Avvenire, 9 novembre 2017
Ritratto di Cateno De Luca, un uomo di protesta dai gesti clamorosi ma candidato a tutto
Cateno De Luca è noto per le sue stravaganze. Nel 2007, giovane deputato all’Assemblea regionale siciliana, era entrato nella sala stampa dove, tra lo stupore dei cronisti e dei commessi, si spogliò fino a restare in mutande per denunciare la propria estromissione dalla commissione Bilancio. Non era la prima volta. Già l’anno prima De Luca, a Messina, si era svestito per protestare contro il mancato finanziamento per il trasferimento dell’acqua potabile a Lipari.
De Luca, 45 anni, nato a Fiumedinisi nel messinese, sposato con due figli, negli ultimi 15 anni è salito più volte alla ribalta del mondo politico siciliano e non solo per le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto. Era candidato a tutto: all’Assemblea regionale, a sindaco di Messina ma anche di Taormina, dopo essere stato primo cittadino di Fiumedinisi, il suo paese, dal 2003 e della vicina Santa Teresa Riva. All’Ars entrò nel 2006, nelle truppe autonomiste di Raffaele Lombardo. Con il quale ha avuto sempre un rapporto conflittuale. Prima della fine della scorsa legislatura, nel 2012, decise di correre da solo addirittura per il ruolo di governatore, alla guida del suo movimento – Sicilia Vera – fondato anni prima. Prese l’1,2 per cento. Non si arrese.
All’Ars De Luca si era fatto notare, scagliandosi contro deputati della maggioranza dipingendoli con frasi a effetto: a Francesco Cascio di Forza Italia disse di essere «un baronetto, politicante di regime che sperpera denaro pubblico», a Salvino Caputo di essere «un ciarlatano di piazza», al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè di aver«legalizzato le assenze dei deputati» e al governatore Totò Cuffaro «non ho stima di lei». Nel febbraio 2008, dopo aver raggiunto la notorietà per le sue azioni eclatanti De Luca torna nel Mpa e alle elezioni regionali viene rieletto. Nell’ottobre dello stesso anno aderisce al nuovo gruppo ’Forza del Sud’ ispirato da Gianfranco Miccichè con cui rimane fino a febbraio 2011. Nel giugno 2011 la prima grossa grana giudiziaria: in qualità di sindaco di Fiumedinisi, viene arrestato col fratello Tindaro, un funzionario del Comunee il presidente della Commissione edilizia, per abuso d’ufficio e concussione. Avrebbe gestito gli appalti pubblici, il cosiddetto ’sacco di Fiumedinisi’, per proprio tornaconto.
Nell’aprile scorso annuncia la candidatura a sindaco di Messina. Intanto viene condannato dalla Corte dei Conti a 13mila euro per le ’spese pazze’ dei gruppi all’Ars. Arrivano i giorni delle Regionali. De Luca viene definito «impresentabile» dal candidato governatore M5S Giancarlo Cancelleri per i processi in corso. Lui ribatte e annuncia querele. È candidato nella lista provinciale messinese Sicilia vera-Libertas-Rete democratica- Udc e ottiene più voti di tutti, 5.418 preferenze, e viene eletto. Su Facebook l’altroieri ha scritto: «Cercherò di ringraziare tutti voi uno ad uno per il risultato che abbiamo raggiunto. Per ora non sto rispondendo a nessuno sia al telefono che per messaggio, perché sono concentrato con i miei legali in quanto il 9 novembre ho l’ultima udienza dell’ultimo processo che riguarda il mio calvario giudiziario che dura dal 27 giugno 2011 con 14 procedimenti penali già chiusi a mio favore».