Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2017
Per il credito ingorgo normativo: cinque riforme in vigore a gennaio
Mifid2, Priips e Idd. Poi il nuovo principio contabile Ifrs9 e la direttiva Psd2. E in prospettiva Mrel, Tlac e il nuovo Addendum Bce. Chi non avesse capito nulla non si preoccupi: la complessità delle nuove normative in arrivo sul settore bancario è tale che anche gli addetti ai lavori spesso si perdono nel labirinto di sigle impronunciabili e adempimenti sempre più complessi. Il problema è proprio questo: tra gennaio e febbraio 2018 entrano in vigore almeno 5 autentiche rivoluzioni regolamentari in tema bancario. Un vero e proprio ingorgo normativo. Riforme giuste (soprattutto quelle che impongono sacrosanta trasparenza per i risparmiatori), che però potrebbero avere un certo impatto sull’attività delle banche e sui loro bilanci. E che potrebbero aggiungere incertezza dove serve tutto tranne che incertezza: non solo perché arrivano da Autorità diverse, ma anche perché in alcuni casi non sono ancora stati emanati gli adempimenti nazionali e dunque le riforme restano nel vago.
Il primo gennaio entra in vigore innanzitutto il regolamento Priips, che impone alle banche una maggiore trasparenza sui prodotti «preassemblati» venduti alla clientela. Il 3 gennaio diventa operativa la direttiva Mifid2, che aumenta le tutele per gli investitori. E il 23 febbraio la direttiva Idd, che rafforza la protezione dei clienti nella distribuzione di prodotti assicurativi. Tutto questo aumenta la trasparenza (speriamo in concreto) per i risparmiatori. Anche sulle commissioni. E questo è uno dei temi più caldi, dato che costituiscono una voce sempre più importante dei bilanci bancari. In prospettiva non è dunque da escludere che – grazie proprio alla maggiore trasparenza – la bilancia si riequilibri un po’ a favore dei risparmiatori. E che questa fonte di ricavi, che ultimamente ha fatto da contraltare alla riduzione del margine d’interesse, si possa ridimensionare.
Un impatto ce l’avranno però soprattutto le riforme in tema contabile. Il primo gennaio entra in vigore il principio contabile Ifrs9, nuovo modello di classificazione degli strumenti finanziari e dei crediti nei bilanci. La riforma ha l’obiettivo di aumentare la stabilità finanziaria. Secondo Crif l’effetto sui bilanci, in termini di maggiori accantonamenti, sarà abbastanza limitato. Il problema è però la prociclicità. L’Esrb ha infatti calcolato che l’introduzione del principio Ifrs9 fa salire le probabilità di un aumento di capitale per le banche al 10,3% al 14,9% durante le recessioni. Peggio ancora potrebbe fare l’Addendum della Bce, quello che impone misure draconiane sui crediti in sofferenza e che però è stato rinviato: calcola Prometeia che le prime 10 banche italiane avranno accantonamenti aggiuntivi per 300 milioni nel 2018, 3,1 miliardi nel 2019 fino a 10 miliardi nel 2024. Il cantiere-banche, in nome della stabilità e della tutela del risparmio, è ancora aperto. E non accenna a chiudersi.