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 2017  novembre 10 Venerdì calendario

Dottor Dna. Cure su misura grazie alla genetica

Un concetto che emerge con chiarezza osservando le strategie immunologiche che hanno un impatto profondo sulla terapia dei tumori: utilizzando approcci genomici e immunologici cerchiamo di prevedere quali pazienti possano realmente beneficiare di queste cure. Ne è un esempio la recente approvazione negli Usa di una terapia immunologica: l’utilizzo di anti PD-1, inibitore dei checkpoints – i freni naturali del sistema immunitario che il cancro attiva per contrastare le nostre difese e crescere indisturbato – è stato approvato per i tumori che hanno un difetto di mismatch repair (uno dei complessissimi meccanismi legati all’instabilità genetica del cancro) indipendentemente dall’organo di origine e dal tipo istologico. Per la prima volta l’istologia, fondamento delle cure contro il cancro, viene superata. Questa rivoluzione, e in generale la promessa della Medicina personalizzata, porta con sé una sfida importante: quella degli studi clinici ( trials) che garantendo il progresso delle conoscenze e delle terapie regalano ai pazienti nuove cure. Poiché la genomica e la definizione molecolare frammentano le malattie in segmenti sempre più piccoli, i numeri dei pazienti affetti, ad esempio, da un tipo di tumore con determinate caratteristiche si riducono sempre più. Ed effettuare test clinici su numeri elevati di pazienti è diventato difficile. Così prendono piede i cosiddetti basket trials, che mettono insieme pazienti con tumori diversi, e N-of-1 clinical trials, in cui il singolo paziente è il controllo di sé stesso. Si introduce una nuova terapia, se ne segue l’andamento attraverso marcatori e, quando si interrompe la cura, si cerca di stabilire un nesso causale fra la terapia e l’andamento della malattia. È una procedura che, adesso, ha un significato più che altro esplorativo, per lo più per malattie rare. Tuttavia, è un passo significativo in una logica di terapia su misura. Certamente la Medicina personalizzata, basata sulla genomica, non può far dimenticare la persona, che è ben più di una sequenza di Dna. E neppure può mettere in ombra le grandi lezioni che abbiamo imparato e continuiamo a imparare dall’epidemiologia. E che oggi rivisitiamo con la genomica e le discipline biomolecolari in generale. Il nostro obiettivo è, è stato e continua a essere offrire la miglior cura a tutti, indipendentemente dallo stato sociale. E le nuove tecnologie – intese come diagnostici, farmaci, terapie cellulari – possono essere uno strumento di sostenibilità e condivisione, nella misura in cui ci aiutano a utilizzare i giusti mezzi e a somministrare terapie – anche molto costose – solo a chi ne può effettivamente trarre beneficio.
(L’autore è direttore scientifico degli IRCCS Humanitas e docente all’Humanitas University)