Affari&Finanza, 6 novembre 2017
Pagamenti, la rivoluzione nel portafoglio: Apple e Google insidiano carte e bancomat
Pagamenti istantanei dal proprio conto corrente a un altro; un assistente “virtuale” al quale affidare la transazione di un bene senza perdere tempo ma semplicemente schiacciando una app sul cellulare; un “aiutante” sullo smartphone che ci aiuta a scegliere quale, fra i vari conti correnti, utilizzare. La rivoluzione dei pagamenti è alle porte: il 21 novembre si comincerà con l’instant payment, dal 13 gennaio entrerà invece in vigore la direttiva europea “Psd2” che permette a una serie di soggetti non bancari di entrare, una volta autorizzati da noi ovviamente, nei nostri conti. Ma chi vince e chi perde con questa rivoluzione? Le banche potrebbero perdere parte delle commissioni per far posto ai nuovi intermediari virtuali. Ma per i consumatori i benefici sembrano scarsi mentre potrebbe profilarsi un costo del credito più elevato sulle carte.
Pisp e Aisp. Prima o poi tutti avremo un Pisp. E anche un Aisp. Il primo sarà una specie di assistente che prenderà il nostro ordine di pagamento verso un commerciante e darà l’autorizzazione alla nostra banca di pagare mentre garantirà al negoziante il prezzo promesso: un modo per bypassare la carta di credito o il Pagobancomat. Il secondo avrà un compito più complesso ma non meno importante non solo per i singoli clienti retail ma soprattutto per le piccole imprese: è un soggetto che autorizzeremo a guardare dentro tutti i nostri conti correnti e che ci consiglierà come gestirli al meglio, quale usare in un dato momento e quale no. Entrambi gli “assistenti” saranno virtuali e ce li ritroveremo come qualsiasi app sugli smartphone.
Sono queste due fra le novità più importanti che usciranno fuori dalla direttiva Ue, la “Psd2"di inizio 2018, mentre la prima novità arriverà a giorni, il 21 novembre, quando in tutta Europa, ovvero nel 34 paesi Sepa, sarà possibile effettuare bonifici istantanei: con un’applicazione sullo smartphone potremo trasferire soldi in pochi secondi dal nostro a qualunque altro conto. Naturalmente l’app entrerà in funzione gradatamente perché non tutte le banche hanno già deciso come prezzare questa nuova forma di pagamento. Poi ci sono tutti i nuovi soggetti che già si sono insinuati nelle partite che riguardano i pagamenti. Alcuni, come Paypal e Apple Pay, li conosciamo già. Altri, come Google Wallet, Amazon Pay e Messenger Pay (il sistema elaborato da Facebook), arriveranno presto insieme a tante altre come Money e Quicken, “aggregatori” dei conti correnti. In generale, Apple Pay e Paypal (e tutti gli altri che da altri paesi approderanno presto in Europa e in Italia), entrano fra il cliente e il gestore della carta di credito. Tanto per capirsi, non sono nuove carte di credito ma si appoggiano a una di quelle che abbiamo già.
Minori commissioni. Tutte queste nuove app vanno a rosicchiare quote delle commissioni che andrebbero alla società che gestisce la carta di credito o alla banca. Tanto che fra gli istituti di credito italiani c’è un certo allarme: come dimostra una simulazione di Accenture riportata in pagina si dimostra che, nonostante crescano nei prossimi anni i pagamenti digitali (più 20 per cento tra il 2017 e il 2020), le commissioni sui pagamenti a favore delle banche scenderanno di circa il 43%, passando dai 6,6 miliardi di oggi ai 4,6 del 2020. Se non è una catastrofe, certo è una grande preoccupazione. “Perché le banche italiane – spiega un analista – corrono il rischio di perdere quote di ricavi, visto che il margine d’interesse è ai minimi termini e non basterà unpiccolo rialzo dei tassi come quello che si prevede a risollevarli”. Gli istituti hanno puntato con forza sui ricavi da commissione e perdere una quota di queste fee sui pagamenti non è proprio quel che si dice un buongiorno. Tanto più che finora il sistema bancario ha pensato che i pagamenti fossero “per natura” un terreno proprio di caccia mentre ora vedono spuntare cacciatori da tutte le parti.
