Affari&Finanza, 6 novembre 2017
Troppe strade abbandonate al degrado un incidente su tre è colpa delle buche
Mettersi al volante in Italia è un’avventura piena di insidie e non sempre a lieto fine. Ci sono strade che si spaccano, frantumate in mille buche, pronte a trasformarsi in paludi di terriccio e d’asfalto se gonfiate da pochi millimetri di pioggia. E ci sono viadotti e cavalcavia killer che si sbriciolano come costruzioni di marzapane. Infrastrutture spesso inadeguate per un paese avanzato che, secondo uno studio da Uk Intelligent System Reaserach e finanziato dall’Ue, sono corresponsabili di circa un terzo di tutti gli incidenti veicolari. L’insicurezza stradale è correlata nella maggior parte dei casi al fattore “umano”: a provocare gli incidenti ci sono soprattutto la guida in stato di ebrezza, l’eccessiva velocità, sonnolenza, la disattenzione (gli smartphone sono i nuovi killer), ma contribuisce non poco la scarsa manutenzione del manto d’asfalto. Lo sottolinea anche l’ultimo rapporto Ocse sul tema, il Road Safety, in cui emerge che, nel 2015, in Italia, per la prima volta in dieci anni, sono tornati ad aumentare in Italia i decessi per incidenti stradali, + 1,4% (rispetto al 2014), pari 3.428 vittime, e sono in risalita (+6,4%) anche i feriti. Un bollettino di guerra che nel 2016 ha ripreso la sua linea discendete: 3.238 morti ma il numero di incidenti continua ad aumentare e rimane ben lontano il traguardo auspicato dalla Ue, ovvero quello di dimezzare il numero di decessi entro il 2020. Manutenzione stradale. In Italia si fa solo la metà dei lavori che servirebbero.
Questo è il grido d’allarme che l’associazione dei costruttori e manutentori (Siteb) lancia ogni anno per sensibilizzare governo e istituzioni sulla situazione drammatica della nostra rete stradale. Ebbene, nel 2016 siamo scesi al minimo storico di consumo di asfalto per un impiego complessivo di 22 milioni di tonnellate per costruire e tenere in ordine le strade. Nel 2010 i consumi ammontavano a 29 milioni di tonnellate, un risparmio che si traduce inevitabilmente nella cattiva condizione delle infrastrutture. «La situazione in Italia resta difficile – spiega Michele Turrini, presidente di Siteb – il patrimonio stradale è oggi molto degradato e notevoli sono i disagi per gli utenti della strada. Investiamo in manutenzione quanto 30 anni fa, ma su una rete molto più estesa e trafficata in condizioni già critiche da anni. Stimiamo che, a causa dei mancati investimenti negli ultimi 8 anni in manutenzione stradale per circa 10 miliardi di euro, per riportare la rete ai valori qualitativi standard del 2006, occorrerebbero almeno 40 miliardi di euro». Il conto della non manutenzione. L’insicurezza stradale ha un impatto anche economico. Si stima che i 175 mila incidenti con lesioni registrati in Italia nel 2016 costino circa 17 miliardi di euro, tra rimborsi assicurativi e riparazioni delle vetture. E se un terzo degli incidenti, come suggerisce lo studio targato Ue, è causato dalla scarsa manutenzione del manto stradale, c’è il rischio che anche contribuente dovrà presto mettere mano al portafoglio. Perché la circolare ministeriale che precisa l’articolo 14 del codice della strada inchioda la pubblica amministrazione alle proprie responsabilità. “Gli enti proprietari, allo scopo di garantire la sicurezza e la fluidità della circolazione, provvedono: alla manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi”. In altre parole, in caso di incidente, se provata la concausa della scarsa manutenzione, il conducente potrà chiamare in causa il comune e chiedere il risarcimento. E questo anche in caso di omicidio stradale. Giungla d’asfalto. A piedi e in sella poco importa. Le strade sono sempre più insicure anche per chi non guida. Stando all’Istat salgono gli incidenti: +3% per 21 mila feriti tra i pedoni e +10% vittime, 275 vittime tra i ciclisti. Fuori dall’abitacolo il traffico è killer pure per l’udito. Gli italiani infatti sono i più esposti al rumore del traffico in Europa: il 49,4% contro una media del 42,9%. A dirlo è un’indagine condotta da Gfk e promossa da Amplifon secondo cui le strade delle nostre città sono diventate pericolose anche le nostre orecchie: automobili e motorini, clacson, sirene e mezzi pubblici producono in media 82,2 decibel e i picchi registrati a Palermo, Firenze, Torino, Milano, Roma, Bologna e Napoli superano anche la soglia di guardia degli 85 decibel, avvicinandosi pericolosamente al limite dei 90 dB, indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come soglia critica per evitare danni all’udito. Un vero baccano che alimenta il nervosismo delle persone più esposte al rumore del traffico (+7 punti percentuali rispetto ai meno esposti), provoca disturbi del sonno (+4%) e fa venire il mal di testa (+6 %), oltre a mettere a rischio, nel tempo, la funzione uditiva (+11%). Secondo uno studio del Transport & Environment Reduction of vehicle noise emissions, basterebbe un taglio di tre decibel delle emissioni dei veicoli a motore, grazie ad asfalti e barriere fonoassorbenti, per dimezzare l’inquinamento acustico causato dal traffico su strada. Investimenti in arrivo. Eppure qualcosa si muove. L’Anas, l’ente nazionale per le strade, in attesa della fusione con Fs, ha presentato un piano da 30 miliardi di euro di per promuovere investimenti in tecnologia, manutenzione e riassetto della viabilità. Si tratta di un grande progetto di rinnovo della rete su oltre il 60% della rete in gestione, pari a 26 mila chilometri, e approvato dal Cipe ad agosto. Il piano prevede diversi interventi: in particolare ci sono in cantiere 8,4 miliardi di euro per il completamento di itinerari; 10,5 miliardi per lavori di manutenzione straordinaria, adeguamento e messa in sicurezza; 3,9 miliardi per nuove opere. Uno sforzo non da poco anche se non sufficiente rispetto alle richieste (40 miliardi di euro) dei costruttori, come quelle del Siteb. Il 56% degli investimenti previsti interesserà le regioni del Sud Italia e le Isole per un totale di circa 13 miliardi, il 24% riguarderà il Centro per circa 5,7 miliardi, il 19% sarà destinato al Nord per un totale di circa 4,4 miliardi e l’1% (oltre 330 milioni di euro) andrà alla copertura di investimenti in tecnologia e altri interventi per riparare danni ed emergenze. Il dissesto delle strade non si limita a mettere a dura prova le auto ma è anche causa di una fetta rilevante d i incidenti stradali. Indice puntato contro il taglio delle spese di manutenzione L’insicurezza stradale ha un impatto anche economico. Si stima che i 175 mila incidenti con lesioni registrati in Italia nel 2016 siano costati circa 17 miliardi di euro, tra rimborsi assicurativi e riparazioni delle vetture. E il dissesto delle strade è una rilevante causa di incidenti Sale l’allarme, soprattutto in alcune città italiane, per l’aumento del rumore delle auto che viene da strade sempre più degradate