la Repubblica, 8 novembre 2017
L’anno primo dopo Ibra. «La serie A? E chi la guarda»
STOCCOLMA È l’anno I dopo Ibra, e andare al Mondiale senza di lui varrebbe doppio per la Svezia. La federazione ha fissato per la qualificazione un premio da due milioni di euro per tutta la squadra, fanno circa 80mila euro lordi a testa, un bonus che sarà per l’ultima volta sproporzionato rispetto a quelli garantiti alla nazionale femminile, nel rispetto della pari opportunità. Le donne qui hanno uno stadio tutto proprio, a Göteborg, e rappresentano con fierezza un movimento di 47mila calciatrici. Ci sarà il tutto esaurito alla Friends Arena, l’impianto polivalente con tetto retrattile che soltanto sabato ha ospitato il concerto dei We Are Voice. Il campo rizollato in fretta è una delle incognite.
Zlatan qui rimane un’icona senza tempo, un ospite d’onore a Malmö l’altra sera alla festa scudetto. La federcalcio ha deciso di erigergli una statua allo stadio, ma il suo ritorno in nazionale è solo una suggestione. Sognando Ibra, intanto, oggi pratica calcio uno svedese su dieci, in un Paese con 6mila insegnanti di educazione fisica, 3200 squadre, un milione di tesserati complessivamente, 339mila calciatori over 15 e 156mila giocatori di futsal, 2300 campi naturali, 676 artificiali e 72 arene al coperto. Il presidente federale, Karl-Erik Nilsson, 60 anni, rieletto nel 2017, è vicepresidente Uefa. Ha in comune con Tavecchio un passato da sindaco della sua città, Emmaboda, ma è stato anche insegnante e poi arbitro. Nell’Allsvenskan, la A svedese, dove gli stranieri in campo sono uno su tre e gli stadi si riempiono per poco più della metà della capienza, dall’anno prossimo giocheranno il Dalkurd, formazione di calciatori curdi nata soltanto nel 2004, e il Brommapojkarna dell’ex juventino Mellberg, dove milita l’italiano Luca Gerbino Polo, ex Ravenna e Rimini, approdato in Svezia quattro anni fa. «La mia società – racconta Luca – ha 200 squadre fra maschili e femminili e nello slogan si vanta d’essere il club più grande d’Europa. Il calcio svedese è in crescita continua, anche se gli stipendi non sono paragonabili a quelli del campionato italiano. Il sindacato calciatori ha stimato che è in media di 72mila corone al mese, circa 8mila euro lordi. In serie B si scende a circa 25mila corone lorde al mese, 3mila euro lordi. Rapportati al caro della vita a Stoccolma non sono tantissimi. Dalla terza serie in giù invece non c’è professionismo. Ci sono tifoserie calde e frange di estremisti, ma episodi vergognosi come quelli che si sono verificati in Italia nelle ultime settimane non sarebbero tollerati. E l’integrazione funziona anche nel calcio. La Serie A senza Ibra ha perso appeal, i miei compagni in tv preferiscono guardare la Premier oppure Real e Barcellona».
Chi vuol essere Ibra deve espatriare per guadagnare di più, ma anche per crescere mentalmente e tatticamente. Non a caso, fra i 25 convocati di Andersson per i play off contro l’Italia, solo uno gioca ancora in Svezia, nell’Östersund: Ken Sema, origini congolesi, emerso da una nazionale sperimentale allestita per una tournée a gennaio con soli atleti domestici. In quella squadra ha già debuttato Alexander Isaks, 18 anni, attaccante di origini eritree: è diventato il più giovane a giocare e segnare nella nazionale maggiore, il Borussia l’ha soffiato al Real per poco più di 10 milioni. «Per i grandi club europei, quello svedese resta un mercato monitorato costantemente – spiega Fabrizio Bertuzzi, osservatore di calcio internazionale – perché garantisce buoni affari. Da un lato, gli stipendi bassi in patria spingono i migliori a emigrare presto. Dall’altro, il campionato che si conclude a novembre e i contratti con scadenza dicembre offrono delle opportunità interessanti sul mercato di gennaio. C’è anche una garanzia implicita: chi va all’estero, ha maggiori probabilità di approdare in nazionale, al contrario di quello che avviene in Italia». E se Forsberg, l’elemento più talentuoso, è in Bundesliga nel Lipsia, sulle orme di Zlatan è approdato allo United Lindelöf, pagato 35 milioni più dieci di bonus, finora frenato dagli infortuni, etichettato come un bidone e preso in giro pure dalla fidanzata su Instagram perché ha sbagliato l’acquisto del loro materasso matrimoniale.