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 2017  novembre 10 Venerdì calendario

Federica Pellegrini sfida gli uomini, ma sono in allenamento

Genova per Fede vorrà dire tante cose, oggi e domani. Perché un ritorno nella vasca in cui uscì dall’acqua, svenne e temette di morire nel 2008 per il primo di una serie di attacchi di ansia, è uno di quei momenti negativi da rimuovere. Da quella volta non ha più nuotato alla Sciorba, ed oggi che di buon mattino (9.30) si tufferà nei 200 dorso del «Sapio», primo tuffo dopo i Mondiali d’oro e per apri simbolicamente l’ultimo ciclo di carriera. Tre anni a tutta velocità. «Sarà, divertente, la vasca mi piace» fa Fede in vista della stagione europea.
Federica, l’addio alla gara del cuore non è un po’ traumatico per lei?
«I 200 ormai rappresentano il passato, l’oro di Budapest è stata una liberazione da tutto: ricominciare da zero dopo il 4° posto di Rio non è stato facile, rimontare in quel modo non lo pensavo possibile. La velocità è sempre stata invece un pallino dentro di me fin da piccola: non mi sono mai allenata sui 100, ho sempre collegato prima i 100 per i 200 o i 200 per i 400. Una vocina mi dice: sì, forse così schifo non fai. Prova. L’ho sempre rimandata e questa volta è la volta buona per dedicarmi completamente alla velocità. Un test contro me stessa».
Nel dorso detiene il record italiano in vasca corta (2’03”75) ma non in vasca lunga nei 200. E nei 100 potrebbe diventare lei la prima italiano a rompere il muro del minuto. Nella vasca da 25 metri con 58”80 insegue il primato della Gemo di 57”35: obiettivi?
«Il dorso è sempre servito per momenti come questi».
Se ripensa al dopo Londra, le servì: ma adesso?
«Nel 2013 ripresi su basi nuove».
Reclamava un po’ di decompressione. Tra interviste, polemiche e passerelle tv non si fa mancare mai nulla.
«È arrivato il momento delle gare».
La sfida alla longevità dove la porterà?
«Cercherò di riportare l’attenzione con i risultati passo dopo passo: come Valentino Rossi. Non mi sarei mai aspettata una carriera così lunga, già dopo Londra 2012 avevo detto che sarebbe stata la mia ultima Olimpiade e non fu così. Il nuoto s’è allungato e l’atleta sente dentro di avere ancora qualcosa da dare o dimostrare. È difficile da spiegare, ma è una cosa sensitiva, a pelle. Sono contenta della scelta di aver continuato dopo Rio, sennò non sarebbe arrivato il terzo oro nei 200 sl, e con esso la pace dei sensi».
Si è tatuata i 5 cerchi: a Tokyo quali reali prospettive?
«Rio è stato doloroso, portarsi sulla pelle un significato preciso, per tutta la vita, è come esorcizzare un dolore già passato. Le donne sono più portate a soffrire: una marcia in più rispetto agli uomini. Non è una critica a loro».
La sciatrice Vonn vuol gareggiare contro gli uomini: lei lo farebbe?
«Gareggiare con gli uomini è molto diverso, per via del livello di forza. Gli uomini, però, mi hanno aiutato tanto negli allenamenti e mi sono sempre allenata con gli uomini, ma gareggiarci contro è un’altra cosa».
E allenarsi in montagna sarà ancora la chiave come nella scorsa stagione?
«Giunta non ci fa mancare niente quest’anno, anche l’allenamento a Capodanno».
E cos’altro sta facendo di diverso per allenare la velocità?
«È una fatica diversa, questa di allenare la velocità con meno resistenza. Fino a dicembre andrò in acqua tutte le mattina, ed al pomeriggio pesi tre volte a settimana, martedì e giovedì pomeriggio ho ripreso la corsa. Preferisco gli scatti e i passi che non il lungo».
Ma con 53”1 di record non pensa che sia vicinissima al muro dei 52” e al podio europeo?
«Quel crono al Settecolli 2016 è un tempo di altissimo livello che non immaginavo neanche io di fare, l’obiettivo è avvicinarmi in questa stagione. La mia sfida parte da lì, lì non ero preparata per fare quel tempo, adesso che mi preparo vediamo dove posso arrivare, lavorando sulla tecnica e da velocista, quanto riuscirò a limare. Ma non vuol dire medaglie. È tutto un divenire».