9 novembre 2017
APPUNTI PER GAZZETTA - CONTRADDIZIONI TRA CONSOB E BANKITALIAREPUBBLICA.ITMILANO - Consob e Bankitalia si scontrano a distanza sulle banche venete ma salta all’ultimo il confronto "all’americana" previsto per oggi tra i due rappresentanti, il direttore Generale della Consob Angelo Apponi e il reponsabile della vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo
APPUNTI PER GAZZETTA - CONTRADDIZIONI TRA CONSOB E BANKITALIA
REPUBBLICA.IT
MILANO - Consob e Bankitalia si scontrano a distanza sulle banche venete ma salta all’ultimo il confronto "all’americana" previsto per oggi tra i due rappresentanti, il direttore Generale della Consob Angelo Apponi e il reponsabile della vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo. Al termine di una seduta molto tesa il presidente della Commissione di incihesta sulla banche Pierferdinando Casini ha scelto alla fine di non mettere i due direttamente uno contro l’altro, spiegando che possono "ritenersi superate le criticità circa le possibili contraddizioni dell’audizione del 2 novembre", motivo che aveva spinto la commissione a riconvocare. L’atteso doppio intervento di oggi era inziato così com’è finito, con una sorpresa: la decisione della commissionedi audire in forma testimoniale i due rappresentanti. I loro interventi, sotto giuramento, avevano quindi valore di testimonianza, esattamente come se si trovassero in un’aula di tribunale.
L’ATTACCO DELLA CONSOB: "NEL 2013 NON BANKITALIA NON INDICO’ PROBLEMI"
A sferrare il primo attacco è il dg Consob Angelo Apponi, spiegando che Banca d’Italia nel 2013 non segnalò all’authority "problemi" di Veneto Banca in vista dell’aumento di capitale anzi indicò che l’operazione era "strumentale a obiettivi previsti dal piano per effettuare eventuali acquisizioni coerenti con il modello strategico della banca salvaguardando liquidità e solidità".
Secondo Apponi la Consob ricevette dalla Banca d’Italia nel 2013 informazioni incomplete per valutare il prezzo dell’aumento di capitale lanciato quell’anno da Veneto Banca. "Ci viene detto (nella comunicazione ricevuta da via nazionale, ndr) che il prezzo è alto. Altro è quello che leggiamo nel verbale ispettivo, che riceviamo nel 2015, dove si dice che la metodologia di calcolo del prezzo è irrazionale e ci sono dei vizi. L’informazione è significativamente diversa". Quanto a Banca Popolare di Vicenza, ha rilevato Apponi, Consob "non ricevette nessuna informazione da parte di Bankitalia sul prezzo".
Il tema del prezzo delle azioni dell’aumento di capitale lanciato dagli istiuti veneti è proprio uno di quelli su cui sono emerse le maggiori contraddizioni nel primo intervento in aula dei due. Prezzo che sarebbe stato stabilito al di sopra del valore di mercato con meccanismi carenti e oggetto di forti rilievi nelle ispezioni di Banca d’Italia. Verbali ispettivi che non è chiaro se siano stati trasmessi a Consob anche in forma non integrale.
LA REPLICA DI BARBAGALLO: "BANKITALIA SEGNALO’ PREZZO INCOERENTE"
Diversa la posizione del capo della vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo, secondo cui nel novembre 2013 la Banca d’Italia segnalò alla Consob che il prezzo per l’aumento di capitale di Veneto Banca era "incoerente con il contesto economico, vista la crisi in atto" e considerate anche le "negative performance reddituali dell’ esercizio 2012". Barbagallo ha precisato che "questa è informativa mandata alla Consob" che, a suo parere "era più che sufficiente a far scattare il warning della Consob".
La Banca d’Italia, ha spiegato Barbagallo, segnalò che il prezzo per l’aumento di capitale di Veneto Banca era "incoerente con il contesto economico". "Nel momento in cui la Consob ritiene di non avere i mezzi per poter fare una verifica poteva chiedere a noi, cosa che non ha fatto. Ricordo che esiste un luogo deputato a scambio di informazione, il comitato tecnico e lì poteva chiedere", ha aggiunto il capo della vigilanza di Bankitalia, "se non avesse avuto i mezzi avrebbe potuto dire che non li aveva e avremmo ispezionato noi".
