il Fatto Quotidiano, 8 novembre 2017
Il voto impresentabile vale 170mila preferenze
Breve verifica delle affermazioni fatte dai politici sulle Regionali siciliane. Quanto valgono gli impresentabili? Come sono andati i vari partiti? Il M5S può sorridere o no? Davvero ha vinto Berlusconi? Ecco una guida minima ai risultati.
Impresentabili. “Io su alcuni casi sarei stato più severo nelle candidature, ma alla fine gli impresentabili sono stati irrilevanti in un successo molto chiaro. La coalizione ha vinto, Musumeci sarà una garanzia di grande rigore morale” (Maurizio Gasparri)
Musumeci garantisce, per carità, ma che i cosiddetti impresentabili siano irrilevanti non è proprio vero: solo i 15 censiti dal Fatto
nelle liste di centrodestra (da Genovese jr a Giannuso, da De Luca a Clemente) valgono 76mila preferenze; i “portavoti” del centrosinistra – molti dei quali sponsorizzavano il voto disgiunto verso Musumeci – altre 96mila. Sono 170mila voti in una partita che si è chiusa con un distacco di 108mila: bastano per una lista dell’8%.
Forza Italia. “Ringrazio dal profondo del cuore i siciliani per aver accolto il mio appello. È la vittoria dei moderati” (Silvio Berlusconi)
In realtà il centrodestra ha vinto perché è maggioranza in Sicilia e lo era anche nel 2012, quando però si presentò diviso (candidati presidente Musumeci e Miccichè): all’epoca, anzi, le liste del centrodestra sommate presero persino più voti di oggi (854mila nel 2012, 809mila oggi); pure le percentuali dei candidati governatori erano maggiori (insieme oltre il 41% cinque anni fa; il 39,8% oggi).
Il Pd. “Ha perso pur avendo mantenuto gli stessi voti delle Regionali del 2012. E rispetto alle Politiche la coalizione di Bersani nel 2013 prese 21,4%, quella di Micari il 25,2%. Dunque noi, pur avendo perso, siamo cresciuti rispetto al 2013. Ma non lo leggerete da nessuna parte” (Matteo Renzi)
Non lo leggeremo, o almeno si spera, perché è un confronto scorretto. È vero che il Pd ha preso quasi gli stessi voti del 2012 (250mila, 7mila in meno di cinque anni fa), ma il paragone con la coalizione delle Politiche 2013 non regge. Volendo rispondere a scorrettezza con scorrettezza, si potrebbero unire gli attuali voti del Pd a quelli di Claudio Fava (Bersani era alleato con Sel) e si supererebbe a stento il 18%.
5 Stelle. “Il risultato per il Movimento 5 Stelle e la Sicilia è storico. Nel giro di soli cinque anni abbiamo raddoppiato i voti per il nostro candidato presidente Giancarlo Cancelleri” (il blog di Beppe Grillo)
Tecnicamente parlando è vero: nel 2012 a Cancelleri andarono 368mila voti, oggi ne ha presi 722mila passando in percentuale dal 18,1 al 34,7% (l’affluenza è stata più o meno simile, cioè molto bassa, attorno al 47%). Quanto alle liste M5S, cinque anni fa sfiorarono il 14,9% e oggi arrivano al 26,6%: raddoppiano i voti, ma anche la distanza dal candidato governatore (da tre a otto punti di voto disgiunto). Per di più, nelle Politiche 2013, le liste 5 Stelle in Sicilia avevano preso il 33,5% dei voti (843mila voti, affluenza al 66%) raggiungendo il 25,5% a livello nazionale. Anche alle Europee del 2014 M5S in Sicilia prese il 26,3% (450mila voti, affluenza al 42%) e il 21,1% a livello nazionale. Capire qual è il trend
oggi è un po’ più difficile che parlare dei soli voti di Cancelleri, tanto più che il M5S non è riuscito a recuperare gli astenuti.
Lega. “Noi partivamo dallo zero in Sicilia. Abbiamo avuto punte del 9% a Catania, roba da fantascienza. Sono 100 mila voti: esattamente la differenza che passa tra Musumeci e Cancelleri. Ecco perché siamo stati determinanti e lo rivendico” (Matteo Salvini)
In realtà “Noi con Salvini” si presentava con Fratelli d’Italia, che in Sicilia già aveva un suo radicamento: Salvini, di suo, elegge un solo deputato regionale, Tony Rizzotto, già in Consiglio per l’Mpa dell’ex governatore Raffaele Lombardo. La Lega in Sicilia partiva da zero e lì più o meno è rimasta.
Articolo 1. “È un risultato in chiaroscuro, ma di quelli che hanno votato Fava neanche tremila avrebbero scelto il Pd” (Pier Luigi Bersani)
Il risultato è più scuro che chiaro. Claudio Fava ha preso gli stessi voti della “sua” candidata nel 2012, Giovanna Marano; le liste sono andate persino peggio: all’epoca erano due e presero il 6,6% in tutto, oggi il 5,2% (stavolta supera almeno la soglia di sbarramento ed elegge un consigliere). Di fatto, Bersani & C non hanno portato un solo voto a Fava.
Alfano. “Alternativa popolare col 4,1% ha ottenuto un risultato dignitoso” (Fabrizio Cicchitto)
No, non è così. La Sicilia dovrebbe essere il granaio di voti di Alfano, che in molte regioni praticamente non esiste: Ap non è andata in doppia cifra neanche nella provincia di Agrigento, dove il ministro degli Esteri coltiva da decenni le sue clientele. Difficilmente ritroveremo questo simbolo sulla scheda per le Politiche 2018.