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 2017  novembre 09 Giovedì calendario

La vita violenta

C’è qualche cosa di primitivo, e di genuino, nella testata con cui Roberto Spada ha fracassato il naso al giornalista della Rai, Daniele Piervincenzi. Una genuinità che lo condurrà in galera, ci si augura. E però Roberto Spada è un nerboruto pugile di una nota famiglia di Ostia con condanne per mafia che, come tutte le famiglie di quell’indole, non annovera l’argomentazione filosofica fra le sue armi di persuasione: rompere le ossa a chi rompe le scatole, ecco il metodo. E così Roberto Spada, che è cattivo, fa il cattivo e nulla gli importa di farlo in favore di telecamera, gli sono girati i cinque minuti e patapùm, questione risolta. Così fanno i cattivi, no? E i buoni? No perché l’argomentazione filosofica (ma anche senza aggettivo: l’argomentazione e basta) non è più tanto di moda da queste parti. I buoni a noi giornalisti hanno regalato banconote (false, purtroppo) da 500 euro, a sostenere violentemente, e senza nessuna genuinità, il nostro asservimento ai potenti. Tutto il discorso pubblico e politico è incentrato sulla violenza: l’avversario era diventato un nemico, e oggi è di più, è un nemico del popolo, ci vuole la galera perché è corrotto, mafioso, ladro, affamatore del popolo, criminale, golpista, complice dei golpisti, ogni santo giorno, da parte di tutti, in tv, in Parlamento, nelle piazze, su internet. Sapete che c’è? Siamo un popolo di aspiranti Spada.