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 2017  novembre 11 Sabato calendario

Crollo di Leonardo: l’Ad Profumo paga gli errori di Moretti

Svanisce in un giorno un quinto del valore di Borsa di Leonardo, l’ex Finmeccanica, gruppo del settore difesa controllato dal ministero del Tesoro: il titolo crolla del 21,4 per cento. È la reazione dei mercati alla presentazione da parte Alessandro Profumo dei conti sui primi nove mesi del 2017. A poco più di trenta giorni dalla fine dell’anno, Leonardo informa i mercati che devono rivedere al ribasso tutte le attese sull’andamento dell’azienda: gli ordini passano da 12,5 miliardi a 12, i ricavi potrebbero scendere da 12 miliardi a 11,5, l’Ebitda, cioè il margine di profitto, scende di 200 milioni, ci sono forti incertezze perfino sui flussi di cassa (che dipendono da alcuni anticipi il cui incasso è previsto ma non sicuro). L’unica voce che non scende è quella del debito, stabile a 2,5 miliardi di euro.
“E voi dove eravate? Come potevate dire che andava tutto bene nei mesi scorsi?”, questo il senso della sfuriata che, raccontano fonti vicine al gruppo, ha fatto l’ad Alessandro Profumo alla prima linea di manager che ha ereditato dalla precedente gestione, quella di Mauro Moretti.
A marzo, il governo Gentiloni ha indicato come amministratore delegato del gruppo il banchiere Alessandro Profumo, privo di esperienze industriali nel settore. Il presidente, l’ex capo dei Servizi segreti Gianni De Gennaro, è rimasto mentre è stato congedato Moretti, per una vita grande capo delle Ferrovie dello Stato e poi promosso a Finmeccanica-Leonardo dall’allora premier Matteo Renzi nel 2014. Su Moretti pesava una condanna per la strage di Viareggio, ma anche un giudizio deludente sulla sua gestione. I conti 2016, quelli che avrebbero dovuto legittimare la sua riconferma, risultavano positivi soltanto grazie a una gigantesca commessa per 28 caccia Eurofighter da parte del Kuwait. Con una mossa legale ma criticata, Moretti ha messo a bilancio per il 2016 l’intero valore della commessa da 7,95 miliardi, ma poiché Leonardo è parte di una cordata in quell’affare, alla fine le arriverà soltanto il 60 per cento del valore, cioè 4,77 miliardi di euro. Quel risultato una tantum – frutto di un lungo lavoro iniziato molti anni prima dell’arrivo di Moretti – ha nascosto le fragilità del gruppo.
Oggi Profumo deve presentare i bilanci depurandoli sempre dall’effetto Kuwait, nel tentativo di dimostrare che, al netto di quella commessa eccezionale, le cose non vanno malissimo. E attribuisce le difficoltà evidenti nel taglio delle stime su utili e ricavi al settore elicotteri che risente “di difficoltà su alcuni mercati di riferimento e della redditività di alcuni programmi”. A leggere i numeri dei conti trimestrali, non sembra che questo possa giustificare la revisione al ribasso di tutte le principali variabili di riferimento per il mercato. Gli ordini di elicotteri – e nel settore difesa gli ordini sono un indicatore più importante dei pagamenti – sono addirittura più elevati che nel 2016: erano 1,6 miliardi un anno fa, sono 1,7 miliardi oggi.
I problemi per Leonardo sembrano più profondi che una difficoltà momentanea in una delle divisioni principali. Il gruppo sembra avere difficoltà soprattutto strategiche: troppo piccolo per competere da solo in un settore di giganti senza avere partner internazionali e privo di figure adeguate nelle posizioni chiave dopo che, soprattutto nella gestione Moretti, molti manager responsabili dei successi recenti hanno lasciato l’azienda anche per la difficoltà di convivere con un capo spigoloso come l’ex ad delle Ferrovie.
Giuseppe Giordo, per esempio, ha guidato la controllata Alenia Aeronautica e ha impostato nel 2011 il maxi-contratto con il Kuwait. Era un possibile amministratore delegato interno, ma sia Renzi che Gentiloni hanno preferito manager non del settore. Oggi guida Aero Vodochody, colosso dei velivoli di addestramento nella Repubblica Ceca, e alla rivista Aeronautica & difesa diretta da Claudio Tatangelo ha dichiarato: “Ai grandi tavoli internazionali bisogna sedersi con una chiara strategia e delle buone carte in mano rappresentate tipicamente da leadership di mercato e/o di aree geografiche importanti” e conta moltissimo anche “un forte network con gli altri leader del nostro settore”. È la lista di tutto quello che manca a Leonardo: Profumo l’ha ereditata così da Moretti e, stando ai numeri della trimestrale, non è riuscito a fermare quello che sembra un rapido declino.