Ad esempio, già da un po’ di tempo Mastercard attacca di fatto il consorzio italiano Bancomat sul suo stesso terreno, il “Pagobancomat”, ovvero l’uso che di quella carta, utilizzata per i prelievi, si fa nel commercio. Inoltre, contrariamente a quest’ultimo, la carta di debito del colosso Usa può essere usata anche su Internet e anche all’estero. A giocare contro le banche anche la recente decisione della Commissione europea di abbassare drasticamente le fee sulle carte di credito e di debito per facilitare l’uso della moneta elettronica: le prime potranno al massimo retrocedere alla banca del consumatore lo 0,3 per cento, mentre le seconde non più dello 0,2, contro quasi l’1 precedente: alle banche europee questa misura del regolatore è già costata – secondo i calcoli degli addetti ai lavori – 6-7 miliardi di euro di minori ricavi nel 2017.
La guerra di tutti contro tutti Gli istituti di credito italiani stanno elaborando contromisure per difendersi dalla riduzione dei ricavi dovuta all’abbassamento delle commissioni e all’arrivo dei nuovi player del Fintech. Ad esempio, qualche banca ha cominciato ad aumentare la quota annuale delle carte di credito per il consumatore, mentre fino a ieri la regalava. E c’è chi si lamenta dei regolatori italiani che non avrebbero contrastato la decisione a livello europeo di ridurre le commissioni. “Perché negli altri paesi – dice un operatore – le carte di credito revolving sono un’importante fonte di ricavi che compensa la diminuzione delle fee, mentre qui in Italia sono quasi inesistenti”. Ma un modo per contrastare i nuovi soggetti che attaccano le commissioni bancarie potrà venire dalla novità dell’instant payment. Garantendo un bonifico immediato, le banche in sostanza potrebbero bypassare sia le carte di credito che quelle di debito. Certo, si tratta di stabilire la struttura tariffaria di questa nuova modalità di pagamento: sarà ancora gratuita per chi riceve il bonifico, con somma gioia dei commercianti? E sarà costosa per il cliente? È chiaro che occorrerà trovare un giusto mix se si vuole rendere appetibile questo tipo di operazione rispetto all’uso delle carte: su questo fronte si giocheranno le abilità dei singoli istituti di rosicchiare ad altri nuove quote di mercato. Nel frattempo le banche vanno in ordine sparso sul rapporto con i nuovi player. Mentre Intesa Sanpaolo resiste al fascino di Apple Pay, cercando di trattenersi tutte le commissioni sulle proprie carte di credito, Unicredit, Mediolanum e fra poco anche CartaSi hanno già raggiunto accordi per utilizzarla. La smaterializzazione Ma al di là della guerra sulle app e sulle tariffe una cosa è certa. Le carte di credito e quelle di debito fra poco trasmigreranno tutte sullo smartphone trasformandosi in pure app. Anche i Pos, le macchinette in uso ai commercianti che permettono l’uso delle carte, potranno seguire il processo di smaterializzazione diventando anch’esse dei marker digitali.
I consumatori Ma quanto ci guadagneranno i consumatori? Per il momento proprio nulla. Le commissioni verranno solo spartite diversamente tra vecchi e nuovi player. Mentre le banche si stanno già attrezzando per accrescere le commissioni già esistenti o per trovare nuove fonti di guadagno. La speranza per i consumatori è che la maggiore concorrenza porti prima o poi dei benefici anche a loro. Per ora, tuttavia, soprattutto se avverrà a breve uno spostamento verso l’instant payment, i clienti retail rischiano di pagare di più i servizi delle carte di credito: dovranno sborsare più soldi per avere quel mese- mese e mezzo di respiro che oggi hanno fra il pagamento e l’arrivo sul conto corrente. Anche perché nel frattempo i big player internazionali come Mastercard stanno spingendo per le carte di debito, che trasferiscono al commerciante i soldi che già sono sul conto corrente.