La Stampa, 11 novembre 2017
Fipronil, aviaria e meno galline mancano uova nei supermarket
È una situazione un po’ a macchia di leopardo, che interessa soprattutto le città del Nord, ma che di qui a fine anno rischia di contagiare un po’ tutta Italia. In molte catene della grande distribuzione, infatti, da un po’ di tempo scarseggiano le uova. E la situazione di qui a Natale, quando i consumi per colpa di panettoni, tortellini, ravioli e ripieni vari andranno al massimo, rischia di aggravarsi sempre di più.
Per non dire poi dei prezzi, che sui mercati all’ingrosso rispetto a un anno fa sono già aumentati quasi del 60%. Le scansie di molti supermercati già di prima mattina sono vuote ed in molti casi spuntano cartelli rivolti ai consumatori per segnalare le «difficoltà di approvvigionamento» e scusarsi con la clientela per l’eventuale disagio. Il «Fatto alimentare», quotidiano on line indipendente specializzato in tematiche alimentari, sollevando il caso nei giorni scorsi ha contato ben 9 punti vendita con scaffali vuoti o semivuoti solo a Milano. Un fenomeno trasversale che interessa tutte le principali catene, da Coop a Esselunga, da Pam a Simply sino a Pennymarket e Lidl e Unes. E segnalazioni analoghe sono poi arrivate anche dal Piemonte (il supermercato Carrefour di Pinerolo) e dalla Liguria, dove la Coop conferma problemi un po’ in tutti i suoi punti vendita (36 supermercati e 7 iper).
Stop a 4 milioni di ovaiole
Ma cosa sta succedendo? Succede che ben 4 milioni di galline ovaiole, sui quasi 50 milioni che compongono il parco italiano, sono uscite dalla produzione. In pratica, secondo le stime di Assoavi, l’associazione nazionale degli allevatori a cui fa capo il 70% del mercato, manca all’appello un buon 10% di produzione. Colpa dello scandalo-Fipronil, sostanza che pur essendo vietata veniva utilizzata dagli allevatori per combattere i parassiti, e che ha costretto a fermare per uno-due mesi tutti gli impianti sottoposti a interventi di decontaminazione (per fortuna pochi in Italia). Ma colpa anche del ritorno dell’aviaria, che dall’Europa si è diffusa in Lombardia, Veneto ed Emilia dove si concentrano gli allevamenti più importanti; e colpa dei lavori di riconversione (da allevamenti in gabbia ad allevamenti a terra), chiesto a gran voce dalla grande distribuzione, che ha comportato un ulteriore taglio della capacità produttiva. E così se fino al 2016 con circa 12,9 miliardi di uova prodotte ogni anno l’Italia era più che autosufficiente, adesso il Paese è in affanno. Anche perché, segnalano da Coop Italia, in parallelo si registra un aumento significativo della domanda estera che ovviamente mette ulteriormente in tensione questo comparto. Problema non da poco se si considera il consumo medio pro-capite degli italiani è pari a 218 uova all’anno, 142 consumate tal quali e le restanti 76 sotto forma di pasta, dolci e preparazioni alimentari di vario tipo.
Biologico oppure no?
Secondo il gigante cooperativo, che oltre alla Liguria e a Milano segnala problemi di forniture anche a Firenze, le difficoltà non riguarderebbero tanto le forniture di uova a marchio Coop (filiera tutta biologica, iper controllata e certificata) che sino ad oggi sono state sempre garantite, quanto quelle delle altre marche. «La crisi interessa un po’ tutta Europa» conferma il direttore generale di Assoavi, Stefano Gagliardi. Che però lancia una frecciata all’indirizzo della grande distribuzione, che da un po’ di tempo a questa parte «chiede solamente uova alternative, biologiche e prodotte a terra, dimenticandosi che in Italia il 60% degli impianti è fatto da allevamenti in gabbia. È chiaro che in questo modo si restringe notevolmente il campo e possono esserci difficoltà».
L’effetto sui prezzi
Inevitabile che una situazione del genere abbia un impatto molto forte sui prezzi. L’ultimo bollettino della Camera di commercio di Forlì, che in Italia è il più importante mercato all’ingrosso di prodotti avicoli, a ottobre segnalava infatti aumenti delle quotazioni anche del 25% rispetto al mese precedente. In un anno, stando invece alle rilevazioni effettuate dalla Commissione europea, il prezzo delle uova in Europa è aumentato del 47,5% (a quota 163,94 euro al quintale). Con un picco che in Italia ha toccato il 57,3%. E se finora la frustata non è arrivata anche nella borsa della spesa è solo perché l’80% dei contratti all’ingrosso delle uova non è legato ai prezzi spot ma a contratti di lungo termine. Ma è solo questione di tempo.