VIDEO
La Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario decide di ascoltare sul crac delle Banche Venete il responsabile della Vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo e il dg di Consob Apponi sotto forma di testimoni. La procedura prevede di ascoltare le parti prima singolarmente e poi metterle a confronto per evidenziare eventuali contraddizioni. La commissione inizia con "l’interrogatorio" di Apponi, mentre Barbagallo viene fatto uscire. Passano 45 minuti prima che i parlamentari si accorgano però di un problema: poiché la seduta è trasmessa sulla webtv della Camera, il funzionario di Banca d’Italia potrebbe seguire la testimonianza della sua controparte di Consob ed ricalibrare la sua versione. Scoppia il caos tra chi, come il deputato M5S Sibilia, ipotizza che Barbagallo venga sorvegliato dalla Guardia di Finanza, e chi chiede il sequestro del suo cellulare da parte del presidente Casini. Quest’ultimo propone invece di secretare il resto della testimonianza di Apponi, ma altri fanno notare che ormai il danno è fatto e così si aggiungerebbe solo disparità a disparità. Chiosa il deputato Pd Orfini: "La prossima volta parliamone prima, così facciamo un casino che non ci fa fare bella figura". Ribatte Casini: "Ha ragione, io alla forma testimoniale ero pure contrario".
ROSARIA AMATO
Banche Venete, Amato: "Tutte le incongruenze tra la versione Consob e quella Bankitalia" Nell’aula della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche è il giorno del confronto fra il direttore generale di Consob Angelo Apponi e il capo della vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo. Un ascolto congiunto di Apponi e Barbagallo si è reso necessario dopo che nelle loro versioni erano emerse discrepanze su ruolo e responsabilità delle due istituzioni nella vigilanza su Banca Popolare di Vincenza e Veneto Banca, entrate in crisi a seguito di una serie di irregolarità commesse dai vertici degli istituti. Apponi e Barbagallo vengono prima ascoltati singolarmente, poi si dovrebbe arrivare al faccia a faccia tra i due. Il primo a parlare è stato il dg dell’autorità di vigilanza sulla Borsa.
PRIMA ISPEZIONE CONSOB NEL 2015
MAI BANCA D’ITALIA SEGNALò ANOMALI A CONSOB SUI PREZZI DI VENETO BANCA
ACCUSE DI DI MAIO
Caso Banche, Di Maio: ’’M5s aveva ragione su vertici Consob e Bankitalia’’ "La Consob muove un’accusa molto forte: sostiene che Bankitalia non ha sorvegliato sulle banche venete. Siamo di fronte all’ennesima situazione in cui il M5s aveva ragione quando chiedeva le dimissioni dei vertici Consob e di Bankitalia". Così il candidato premier pentastellato Luigi Di Maio, durante la presentazione del libro-inchiesta di Lannutti e Fracassi sulla vicenda di Monte dei Paschi Siena, commentando le notizie trapelate dalla commissione di inchiesta sulle banche. ’’I vertici di queste due istituzioni dovevano essere rimossi quando l’abbiamo chiesto noi, nell’era Renzi, quando lui decise di difenderli".
CASINI BARBAGALLO APPONI
La Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario decide di ascoltare sul crac delle Banche Venete il responsabile della Vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo e il dg di Consob Apponi sotto forma di testimoni. La procedura prevede di ascoltare le parti prima singolarmente e poi metterle a confronto per evidenziare eventuali contraddizioni. La commissione inizia con "l’interrogatorio" di Apponi, mentre Barbagallo viene fatto uscire. Passano 45 minuti prima che i parlamentari si accorgano però di un problema: poiché la seduta è trasmessa sulla webtv della Camera, il funzionario di Banca d’Italia potrebbe seguire la testimonianza della sua controparte di Consob ed ricalibrare la sua versione. Scoppia il caos tra chi, come il deputato M5S Sibilia, ipotizza che Barbagallo venga sorvegliato dalla Guardia di Finanza, e chi chiede il sequestro del suo cellulare da parte del presidente Casini. Quest’ultimo propone invece di secretare il resto della testimonianza di Apponi, ma altri fanno notare che ormai il danno è fatto e così si aggiungerebbe solo disparità a disparità. Chiosa il deputato Pd Orfini: "La prossima volta parliamone prima, così facciamo un casino che non ci fa fare bella figura". Ribatte Casini: "Ha ragione, io alla forma testimoniale ero pure contrario".