Il Sole 24 Ore, 12 novembre 2017
Se i cinque giganti dell’hi-tech valgono il Pil della Germania. Apple, Google, Amazon, Facebook e Microsoft capitalizzano 3.350 miliardi di dollari
Apple, Google, Microsoft, Amazon e Facebook. Così nell’ordine. Le cosiddette «big five», sono le cinque maggiori società per capitalizzazione di Borsa nel mondo e appartengono al settore hi-tech. Sono tutte americane. Ma sono tallonate dalla cinese Alibaba, ormai al sesto posto. Hanno preso il posto delle major agloamericane nei settori più tradizionali che rappresentavano fino a pochi anni fa il principale carburante dei mercati finanziari: le società petrolifere, il farmaceutico, l’industria aerospaziale, l’automotive. Il digitale in pochi anni ha sbaragliato il tavolo da gioco. Con dei multipli che spaventano per la rapidità della crescita se paragonata all’economia reale. Almeno per come l’avevamo pensata fino all’altro ieri. L’ultima vicenda in ordine di tempo riguarda Alibaba, il colosso cinese di e-commerce fondato dal miliardario Jack Ma. I cinesi, si sa, sono molto legati alla simbologia dei numeri e alla cabala. I loro Piani governativi di sviluppo sono sempre di otto anni perché l’8 è il numero fortunato. Numero perfetto che gira su se stesso e ricorda l’infinito. Lo stesso discorso vale per i consumi. Ieri si è “celebrato” l’11/11, la giornata in cui i ragazzi in Cina si laureano diventata negli anni, con la diffusione dei social network, il «single day», sorta di festa nazionale dello shopping online. Quello che gli americani chiamano «black friday», esportato anche da noi come Halloween, e che ci “torturerà” nelle prossime settimane (il 24/11). Ebbene ieri nei primi due minuti dell’11/11 cinese, Alibaba ha fatturato la stratosferica somma di un miliardo di dollari. Proprio così: un miliardo di dollari in due minuti. Sembra uno scherzo, ma non lo è. E non è a pensarci bene una vera sorpresa questo risultato: queste gigantesche società di servizi, come Alibaba e Amazon, sono diventate il negozio del mondo. In Cina, 1,3 miliardi di abitanti, ogni cinque acquisti online, quattro avvengono su Alibaba. In settimana negli Stati Uniti sono usciti i conti disastrosi del gigante dei mall Macy’s. E più di un commentatore ha parlato di «Apocalisse del retail». Insomma più che da allarmarsi c’è da attrezzarsi per tempo per resistere all’avanzata dell’e-commerce. WalMart, ad esempio, ci sta provando a fare concorrenza ad Amazon con le vendite online, favorita dalla possibilità di attivare delle consegne attraverso la sua capillare rete di centri commerciali negli Stati Uniti. La stessa strategia, al contrario, la sta attuando Alibaba che in Cina ha acquisito da poco una catena di retail tradizionale e ci sta investendo pesantemente per avere la possibilità di consegnare i prodotti acquistati sul sito nelle località più remote dello sterminato Paese. L’onda lunga di questo successo arriverà anche da noi. Costringendo il retail tradizionale a ripensarsi. In ogni caso, le «big five» ormai fanno paura. E ancora di più Alibaba per la sua crescita con i multipli alla cinese – anno su anno il valore delle azioni è salito del 112,2%, la market cap ha raggiunto i 477 miliardi di dollari. Queste società hanno una potenza di fuoco in termini di valore che supera la ricchezza di intere nazioni. Apple, regina della capitalizzazione di Borsa, è arrivata ormai alla soglia dei mille miliardi di dollari. Dicono sia questione di giorni: i forti ordini sull’iPhoneX, appena lanciato, hanno fatto sbilanciare più di uno: prima di Natale la società di Cupertino dovrebbe riuscire ad aggiudicarsi questo primato. Mille miliardi di dollari vuole dire che Apple vale come due volte il Pil della Svizzera o dell’Argentina.
Messa asssieme la capitalizzazione delle cinque più grandi aziende tecnologiche supera i 3.350 miliardi di dollari americani. Quasi quanto il Pil di un grande Paese come la Germania, locomotiva economica d’Europa, che ogni anno produce ricchezza per 3.400 miliardi di dollari. Per chi non se ne fosse accorto, il mondo è cambiato.