Il Messaggero, 8 novembre 2017
Il centrodestra batte M5S al Nord in 60 collegi su 90
ROMA Le elezioni regionali siciliane avranno effetti sull’esito delle politiche del 2018? Nessuno ha la sfera di cristallo ma ieri sia un sondaggio di Demopolis per la trasmissione Ottoemezzo su La7 sia uno di Euromediaresearch per Porta a Porta sulla Rai hanno sottolineato che il 60% circa degli italiani credono che, anche se in parte, le elezioni siciliane abbiano dato anche il là a quelle della prossima primavera.
In effetti ora abbiamo due rilevanti dati nuovi testati nelle urne sicule. Il primo: la lista dei 5Stelle domenica scorsa ha raccolto il 27% nella Regione dove è storicamente più forte tanto che alle politiche del 2013 prese il 33% circa dei consensi. Il secondo: le liste della coalizione del centro-destra sono arrivate al 42% mentre quelle del centro-sinistra si sono fermate al 25% e quella di sinistra al 5% che se si sommassero, anche depurandole della metà dei voti di sinistra-sinistra, sarebbero al livello di quelle pentastellate.
Questi risultati ieri sono entrati nei modelli matematici degli istituti di ricerca che cercano di prevedere l’evoluzione del voto degli italiani e i primi risultati – da prendere con le molle – riservano parecchie sorprese.
I NUOVI CONTEGGI
La domanda che gli osservatori si fanno è: quanti dei 232 seggi uninominali (quelli cioè che andranno al candidato più votato di un collegio) sono attribuibili ad ognuno dei tre poli politici italiani? In attesa della risposta della politica che deve ancora definire bene la fisionomia delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra (in particolare quest’ultima area unendosi potrebbe tornare competitiva), i dati siciliani raccontano che finora i modelli matematici degli istituti di ricerca hanno sopravvalutato i collegi attribuibili ai 5Stelle. Nelle scorse settimane è emerso che alcuni ricercatori davano ai pentastellati almeno una settantina dei seggi maggioritari dei quali una quindicina (su 19) in Sicilia. Ma le urne dell’isola hanno fatto emergere una realtà a tinte molto chiare: in tutt’e nove le province siciliane le liste di centrodestra (non i candidati presidenti, sia chiaro) hanno superato quella M5S. Solo nella provincia di Enna e di Siracusa i pentastellati si sono avvicinati ai livelli raggiunti dal centrodestra: nella prima provincia è finita 32,7 a 33,6 nella seconda 34 a 36. A Messina il centrodestra ha dominato con il 51% contro il 19% del M5S.
Ovviamente non è possibile trasferire questi risultati, così come sono emersi domenica, nelle urne delle politiche del 2018. Tuttavia il segnale di fondo specialmente per le regioni del centrosud è chiaro: essere il primo partito italiano porterà a M5S molti seggi nel proporzionale (un centinaio) ma pochi nel maggioritario.
Così, sempre secondo le ultime analisi, la distribuzione più probabile dei 19 collegi maggioritari alla Camera in palio in Sicilia dovrebbe essere la seguente: 13 al centrodestra; 4 al M5S e 2 al centrosinistra. Attenzione, però. Non ci può essere nulla di già definito in questa materia e infatti gli esperti segnalano che almeno 5 e probabilmente più di questi 19 collegi sono contendibili, cioè possono realisticamente cambiare bandiera perché i consensi dei tre poli sono molto vicini in almeno 5 collegi.
Rielaborati a livello nazionale i risultati siciliani danno una suddivisione indicativa dei seggi di questa portata: 117 al centrodestra; 84 al centrosinistra e 31 al M5S. Dati da prendere con le molle perché ben 99 seggi, e ben 21 dei quali assegnati sulla carta al M5S, sono contendibili cioè possono finire agli altri due competitori. In particolare, nel Nord oltre 60 dei 91 seggi delle regioni dell’arco alpino tendenzialmente dovrebbero già essere nel carniere del centrodestra mentre in quell’area sono pochissimi quelli che viaggiano verso la bandierina grillina.