Corriere della Sera, 15 novembre 2017
Chiamata Nostra
La storia della coppia di Domodossola bersagliata di telefonate dopo che il numero di cellulare del marito, corrispondente a quello di un personaggio di fantasia, era apparso in una fiction di Canale 5 ribalta i luoghi comuni sull’italiano medio, che decine di secoli e testimonianze descrivono cinico e fifone. Nella serie televisiva «Rosy Abate» un mafioso lascia un biglietto minatorio con il proprio numero di telefono alla temibile protagonista. Qualunque storia inventata conta sulla sospensione di incredulità da parte degli spettatori. Ma stavolta la regola funziona a tal punto che decine di persone prendono quel numero per vero, lo annotano e lo chiamano. C’è chi chiede raccomandazioni e chi attacca frontalmente i malvagi. Un tizio scambia la quieta signora di Domodossola per Rosy Abate in persona (benché il telefonino non fosse il suo nemmeno nella finzione) e le grida impavido: «Non mi fai paura. Vengo lì e ti ammazzo!».
Sorprende che un popolo di diffidenti come il nostro, convinto che dietro ogni faccia si nasconda sempre una fregatura, finisca per scambiare le scene di un film per scampoli di vita vera. Ma sorprende ancora di più che, in un Paese dove spesso davanti al crimine si crede sia buona norma girarsi dall’altra parte, molti decidano di telefonare a un mafioso per dirgliene quattro. A meno che, ma qui entra in ballo Machiavelli, chi ha chiamato sapesse benissimo di essere in linea con Domodossola, e lo abbia fatto solo per provare il brivido di giocare all’eroe al costo di una telefonata.