Corriere della Sera, 11 novembre 2017
Tra Trump e Putin solo una stretta di mano
La foto ufficiale, gli uomini in casacca tradizionale blu vietnamita, ha regalato gli unici sorrisi – accompagnati da una stretta di mano – che il presidente americano Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin si sono scambiati durante il vertice dell’Apec a Da Nang, città portuale che ricorda gli anni sanguinosi dell’impegno bellico di Washington in Indocina e che, ora, rappresenta uno dei poli del «miracolo economico» di Hanoi. Per il resto, i due capi di Stato sono rimasti distanti, con i rappresentanti di Mosca apparentemente «sconcertati» dall’improvvisa retromarcia della controparte americana.
Salvo cambi di rotta oggi, ultima giornata del vertice, Trump avrebbe perso la prima occasione di confrontarsi con il leader di una Potenza sempre più attiva nelle aeree di crisi internazionali (per non parlare delle accuse di aver «interferito» con le elezioni Usa). In ogni caso, la platea dell’Apec, associazione eminentemente economica che comprende 21 Paesi dell’area asiatica e del Pacifico – dalla Cina al Giappone, dal Canada all’Australia – con il titolo «Creare un nuovo dinamismo, promuovere un futuro condiviso» si è data lo scopo di accelerare la crescita economica di un’area del mondo che comprende 2,9 miliardi di persone (39% del totale mondiale), con un Pil che equivale al 60% di quello globale e un reddito medio pro capite di 15.754 dollari. Come dire: il motore economico (e sociale) di una realtà dove «nuovo dinamismo» sta a significare, molto semplicemente, che il futuro del commercio internazionale si giocherà sempre più dove prima sorge il sole.
Non che siano mancati i contrasti. Gli undici Paesi firmatari del Tpp (Trans Pacific Partnership), intesa economica da cui Trump si è ritirato lo scorso gennaio, stanno ancora cercando il modo di mantenere in vita un accordo che appare segnato dalla «diserzione» del pilastro americano. Lo stesso Trump e Xi Jinping, che si sono appena parlati a Pechino, si sono ritrovati a definire in termini opposti la loro visione sugli scambi commerciali. Da una parte l’idea del presidente Usa che i Paesi devono regolare i loro rapporti sulla base di intese bilaterali; dall’altra la convinzione del leader cinese che la globalizzazione sia «irreversibile». Con gli ospiti vietnamiti interessati a sciogliere i nodi che frenano l’accesso delle loro merci in Occidente. Oggi sessione conclusiva e (eventuale) bilancio.