale, l’unico ormai a seguire le fortune dei miei rosanero del Palermo.
A soffrire con noi, lunedì sera, ho intravisto anche il nostro ambasciatore (lui fa il tifo per la Roma). Tra l’altro, al Cafè si mangia bene. Pochi piatti tradizionali, non solo pizza, pure le penne con le polpette, specialità della Little Italy a New York. Ricordate il film Big Night con Stanley Tucci? Infatti è frequentato anche dai tedeschi che vi vengono a vedere le partite della loro Bundesliga, la serie A teutonica. Sport über alles, come dovrebbe essere, e come mai è. Un’utopia. Il calcio unisce quando si perde, o non si vince. I tedeschi ci sono vicini. L’Italia eliminata è la notizia d’apertura sulle edizioni online di tutti i quotidiani nazionali. Sulla carta non so, perché a Berlino ricevo la prima edizione, che in Germania va in stampa molto prima di cena. Ma sulla cartacea Bild, stampata anche a Berlino, accanto alla notizia dell’aumento per i pensionati (43 euro in media), appare il volto di Buffon in lacrime, «WM ohne Italien», preferisco non tradurre.
All’interno il commento che interpreta il sentimento di milioni di tedeschi: «Schade für die WM, gut für uns», peccato per i mondiali, bene per noi. Il calcio è un gioco inventato dagli inglesi, in cui alla fine vincono i tedeschi, si ripete in Gran Bretagna. A meno che i crucchi non finiscano contro l’Italia. Contro di noi perdono sempre, l’ultima volta in semifinale, proprio allo Stadio Olimpico, quello di Hitler, a pochi chilometri dal mio Café Italia. In quale altra capitale al mondo sarebbe possibile che il ritrovo dei Gastarbeiter, i lavoratori immigrati, e dei diplomatici e dei giornalisti tifosi, possa sopravvivere in pieno centro?
Loro sono sportivi, amano confrontarsi con gli avversari ottici, e da decenni attendono la rivincita contro gli azzurri. Le amichevoli non contano, neanche i campionati europei. A Mosca l’anno venturo non ci sarà il derby d’Europa, azzurri contro bianchi, e a loro dispiace. «Mamma mia, Italia!», è un altro titolo del popolare quotidiano. Anche i suoi lettori non hanno bisogno della traduzione. Come è abitudine della Bild, si punta sull’aspetto umano. Ovviamente su Gigi, cioè Buffon. Non solo perché è scoppiato in lacrime. Ha salvato l’onore dell’Italia, scrivono, perché ha applaudito l’inno svedese mentre San Siro lo fischiava. Una figuraccia. Si può perdere con stile.
Lo so, non si deve esagerare. Una partita di calcio non è una tragedia nazionale. Ma le vittorie della Ferrari guidata da Schumacher facevano bene al nostro export. Un simbolo positivo per il Made in Italy, dal vino agli elettrodomestici. Se vale in positivo, conta in negativo. La nostra non vittoria non è colpa dei giocatori mandati allo sbaraglio e da un trainer non all’altezza, della sfortuna o dell’arbitro che non ci ha dato un rigore. Il calcio come il resto del paese, bloccato da leader dalla mentalità vecchia, anche se sono giovani, giunti al potere per altri giochi di squadra, e non sempre per i loro meriti. In politica e in economia si può dare la colpa agli altri, a Frau Angela tanto per cambiare, o si può bluffare vantando successi presunti (siamo in ripresa, ma il distacco tra noi e il resto d’Europa aumenta). Allo stadio il risultato non si contesta. Mi dispiace per quanti, lunedì sera, non sono riusciti neppure a entrare al Cafè Italia, e hanno seguito la partita dalla strada, attraverso la vetrina, con un paio di gradi sopra lo zero. Come negli anni Cinquanta, quando la Tv era un lusso, e ci si ammassava davanti ai negozi di elettrodomestici. Non abbiamo vinto, ma le penne con le polpette erano ottime.