Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  novembre 08 Mercoledì calendario

Man, sull’isola dei jet (1 ogni 84 abitanti) per non pagare l’Iva

Cosa sono 12 milioni di dollari in confronto a una ricchezza di 17 miliardi? Lo 0,7% delle fortune di Leonid Mikhelson, l’oligarca considerato da Forbes l’uomo più ricco della Russia. Eppure, per risparmiare 12 milioni di dollari di Iva, il 18 settembre 2008 la società di consulenza Appleby registra nell’Isola di Man la Golden Star Aviation Sa, una società domiciliata in Athol Street a Douglas, capitale dell’isola, dove hanno sede altre 1.100 compagnie e trust. La Golden Star acquista in leasing da una società delle Isole Cayman un Gulfstream G650 che Mikhelson ha pagato 60 milioni di dollari e non versa un pound di Iva.
La strana operazione spunta tra i Paradise Papers, i documenti hackerati alla Appleby e alla Asiaciti di Singapore e finiti nelle mani del Consorzio internazionale giornalisti investigativi (Icij). Di triangolazioni simili nell’Isola di Man ne sono state realizzate centinaia negli ultimi anni. Per la precisione 231 dal 2011 e hanno portato alla restituzione (e quindi al mancato incasso) di oltre 1 miliardo di dollari di Iva, l’imposta più evasa nell’Unione europea. Sull’onda dello scandalo provocato dalle rivelazioni, il Tesoro britannico ha deciso adesso che andrà a spulciare tutte le operazioni di leasing di jet executive per verificarne la liceità.
L’isola di Man è stata utilizzata anche da Arkady Rotenberg e da suo fratello Boris, che come Mikhelson sono sulla lista dei soggetti colpiti da sanzioni in Europa e in Usa, e dal magnate dell’alluminio Oleg Deripaska. Da Bakr bin Laden, fratellastro di Osama bin Laden, e dal governatore della Banca centrale della Nigeria, azionista di una società delle Bermuda coinvolta in uno schema della Appleby per evitare il pagamento dell’Iva su un Gulfstream da 50 milioni di dollari.
Il personaggio finito sulle prime pagine dei tabloid inglesi è però il campione del mondo di Formula 1, Lewis Hamilton. Nonostante possieda una ricchezza personale di 130 milioni di sterline, Hamilton ha utilizzato lo schema messo a punto dalla Appleby (aiutata dalla Ernst & Young) per risparmiare 3,3 milioni di sterline di Iva che avrebbe dovuto versare al momento dell’importazione in Europa del suo nuovo Bombardier acquistato nel 2013 per 16,5 milioni di sterline.
L’8 gennaio 2013 la Appleby registra la Stealth (Iom) Limited, con sede legale negli uffici di Athol Street. La Stealth prende in leasing l’aereo al prezzo di 140mila sterline al mese dalla Stealth Aviation Ltd, società delle Isole vergini britanniche proprietaria del velivolo. La Stealth dell’Isola di Man, che non risulta avere nessun dipendente, cede a sua volta in leasing il Bombardier a un operatore privato di jet in Inghilterra per una cifra di poco superiore alle 140mila sterline, in modo da ottenere un piccolo margine di profitto. I pagamenti in leasing dell’aereo escono da un conto bancario appartenente a Hamilton e affluiscono verso un altro conto bancario dello stesso campione di Formula 1.
L’operatore privato britannico, anello finale della catena, è l’unico a svolgere un vero servizio e ad avere un’attività reale: firma un contratto di noleggio con Hamilton per 80 ore di volo all’anno e con una società dell’Isola di Guernsey (la Brv Ltd, anche questa di Hamilton) per altre 160 ore.
Le norme europee stabiliscono che l’imposta sul valore aggiunto sugli aerei importati nella Ue non debba essere versata se il velivolo viene utilizzato per affari e non per scopi privati: lo schema costruito dalla Appleby per Hamilton e per gli altri super-ricchi serviva proprio a questo. Ee è stato grazie a questi stratagemmi – perfettamente legali fino a prova contraria – che il registro aeronautico dell’Isola di Man è cresciuto a dismisura negli ultimi anni fino a raggiungere il numero di 1.000 velivoli iscritti. Un aereo ogni 84 abitanti.