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 2017  novembre 12 Domenica calendario

Roma città dei «nuovi poveri». Aumentano i disoccupati e il 45% dei senza-casa è italiano

È la casa la protagonista di Roma, la casa che c’è (magari sfitta) e quella che manca, la casa occupata e quella sfrattata, sono i senza casa o chi, pur avendola, ci vive in una situazione di povertà e degrado. Casa come metafora delle nuove povertà della Capitale, analizzate e raccontate nel rapporto ’La povertà a Roma: un punto di vista’, elaborato dalla Caritas diocesana e presentato ieri. Questione abitativa e accesso all’edilizia residenziale pubblica sono, dunque «cronaca di una continua crisi annunciata». Così, denuncia la Caritas, «il rapporto difficile con la casa può ragionevolmente essere assunto come indicatore concreto di malessere e di fragilità sociale». In una situazione cittadina sempre più difficile dove «accanto alla povertà più tradizionale e visibile, in particolare quella dei senza dimora, emerge una classe di nuovi poveri che pagano un affitto, che lavorano o hanno lavorato e che però non hanno di che vivere».
Effetto anche della grave crisi occupazionale. In 10 anni il tasso di disoccupazione a Roma è passato da 7,2 % al 9,8. La disoccupazione giovanile è al 40,2%. Nell’edilizia la crisi ha cancellato 35mila posti di lavoro. Mentre si stimano 308mila lavoratori irregolari nel terziario. È dunque una povertà romana. Sono infatti italiani oltre il 45% degli utenti dei servizi Caritas. Ed emerge «la paradossale ’questione anziani’. Roma è una città di anziani che però non è fatta per gli anziani». Eppure sono ormai quasi il 22% della popolazione cittadina, con punte tra il 30 e il 44% in centro. Ma ben il 30% è a rischio povertà. Rischio che diventa quotidianità per «il popolo dei ’senza dimora’», che viene stimato intorno alle 7.500 persone, ma secondo altri calcoli addirittura 14-16mila. Tra loro molti immigrati, però il 45% è composto da italiani, il 33,5% possiede un diploma di scuola media superiore. E oltre il 34% è in strada da più di 4 anni: «Una volta finiti in strada non è facile uscirne». Chi sono? La Caritas ne fa un lungo elenco. «Vi si ritrovano: persone senza dimora poco competitive sul mercato del lavoro (una sorta di esodati informali); anziani con vissuti da homeless di lungo corso (con almeno 10 anni di strada e caratterizzate da un declino psicofisico adattivo); giovani attivabili al lavoro (tra i 20 e i 45 anni); persone coinvolte in percorsi sanitari (dimissioni da ospedali, malattie croniche invalidanti); persone con problematiche psichiche diagnosticate (seguite dai Centri di Salute Mentale); persone con problematiche di droga e di altre dipendenze; senza dimora diventati tali a causa di violenze domestiche (in particolare donne e bambini); senza dimora diventati tali a seguito di un progetto migratorio fallito o transito migratorio nella città di Roma». Ma, avverte la Caritas, «la povertà può assumere anche sembianze imprevedibili: forme di vero e proprio barbonismo domestico, cioè persone che si riducono in abbandono totale pur essendo proprietari di una casa».
Casa che per tanti non c’è. Nella Capitale sono oltre 130mila gli alloggi sfitti, mentre l’emergenza casa coinvolge più di 30mila famiglie, tra queste 5mila persone vivono in case occupate abusivamente. Circa 1.300 sono ’assistite’ nei residence al costo di circa 30 milioni di euro l’anno, in mini-alloggi con costi mensili esorbitanti che variano dai 2.400 euro a oltre 4mila: «Una voragine per la spesa pubblica del Campidoglio». E le iniziative comunali non funzionano. «Il contributo all’affitto, oltre che inadeguato nell’importo, viene pagato con enormi ritardi, e sono migliaia le famiglie in attesa di pagamento». Mentre «il contributo per morosità incolpevole, al di là della definizione roboante, a Roma è un gigantesco flop. Nel 2014 sono stati solo 32 gli aventi diritto, nel 2015 è stata definanziato, nel 2016 ancora non sappiamo».
Manca un’offerta abitativa in affitto a prezzi accessibili. La quota degli alloggi in affitto sociale è il 4,3 % a fronte della media europea del 13,7%. Nel 2016 sono state sfrattate con l’intervento della forza pubblica 3.215 famiglie (+6%), il doppio di Milano. «Questi dati di Roma, virulenti se pur incompleti, con uno sfratto per morosità ogni 279 famiglie in locazione nel 2016 (con la media nazionale a uno ogni 419), sono parte degli indicatori del disagio e del fabbisogno abitativo, e dovrebbero far riflettere sull’imbarazzante sproporzione tra domanda casa e politiche d’offerta sociale».
In tutto questo prende purtroppo piede «il luogo comune della ’guerra tra poveri’» in relazione «alla comparsa e alla crescita repentina dei migranti nelle graduatorie dell’edilizia residenziale pubblica, quasi come se gli immigrati andassero a occupare uno spazio nell’ambito del welfare abitativo, impedendo l’accesso al bene casa a segmenti bisognosi della popolazione italiana ». Già ma quanti sono davvero gli immigrati nella Capitale? Nella provincia l’incidenza è pari al 12,5 %, un valore inferiore rispetto a Milano o Firenze. Nel Comune di Roma gli stranieri sono il 13,1% ma il 44,3 % sono europei. Mentre i richiedenti asilo ospitati nel territorio provinciale sono 4.063. Meno degli impegni presi. I centri Sprar gestiti da Roma Capitale hanno visto diminuire di oltre 700 posti la propria capienza, mentre nei Cas gestiti dalla Prefettura mancano quasi 2mila posti. Insomma, denuncia la Caritas, «il sistema complessivo è perennemente in affanno».