Corriere della Sera, 10 novembre 2017
Riad sequestra gli aerei e congela i conti correnti dei principi «corrotti»
Dopo la prima retata di sabato, è arrivata la seconda e non è ancora finita. Sono ormai 201 – tra cui sessanta principi – i sauditi arrestati con l’accusa di corruzione. I loro aerei privati sono stati sequestrati per evitare la fuga e i conti correnti congelati sono 1.700 in patria. Nel mirino delle autorità, che vogliono confiscarli, ci sono anche conti e investimenti all’estero – a Dubai, in Svizzera, Gran Bretagna – di numerose personalità. Il valore totale stimato è di 800 miliardi di dollari, secondo un funzionario della Camera del Commercio di Riad.
È l’epurazione più massiccia della storia recente del Regno saudita. La domanda è se gli arrestati siano davvero colpevoli di corruzione, estorsione, riciclaggio oppure dietro questi fermi ci sia una lotta per il potere. La risposta è che sono vere entrambe le cose. Il figlio del re saudita ed erede al trono Mohammed bin Salman, che guida la commissione anticorruzione, ha eliminato ogni rivale alla sua futura ascesa al trono e ogni voce critica sulle sue scelte militari ed economiche (è ministro della Difesa e delle Riforme). Ma vuole anche dimostrare che la corruzione, che è parte integrante del modo in cui si fanno affari in Arabia Saudita (uno studio americano stima che il 55 per cento del Pil saudita finisca in conti offshore), non è più accettabile e che il Regno deve modernizzarsi per sopravvivere nel XXI secolo.
Peraltro, non sarebbe male mettere le mani su quegli 800 miliardi per riempire le casse del Paese, che è stato costretto dal crollo prolungato del prezzo del petrolio a tagliare i sussidi e ad attingere alle riserve valutarie. Di fatto rimpatriare il denaro non è semplice, potrebbe richiedere anni, ma le autorità potrebbero tentare di negoziare un accordo con gli arrestati.
La Banca centrale ha chiesto informazioni agli Emirati sui conti di 19 sauditi (Dubai è uno dei posti da loro preferiti per «parcheggiare» i soldi, comprare ville e investire in Borsa), incluso il principe Alwaleed bin Talal, la cui ricchezza era stimata da Forbes intorno ai 17 miliardi di dollari. Tra gli arrestati ci sono anche Mohammad al-Amoudi (10,4 miliardi), con compagnie edili, agricole, energetiche in Arabia Saudita, Svezia, Etiopia; il magnate della finanza e della sanità Saleh Kamel (2,3 miliardi).
E sono stati congelati i beni di Mohammed bin Nayef, ex erede al trono ed ex ministro dell’Interno: era uno dei membri più potenti della famiglia reale, finché a giugno lo zio, il re Salman, non lo ha rimosso mettendo al suo posto il figlio.