la Repubblica, 8 novembre 2017
Il «vasa vasa» del Pd siculo con il record di preferenze. «Da solo valgo metà partito»
PALERMO Il giorno dopo aver ottenuto oltre 32 mila consensi, risultando il più votato nella storia dell’Assemblea regionale siciliana, Luca Sammartino, dentista, è seduto come sempre nella sua segreteria politica nel cuore di Catania, proprio davanti la casa del sindaco Enzo Bianco con il quale non va proprio d’accordo pur essendo iscritto da tre anni a questa parte nello stesso partito, il Pd: «Non ho tempo da perdere – dice – sto accogliendo le tante persone che vogliono darmi un bacio per congratularsi con me». Se l’ex governatore Salvatore Cuffaro era definito «vasavasa» per la sua passione nel baciare gli elettori, Sammartino i baci li riceve invece. E tanti, a migliaia. Lunedì sera, a risultato acquisito, pure Matteo Renzi si è congratulato con lui e oltre mille hanno festeggiato tutta la notte davanti al suo comitato elettorale: «La gente mi vuole bene perché io non abbandono nessuno, li seguo, risolvo problemi e loro credono nel progetto politico e nella mia squadra», dice Sammartino, eletto nel 2012 nelle file dell’Udc. Già, la sua squadra, che ha come nomi di spicco quelli di Valeria Sudano, nipote del potente ex senatore cuffariano Mimmo, e di Raffaele Nicotra, ex deputato con un passato nell’Mpa e in Forza Italia. Tutti transitati insieme al “nongiovane” leader trentaduenne armi e bagagli nel Pd a trazione renziana con i buoni uffici del sottosegretario Davide Faraone.
Un acquisto di peso, considerando che oggi il solo Sammartino vale la metà dei voti di tutto il Pd a Catania e provincia, un sesto dei consensi dei dem a livello regionale. «Diciamo che ho dato un buon contributo al mio partito, nonostante la sconfitta. Ma non mi definite una macchina elettorale, non sopporto questa frase – mette le mani avanti – perché chi usa questi termini lo fa per denigrarmi. Ormai gli avversari utilizzano solo la calunnia per colpirmi, mettendo in moto un’altra macchina: quella del fango. Non a caso do molto lavoro agli avvocati per difendere la mia onorabilità». Nelle elezioni del 2012 il suo nome era stato tirato in ballo da una paziente del centro oncologico Humanitas (clinica privata nella quale lavora la madre come dirigente), perché avrebbe ricevuto una telefonata dalla struttura sanitaria per votare Luca: «Ho querelato per tempo», dice. In campagna elettorale Claudio Fava ha detto che il fratello di un boss a Librino votava Sammartino: «Querelato», ripete. Ieri il suo nome è stato accostato a una video-denuncia di un figlio di una anziana e interdetta che ha votato a sua insaputa nella casa di riposo che la ospitava e dove era stato allestito «un seggio speciale». «Altra querela, non so nulla di questa vicenda», sbotta Sammartino, che in quella casa di riposo aveva fatto campagna elettorale.
Il più votato nella storia di Palazzo dei Normanni si racconta così: «Sono un riferimento per tanti universitari – dice – ben sei associazioni studentesche fanno capo a me. Al mio fianco ho 14 consiglieri al Comune di Catania e trecento tra consiglieri e sindaci di tutta la provincia, persone che in questi mesi ho incontrato a uno a uno girando decine di volte in tutti i 58 comuni etnei. Faccio politica vera sul territorio: oratori, chiese, centri culturali, vado ovunque». I suoi metodi fanno storcere il naso a chi nel Pd ci ha sempre militato: «A sinistra non ho mai visto qualcosa del genere», dice Giovanni Barbagallo, ex deputato dem e cugino del candidato Anthony Barbagallo che puntava ad essere il più votato nella lista del Pd etneo. Ma ha raccolto meno della metà dei consensi di Sammartino. Consensi che qualcuno teme possano andare via verso il centrodestra, come in parte da quel mondo sono venuti tre anni fa quando Renzi sembrava avere un futuro radioso davanti a sé. «Ho giurato fedeltà al Pd e a Renzi – assicura – ho scelto i dem perché c’era lui». Sammartino si gode il record di voti: «Il progetto, la gente crede nel progetto», ripete mentre riceve migliaia di baci. Un bacio, un voto. Qui conta il calore, non il colore.