la Repubblica, 11 novembre 2017
Svezia, molestie a 456 attrici. Bufera sul teatro di Bergman
Anni di molestie, anni di palpeggiamenti, ricatti, almeno due casi di stupro. È accaduto a 456 attrici di rango del teatro nazionale, dell’Opera reale, del mitico teatro d’arte filodrammatica della capitale il cui numero uno fu per anni uno dei migliori e più famosi registi della storia del cinema, Ingmar Bergman. Attenzione, non stiamo parlando di Hollywood. Il caso che scuote l’opinione pubblica, fa discutere e divide è una storia svedese. È la prima news del giorno a radio, tv, giornali e siti nella prima potenza del Grande Nord, lo Stato che pure per primo ha teorizzato e attua con l’attuale governo una “politica estera femminista”. Da mercoledì sera, le 456 presunte vittime hanno denunciato quanto avevano subíto per anni ricorrendo anche allo hashtag #metoo, e Sverigesradio, l’emittente radiofonica nazionale, è stato il primo media a lanciare la storia, seguito dagli altri.Nella lettera aperta all´opinione pubblica e mondiale, che radio ha reso pubblica, e gli altri grandi media hanno subito rilanciato e diffuso, si leggono testimonianze che sembrano venire da un paese o da una realtà ben diverse da quella della Svezia dove la pari opportunità secondo le statistiche dell´Onu e di ong femministe è ai migliori livelli mondiali, la Svezia dove la persona forte del governo è la ministra degli Esteri Margot Wallström, teorizzatrice appunto della politica estera femminista.«Dopo una rappresentazione teatrale, ho subìto un’aggressione sessuale da parte di un collega», dice una delle denunce. Un’altra: «Durante la ripresa di una scena d’amore l’attore che aveva il ruolo del mio partner nel film mi ha chiesto di poter spremere latte dal mio seno, che allora era gonfio perché da poco ero diventata madre. E intanto premeva su di me il suo membro in erezione». O ancora: «Il mio compagno di scena, che nella pièce aveva il ruolo di mio padre, dietro le quinte del teatro ha provato con violenza a baciarmi sulla bocca, lingua a lingua ».Tra le firmatarie, ci sono attrici di rango famose in Svezia, nel Nord, sulle tv mondiali. Come Lena Endre, che aveva interpretato episodi cinematografici o telefilm tratti da Millennium, la serie di gialli del compianto Stieg Larsson, Sofia Helin o Ruth Vega Fernandez. Nella loro lettera aperta, le 456 denunciano «la cultura del silenzio, e la cultura del rispetto assoluto verso il genio, per cui al genio artistico può tacitamente essere permesso e perdonato tutto, può essere concessa anche l’impunità in casi simili». In tempi lontani, al grande regista Ingmar Bergman, direttore del teatro drammatico, furono rimproverate autoritarismo e arroganza, ma non abusi del genere.Immediata la reazione del governo. Il premier socialista Stefan Löfvén si è detto inorridito da queste testimonianze atroci. La titolare del ministero della Cultura, Alice Bah Kunke, ha convocato i massimi responsabili di teatri e opera per un chiarimento. Si attende di vedere se qualche testa salterà. Intanto la memoria di chi conosce e ama la Svezia corre proprio alle pagine più buie del primo episodio di Millennium, quando il tutore dell’eroina della serie, Lisbeth Salander, abusava brutalmente di lei fino alla vendetta violenta della ragazza-hacker prodigio.