Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  novembre 13 Lunedì calendario

Farci comandare dall’Europa 
ci costerà di più

Matteo Renzi l’ha ripetuto come fosse una filastrocca, e a ruota l’ha seguito ogni volta l’altro Matteo, il leader della Lega: l’Italia paga più di quanto riceve all’Unione europea. Non c’è dubbio che sia così, tanto è che negli ultimi 10 anni se ne sono andati netti più di 50 miliardi di euro, la differenza fra quanto versato per contribuire al bilancio dell’Unione europea e quanto incassato invece con i vari fondi che da Bruxelles arrivano in Italia. Siccome la sproporzione c’è ed è evidente, ogni volta che nei vertici internazionali gli altri leader europei non concedevano all’Italia un po’ di flessibilità richiesta, ecco lì che perfino il Renzi premier (l’ultima volta a un vertice di Tallin), minacciava: allora noi non paghiamo, al massimo versiamo solo quello che riceviamo in cambio. Qualche volta la velata minaccia ha funzionato, le ultime volte no. Era dunque giunto il momento per l’Italia di mettere in atto la propria minaccia e cominciare a trattenere almeno una piccola parte di quell’obolo. 
Dal dire al fare ci deve essere di mezzo proprio un grande mare, perché non solo il nuovo premier Paolo Gentiloni e lo stesso ministro di prima che ha le chiavi della cassa, cioè Pier Carlo Padoan, titolare dell’Economia, hanno continuato a versare alla Ue allegramente quello che veniva richiesto, ma addirittura hanno deciso di aggiungerci qualcosina in più. L’amara sorpresa arriva dalle tabelle della legge di Bilancio, capitolo «L’Italia in Europa e nel mondo», da cui si capisce come nell’anno in corso il 2017 alle casse europee siano stati versati 17,8 miliardi di euro puliti puliti. Per il 2018 invece di ridurre, l’Italia verserà quella stessa somma aggiungendoci 50 milioni di euro, che a molti possono sembrare una mancetta rispetto a bilanci di questo tipo, ma è una somma con cui si sarebbero potute fare cose di una certa importanza sul territorio nazionale. E già ora grazie al voto con cui la legge di bilancio che è triennale verrà alla fine suggellata dal Parlamento, si sa che nel prossimo biennio l’Italia si svenerà ancora di più per quella Europa che è subita e assai poco amata dai suoi cittadini. Lo stanziamento per il 2019 salirà infatti a 18 miliardi e 510 milioni, con un aumento di 660 milioni di euro rispetto al 2018 e di 710 milioni di euro rispetto a quanto l’Italia spende oggi. Ed esattamente come le tasse che di volta in volta aumentano sempre, lo stanziamento per il 2020 che Padoan e Gentiloni hanno inserito nella legge di bilancio ora in discussione salirà ancora a 19,1 miliardi di euro, con una crescita di 590 milioni rispetto all’anno precedente, di un miliardo e 250 milioni rispetto al 2018 e di 1,3 miliardi rispetto a quanto l’Italia oggi spende per mantenere quella macchinona in gran parte inutile dell’Unione europea. Negli ultimi dieci anni facendo sbellicare di risate gli euroburocrati l’Italia ha sempre messo mano al proprio portafoglio con uno sbilancio di fondi via via più sensibile: l’obolo è infatti cresciuto alla fine di questo percorso di più di 5 miliardi di euro l’anno. E la differenza fra quanto versato e quanto ricevuto in cambio è stata in media vicino ai 6 miliardi di euro l’anno, quelli che avremmo dovuto smettere di pagare visto che al momento buono l’Italia non viene mai trattata come un paese che si svena per gli altri, ma come uno degli ultimi costretto a mettersi in fila con il cappello in mano per avere sempre meno del dovuto. 
Con la nuova legge di bilancio salirà all’interno di quella somma totale il contributo che l’Italia versa alla Ue a titolo di risorse proprie basate sul reddito nazionale lordo e sull’imposta di valore aggiunto. Da 15,25 a 16,4 miliardi di euro. Crescono di 100 milioni di euro anche le somme che finanziano il bilancio della Ue a titolo di risorse proprie tradizionali: da 2,6 a 2,7 miliardi di euro. Per altro il capitolo complessivo «L’Italia in Europa e nel mondo» scende impercettibilmente come stanziamenti nel 2018 e nel 2019 per poi avere una impennata nel 2020, quando passerà da 21,4 a 26,2 miliardi di euro. La beneficenza continua...