Affari&Finanza, 6 novembre 2017
Goldman: «Con i robot anticipiamo i listini». L’intervista a Gary Chropuvka
«Non abbiamo messo le macchine a fare il lavoro dei gestori, cioè a scegliere i titoli da inserire in portafoglio. L’obiettivo è arrivare prima degli altri a capire come evolverà il business delle aziende che monitoriamo, in modo da poter puntare al massimo rendimento». L’intervista a Gary Chropuvka, co-responsabile del team Quantitative Investment Strategies di Goldman Sachs Asset Management inizia con una precisazione. Un tentativo di sgombrare il campo da alcune rappresentazioni mediatiche che vorrebbero alcuni grandi asset manager orientati ad affidare la movimentazione dei portafogli esclusivamente a software quantitativi. Gsam ha lanciato una strategia, denominata Core, che utilizza i big data nei processi d’investimento.
Come funziona concretamente?
«Il 90% dei dati nel mondo è stato creato negli ultimi due anni. Tuttavia meno del 2% dei dati globali è oggetto di analisi. Combinando questi dati siamo arrivati alla conclusione che l’utilizzo dei big data, software che consentono di trasformare i dati in strategie imprenditoriali, potesse fare la differenza anche nell’allocazione dei portafogli. Andando più nello specifico, utilizziamo i big data per capire quali sono i trend di business più interessanti e come si pongono le singole aziende rispetto al potenziale di mercato». Pubblicità
Quali sono i campi di analisi?
«Le faccio qualche esempio: le modalità di utilizzo delle carte di credito dicono molto in merito alle preferenze dei consumatori. E lo stesso vale per i dati di navigazione su internet. Combinandoli con l’analisi fondamentale della singola azienda, possiamo avere una stima affidabile del suo percorso di crescita futura».
E a quel punto scegliete quali titoli inserire in portafoglio…
«Analizziamo anche i trend predittivi. Ad esempio, analizziamo quello che dice il management nelle uscite pubbliche, nelle interviste sui media e nelle conference call per capire se c’è una corrispondenza con i risultati che vengono prodotti trimestre dopo trimestre. Il rispetto degli impegni presi con il mercato è una condizione indispensabile per una crescita sostenibile dell’azienda e quindi del titolo quotato. In definitiva il processo si sviluppa attraverso quattro step: l’analisi sul valore del singolo titolo, l’approfondimento della redditività aziendale, l’utilizzo dei big data per identificare temi e tendenze globali e infine l’analisi del sentiment. I primi due passaggi incidono per circa il 20% ciascuno nella scelta finale, gli altri due per circa il 30% ciascuno».
Ci sono titoli italiani all’interno dei vostri portafogli? Quali sono quelli più rappresentati?
«Sì, ci sono diverse aziende del vostro Paese, tuttavia la nostra policy mi impedisce di fare nomi».
Tornando alla vostra strategia, dove si colloca l’intervento umano?
«Ha rilievo soprattutto a monte del processo. I computer sono strumenti che ci aiutano a migliorare il lavoro, ma la definizione dei parametri di analisi richiede la sensibilità dell’uomo».
Poi, da gestori quantitativi, la movimentazione del portafoglio è lasciata alle macchine…
«Esatto, ma con un processo di verifica continuo da parte dei nostri esperti. Per questo abbiamo un team in cui i gestori sono affiancati da esperti di analisti statistiche. Ogni posizione, negoziazione e ribilanciamento del portafoglio è rivisto e approvato da un gestore umano».
Ci faccia un esempio di come interviene il professionista in carne e ossa nel processo di investimento/ disinvestimento…
«In prossimità del referendum sulla Brexit o delle elezioni statunitensi, abbiamo cercato di comprendere la sensibilità dei nostri portafogli a questi eventi a elevato impatto di mercato e poi di neutralizzare questa sensibilità se necessario. Questi eventi geopolitici muovono sicuramente i mercati, ma a causa dell’incertezza e della paura degli investitori, non necessariamente per una drastica variazione dei fondamentali. Questo è il motivo per cui in queste occasioni abbiamo cercato di essere più difensivi. Queste analisi, combinate con il lavoro sui big data, ci offrono un vantaggio competitivo in termini di informazioni a disposizione».