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 2017  novembre 10 Venerdì calendario

Da Panatta-Borg a Varenne: con gli svedesi è sempre epica

Per noi latini la Svezia è sempre stata la patria delle ragazze bionde, altissime e bellissime da corteggiare in estate sulla Riviera Romagnola. Troppa distanza culturale e tradizioni sportive troppo differenti, a parte gli incroci negli sport invernali (ma loro prediligono lo sci di fondo e noi l’alpino, anche se poi hanno prodotto Stenmark), perché la si possa avvertire come una rivale sull’agone. Eppure alcune delle sfide con gli svedesi hanno segnato momenti epocali del nostro sport.
SPALLA MALEDETTA Il c.t. Ventura non può rimanere tranquillo guardando al passato, perché l’ultima volta che Italia e Svezia si sono giocate qualcosa di importante a Milano, a noi è andata malissimo. Dicembre ‘98, gli azzurri hanno la possibilità di disputare la finale di Coppa Davis in casa. Viene scelto il Forum di Assago (campo in terra rossa). Il sogno svanisce presto: nel 1° match tra Gaudenzi e Norman, sul 6-5 del 5° set, Andrea si rompe il tendine della spalla mentre serve per il match, ammutolendo i 15mila presenti e dando via libera all’avversario: perderemo anche il 2° singolare e il doppio, finirà 4-1 per gli scandinavi. Paolo Bertolucci, allora capitano, la ricorda così: «Non eravamo favoriti, ma ce la potevamo giocare fino in fondo, quel primo punto avrebbe potuto cambiare l’inerzia mentale del match. E invece finimmo nel baratro senza nemmeno accorgercene. Peccato, avrei voluto vedere come sarebbe finita senza quella botta di sfiga». 

IL CAVALLO Bertolucci fu uno dei primi testimoni, indiretti, del sorgere della stella di Borg, quasi 30 anni prima: «Ero agli Europei Under 18 di Berlino, lui aveva 14 anni e giocava tra gli Under 16: nella categoria il favorito era un italiano e Bjorn lo affrontò al 1° turno. Quando il nostro compagno rientrò negli spogliatoi, capimmo che era andata male e lui ci disse: “Ho perso da un Ufo, che non suda e non sbaglia mai». Eppure, anche se gli anni 70 sono stati nel tennis il decennio dell’Orso di ghiaccio svedese, c’era un avversario che più degli altri Bjorn ha sempre faticato a digerire: Panatta. Roma contro Stoccolma, fantasia contro regolarità: Adriano è l’unico ad aver sconfitto Borg sulla terra del Roland Garros, e per 2 volte, nel ‘73 e nel ‘76. Ma Italia-Svezia non è solo racchette, è anche il viaggio trionfale di un cavallo che da avversario diventa trionfatore osannato. È il 2001: per il Grande Slam a Varenne, il più forte trottatore di sempre, manca solo l’Elitlopp che si corre a Solvalla. Mille bandiere italiane contro le 35mila delle Tre Corone e in pista Victory Tilly, l’unico cavallo che sia riuscito a tenergli testa. Lo svedese conduce tutta la gara con Varenne incollato, ma gli ultimi 600 metri sono un’apoteosi, col pubblico che smette di tifare il suo beniamino per appropriarsi della grandezza dello sfidante. 

SENZA PAURA E in Svezia ebbe inizio un’era che continua ancora: quella della nazionale di volley maschile, non a caso la Squadra Mondiale del 20° secolo. La serie vincente cominciò agli Europei del 1989, battendo i padroni di casa in finale. Ma forse la sfida più emozionante si è giocata in acqua ai Giochi di Sydney nella finale del K2 1000 della canoa, una delle telecronache più memorabili di Galeazzi. Ai 750 metri, il suo urlo «E adesso questa Svezia ci fa paura» sembra quasi dare la scossa a Rossi e Bonomi che si producono in una progressione imperiosa e fulminano gli scandinavi Oscarsson e Nilsson per l’oro. Ecco, saremmo disposti a sentire ancora quell’urlo se in fondo alla corsia ci fosse il Mondiale.