la Repubblica, 11 novembre 2017
Il Viminale per Salvini e Sgarbi alla Cultura. Berlusconi fa già i piani
Sull’onda della vittoria in Sicilia, a Palazzo Grazioli si comincia ad approntare una bozza del quinto governo di centrodestra. Silvio Berlusconi gradirebbe un esecutivo misto di politici e tecnici. E si spinge a fare i primi nomi: quasi sicuro quello di Vittorio Sgarbi alla Cultura, ancora un’ipotesi di là da venire quello di Matteo Salvini agli Interni. Di fatto, il leader azzurro si prepara ad affrontare la campagna elettorale per le politiche di primavera con un’alleanza a cinque. Un “patto dell’arancino” con Lega e Fdi allargato a Vittorio Sgarbi e Lorenzo Cesa, anche loro seduti al tavolo dei leader a Catania una settimana fa nella Trattoria del Cavaliere. E a capo rispettivamente di due soggetti centristi, il primo laico e liberale, il secondo di impronta democristiana. L’ex premier vuole stravincere: «Posso prendere il 30% da solo con Forza Italia» va dicendo ai suoi. E punta convintamente al 51%, la maggioranza assoluta. Come? Risfoderando l’arma che già in passato l’ha portato alla vittoria, la propaganda massiccia sulle sue televisioni: «Sarò in tv due volte a settimana per tranquillizzare gli italiani con messaggi rassicuranti contro il populismo dei grillini e la confusione della sinistra», spiega al suo entourage, che lo trova più umile e rispettoso degli alleati rispetto al passato. A cominciare da Salvini, per il quale Berlusconi esclude la poltrona di premier. Ma che non vedrebbe male a capo del Viminale: «Sarebbe un buon ministro degli Interni», ragiona con i collaboratori. Tra le caselle vuote c’è anche il ministero dei Beni Culturali, per il quale si fa avanti Sgarbi, già assessore in pectore alla Cultura della giunta Musumeci.Il critico d’arte proprio ieri ha presentato alla Camera la sua lista “Rinascimento”, fondata assieme a Giulio Tremonti. Un soggetto politico partorito assieme all’ex ministro dell’Economia, con il senatore di Gal Paolo Naccarato nel ruolo di levatrice, inizialmente come competitor del centrodestra berlusconiano in Sicilia. Ma poi incluso nell’alleanza a cinque e trasformato da Berlusconi in una scialuppa centrista: a bordo il leader di Forza Italia ha fatto già salire l’ex ministro della Famiglia Enrico Costa di Ap, Gaetano Quagliariello di Idea, Enrico Zanetti di Scelta civica. E magari convincerà anche l’ex delfino Raffaele Fitto: «Berlusconi è favorevole e ci farebbe comodo – dice Sgarbi, che parla da un divanetto della Camera- perché 150 mila voti ce li porta. Costa 30mila da solo li prende. Con me e gli altri arriviamo a 250mila, quota di sicurezza per raggiungere la soglia del 3%». L’unico escluso, per ora, resta Stefano Parisi: «Non me l’hanno mandato. Ma si immagina come starebbe male la parola “Rinascimento” con “Energie per l’Italia”, che sembra il nome di una compagnia elettrica?», scherza Sgarbi. «Berlusconi mi ha quotato al 5%– continua il critico d’arte – per questo ho deciso di non correre contro Musumeci. Ho scelto la desistenza, negoziando una presidenza impossibile per un posto reale da assessore alla Cultura sull’Isola. Che mi dà un potere pari quasi a quello di un ministro». Rinascimento si presenterà in tutta Italia, disponibile persino ad alleanze spurie: «La nuova legge elettorale, progettata per le larghe intese, favorisce la poligamia politica – continua Sgarbi – e non ci impedisce, almeno in via teorica, di apparentarci anche con il Pd in alcune circoscrizioni. Penso all’Emilia Romagna, alla Toscana e alla Basilicata, dove puntiamo a eleggere almeno un deputato e un senatore. Siamo governativi, autonomi e senza vincolo di programma ». Nel Transatlantico deserto del venerdì pomeriggio passa Benedetto Della Vedova, saluti e baci, poi un’ipotesi: «Penso che si andrà a votare a maggio», dice il sottosegretario. «Certo a marzo sarebbe meglio per Renzi», risponde il critico. E via a ricordare aneddoti di una lista Pannella- Sgarbi nel lontano 1996.