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 2017  novembre 09 Giovedì calendario

Floris, una puntata che fa capire le strategie di comunicazione

«Vado in tv perché voglio che più italiani possibili conoscano il nostro programma e le proposte che abbiamo per il Paese. Sono pronto a confrontarmi con i candidati premier degli altri schieramenti ammesso che riescano a trovarsi d’accordo su chi siano». Così Luigi Di Maio al nostro Emanuele Buzzi. Vedremo, speriamo, perché finora ha sempre dato buca.
Dopo averla sollecitata, non ha accettato la sfida con Matteo Renzi. Un vero peccato, perché diMartedì è stato un momento interessante per capire alcune strategie di comunicazione, compresa la centralità del programma (La7, ore 21,25). In termini di comunicazione politica tradizionale, sollecitare uno scontro diretto e poi darsela a gambe levate è un errore fatale. Ma, oggi, cosa c’è di tradizionale nella politica italiana? Le divisioni fratricide a sinistra, il ritorno di Berlusconi, il tentativo di Salvini di allargare la platea.
Il resto è improvvisazione, dilettantismo, protesta, spesso malafede. Dal confronto con Renzi, a parole, Di Maio probabilmente sarebbe uscito sconfitto, ma i grillini vivono quel momento aurorale tipico di ogni movimento nascente dove le incongruenze sono vissute come alterità. In compenso, Renzi è stato messo sulla graticola: tre giornalisti, più il conduttore, lo hanno sottoposto a un fuoco di fila di domande scomode da cui il Nostro si è salvato solo per la sua indubbia capacità retorica. Ma se gli fosse rimasta solo quella? E se al posto di Renzi ci fosse stato Grasso o la Meloni? Quanto vale ancora la tv generalista in termini di consenso? Una curiosa annotazione sulla trasmissione: diMartedì ha acquisito in autorevolezza da quando appare con una certa frequenza Elsa Fornero.
Preparata, quasi una sfinge di fronte alle battute di Gene Gnocchi, è stata per anni oggetto di ingiurie e di odio. Ha avuto il coraggio di varare una riforma che ha salvato il Paese dalla bancarotta e adesso è un baluardo contro molte fanfaluche.